Siamo ufficialmente abitanti del villaggio di Bollophur, periferia di Santiniketan, periferia di Bolpur, a tre ore da Calcutta, Bengala Occidentale. Questi sono i nostri diari.
Casa nostra è proprio davanti ad un pukur, un laghetto artificiale molto comune in bengala che viene usato per lavare panni, pescare e lavarsi.
Per questo motivo, verso le 11 di ogni giorno, Il Santone prima di andare a “farsi la doccia” passa a trovarci per una breve chiacchierata.
Il Santone è stata una delle prime persone che ho conosciuto qui a Bollophur quest’estate, quando durante la stagione dei monsoni ci vivevano in tre o quattro.
Aiutati da una lingua in codice formata da un bengali elementare mischiato a parole sparse in inglese, abbiamo subito legato, anche se lui non è ancora riuscito a pronunciare correttamente il mio nome, declinato in “Matto”.
Molto vicino alla settantina, Il Santone, prima di diventare santone, lavorava come cuoco in un albergo di sua proprietà.
Morta la moglie – secondo i suoi racconti – ha deciso di lasciare il samsara e si è ritirato da solo nella foresta per due anni, cibandosi solo di acqua, farina e delle donazioni dei devoti.
Nel mentre, per arrotondare, andava a caccia di serpenti per estrarne il veleno con una siringa, per poi rivenderlo come bene di lusso a farmacie ed ospedali.
Vagando di tempio in tempio, passando svariati confini nazionali (Pakistan, Nepal, Birmania) senza mostrare passaporto per visitare luoghi sacri del subcontinente indiano – i santoni, dice lui, sono riconosciuti ufficialmente dal governo indiano e viene dato loro una specie di documento che ne attesta la santonità, cosa ben diversa dalla santità – nell’ultimo periodo ha trovato ospitalità qui a Theater House, la casa de Il Regista, conosciuta a Bollophur come “Italy”.
Io e Il Santone, agosto 2011.
Oggi è arrivato con la sua divisa invernale: gonnellina e gilet arancioni più maglione in ciniglia, che siamo a metà dicembre e inizia a fare freddo. Minima notturna intorno ai 10 gradi.
Si è rannicchiato in un angolo, ha parlottato un po’ con Carola di non so bene cosa, poi si è girato verso di me – che stavo lavorando – e mi ha chiesto:
“Quando è stato presidente della Russia Gorbaciov?”
Il Santone, nonostante abbia abbandonato il samsara, legge ogni giorno il giornale e insomma, vuole tenersi informato.
In passato aveva mostrato anche rudimenti di politica internazionale, geografia e storia, ricavati grazie allo studio di manuale che il padre, ufficiale dell’esercito indiano, gli aveva a suo tempo procurato.
La nozionistica de Il Santone è però viziata da un fortissimo indocentrismo e notevoli approssimazioni geografice che, in discussioni precedenti ai fatti di oggi, hanno prodotto le seguenti gaffe:
-Nel Mahabharata (poema epico di qualche secolo anteriore all’anno zero) c’è scritto che il Canada era territorio indiano e si racconta di una battaglia contro un esercito canadese.
-Indira Gandhi (1917-1984) prima di morire è stata eletta Presidentessa del Mondo.
-Inghilterra e Stati Uniti sono confinanti.
-L’India è il secondo paese al mondo per estensione, dopo la Russia.
-Un tempo il territorio indiano comprendeva anche Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Nepal e…Turchia.
La domanda a bruciapelo su Gorbaciov mi coglie impreparato. “Negli anni Ottanta”, gli dico, poi controllo su Wikipedia, “1988-1991”.
“Nel 1991 kotom”, dice lui. Lo rassicuro, non è morto, ha dato solo le dimissioni.
“Gorbaciov è stato un grande presidente, il migliore al mondo, ha detto agli americani ‘Guardate che come ce l’avete voi la automatic bomb (presumo intendesse la bomba atomica), ce l’abbiamo anche noi e ve la facciamo esplodere in casa vostra’. Poi, quando lui è morto” nel frattempo Carola si aggiunge alla conversazione e traduce con dovizia di dettagli la lectio magistralis “gli americani hanno mandato la CIA in Russia e l’hanno spezzettata in 24 paesi diversi”.
Inerti, abbiamo sorriso, ci siamo fatti aiutare a cucinare il pranzo e gli abbiamo offerto una sigaretta, nonostante il medico gli abbia categoricamente proibito di fumare qualsiasi cosa, per questo viene a casa nostra a fumare di nascosto.
Oltre a scolarsi bicchieri di rum e mirto – minimo tre, è la regola dei santoni, ci ha detto – facendoci giurare di non dirlo a nessuno, che nemmeno potrebbe bere e se lo scoprono Il Regista e sua moglie “sono guai”.
Il Santone ha poi annunciato “scappo a fare la doccia!” e si è dileguato verso il pukur, lasciandoci nell’attesa di una sua prossima ed illuminante visita.
P.S.: Mi ha detto di scrivere che se qualche sanscritista – possibilmente "from amrika" vuole dare un’occhiata alla sua collezione di libri in sanscrito "molto antichi e molto introvabili", li mette a 2000 rupie a consultazione. Buon affare ora, che il cambio è favorevole.