Rassegna settimanale della stampa cinese

In by Simone

Come ogni settimana la panoramica delle principali notizie sulla e dalla Cina. Reattori nucleari, scioperi e primi segnali di un rallentamento dell’economia. Come al solito la rassegna è accompagnata dalla foto di Zaijietou e la vignetta di Crazy Crab
Crazy Crab – la striscia della settimana –

Zhongnanhai
Assemblea nazionale del popolo

Lunedì 5 novembre: Bill Gates e il reattore nucleare

Nei giorni scorsi è tornato d’attualità in Cina il tema della sicurezza nucleare. Molti osservatori stranieri hanno anticipato le possibilità di business da parte di aziende europee e statunitensi, per aiutare i cinesi a mettere in sicurezza i propri piani nucleari, posti in fase di stallo dopo la tragedia giapponese di Fukushima, ma ormai pronti a ripartire. “Una società che ha creato Bill Gates sta lavorando con noi e lo stesso Gates verrà a visitarci tra qualche giorno per ulteriori discussioni sulla cooperazione”, ha detto il general manager della società statale cinese China National Nuclear Corporation (CNNC) Sun Qin in un discorso pronunciato in un forum a Pechino venerdì scorso. La notizia è stata ripresa poi dai media locali, tra cui il South China Morning Post. Secondo il general manager del CNNC “Bill Gates sta lavorando con noi per condurre una ricerca su un nuovo tipo di reattore nucleare e svilupparlo congiuntamente con CNNC”. Sun, oltre ad essere il general manager è anche il capo degli sviluppatori del nucleare cinese, ovvero l’uomo che supervisiona ogni programma civile e militare al riguardo. Sun non avrebbe fornito dettagli circa la nuova tecnologia dei reattori, ma pubblicazioni sul sito web della società mostrano che TerraPower – di cui Gates è presidente – ha parlato con il personale del CNNC dal 2009 circa lo sviluppo di un un nuovo reattore chiamato TWR.

Martedì 6 novembre: scioperi!

Non si placano le proteste in Cina, anzi, gli scioperi aumentano: a fine mese centinaia di lavoratori in una fabbrica di elettronica a Taicang, Jiangsu, hanno scioperato contro il management giapponese che avrebbe insultato i lavoratori cinesi. Ai primi di dicembre, gli autisti di autobus nelle province meridionali del Guangxi e di Hainan hanno inscenato proteste per bassi salari e la concorrenza sleale da parte di veicoli non autorizzati. Autisti hanno protestato anche ad Haikou lamentandosi dei bassi guadagni. Nella città costiera di Fangcheng, i conducenti hanno organizzato tre giorni di sciopero per protestare contro il fallimento del governo per reprimere i tanti “abusivi” per le strade. Il 28 e 30 novembre scorso, diverse centinaia di lavoratori hanno organizzato un sit-in di protesta all’ingresso di una fabbrica di proprietà dello Stato a Chengdu, capoluogo del Sichuan, in una disputa sulla distribuzione delle azioni derivanti dalla privatizzazione della società. Poi è toccato a Shanghai, con una protesta ancora in corso: più di mille lavoratori sono in sciopero alla Hi-P International, fabbrica di elettronica singaporeana che ha annunciato di spostare la propria sede. Ieri – 5 dicembre – i lavoratori hanno comunicato di proseguire nelle forme di lotta, per il settimo giorno consecutivo, guadagnando l’attenzione della stampa locale.

Mercoledì 7: prepararsi alla guerra

Il presidente Hu Jintao ha esortato la marina a prepararsi “per il combattimento militare”, viste le crescenti tensioni regionali sulle dispute marittime e la campagna degli Stati Uniti per affermarsi come potenza del Pacifico. La marina deve “accelerare la sua trasformazione e modernizzazione in modo robusto, e fare i preparativi per il combattimento militare al fine di compiere maggiori contributi alla salvaguardia della sicurezza nazionale”, ha detto Hu Jintao. Washington ha minimizzato, ma la tensione nel Pacifico è in un pericoloso crescendo. Il presidente cinese ha invitato la marina militare del Dragone a prepararsi a una guerra. I suoi commenti, che sono stati pubblicati in un comunicato su un sito web del governo, rappresentano le preoccupazioni cinesi per l’ingerenza degli Stati Uniti nell’area asiatica con riferimento al mar cinese del sud. Diversi paesi asiatici rivendicano la propria sovranità su parti del Mar Cinese Meridionale, che si ritiene abbia enormi riserve di gas. La Cina rivendica il suo potere nella zona, attraverso la quale passa un terzo del commercio marittimo mondiale. Vietnam e Filippine hanno più volte accusato la Cina di aumentare le proprie forze di aggressione nell’area.

Giovedì 8 dicembre: bambini scomparsi

Si pensa che circa 70mila bambini cinesi siano rapiti ogni anno, spesso strappati dalle zone rurali nel nord del paese e poi incanalati verso sud alle famiglie nelle province del Fujian e Guangdong. L’anno scorso, la polizia cinese è riuscita a salvarne circa seimila. Alcuni bambini vengono venduti ad aspiranti genitori, che non ne hanno o non possono averne o perché limitati dalla politica del figlio unico. Altri sono finiti per le strade, arruolati come mendicanti dalle bande di gangster. L’operazione di polizia più recente ha coinvolto più di 5mila agenti sparsi in dieci diverse province cinesi e catturato due bande, una in Sichuan e uno in Fujian. La polizia ha detto di aver lanciato l’operazione il 30 novembre, arrestando 608 persone sospette in quello che ha definito "la più grande vittoria per la lotta contro la tratta dei babini". I bambini salvati sono stati curati dalle agenzie di welfare, e la polizia non ha dato alcuna indicazione sulla loro età media, o se sono stati rimandati alle loro families. Wu Xinghu, che ha perso il suo unico figlio nel 2009, quando rapitori hanno fatto irruzione in casa sua vicino a Xi’an ha detto che non era ancora riuscito a trovarlo.

Venerdì 9 dicembre: segnali di crisi

Due i fattori che stanno mettendo il freno alla seconda economia mondiale: l’aumento del costo del lavoro e il calo delle domanda, in particolare nei Paesi sviluppati, che ha costretto Pechino a cercare nuovi mercati. Le “grandi sfide” che il Dragone si troverà ad affrontare nei prossimi anni sono analizzate nel libro bianco sul commercio con l’estero diffuso il 7 dicembre dal governo alla vigilia del decimo anniversario dell’ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio. Tra il 2000 e il 2009 si legge nel documento le importazioni e le esportazioni cinesi sono cresciute in media rispettivamente del 15 per cento e del 17 per cento l’anno. “Lo sviluppo del commercio con l’estero non ha semplicemente accelerato la modernizzazione dell’economia e migliorato le condizioni di vita della popolazione. Ha dato anche un importante contributo alla crescita mondiale”, continua. Il Paese si avvicina al decennale con lo spettro del calo dell’export nel mese di novembre. Per avere i dati ufficiali bisognerà attendere sabato, ma la conferma di un rallentamento è arrivata dallo stesso ministero del Commercio, secondo cui i numeri sono stati inferiori a quelli di ottobre.