Rassegna settimanale della stampa cinese

In by Simone

Apple e iPad, scontri in Sichuan, preoccupazioni nucleari, popolazione: una settimana di notizie sui media cinesi, accompagnate dalla vignetta di Crazy Crab e le foto di Zaijietou

Un monaco tibetano in piedi di fronte i ritratti dei leader cinesi (Mao Zedong, Deng Xiaoping, Jiang Zemin, Hu Jintao)

(Nei giorni precedenti il Capodanno cinese, in scuole, monasteri e famiglie dei villaggi tibetani sono stati distribuiti poster e bandiere di quattro generazioni di leader del Pcc. Il fatto rientrerebbe nell’ambito delle misure politiche del governo cinese, rivolte ad aumentare l’influenza comunista nelle regioni tibetane, vedi articolo su China Files)

Lunedì 23 Gennaio: chi produce i nostri Ipad

Per rispondere alle critiche sull’inadeguatezza delle condizioni lavorative degli operai impiegati nella catena produttiva, la Apple ha deciso di pubblicare l’elenco dei propri fornitori. Una lista di 156 nomi che, sebbene non completa, include il 97 per cento delle aziende che lavorano con Cupertino. Tra queste grandi nomi come Intel o Nyidia, entrambe produttrici di chip, o ancora Samsung Electronic, Toshiba, Panasonic, Sony, fino ad arrivare a realtà meno note come la Zeniya Alluminum, la Ji Li Molud Manifacturing, la Unisteel Technology. Nell’elenco figura anche la Hon Hai, l’azienda taiwanese più conosciuta come Foxconn, il cui nome è legato a una serie di suicidi o tentati suicidi che hanno coinvolto almeno 18 dipendenti, negli stabilimenti cinesi dove sono assemblati l’Ipod e l’Ipad e i cui impianti sono stati teatro di almeno due esplosioni che hanno fatto quattro morti e oltre settanta feriti.

Martedì 24 gennaio: "sepolti vivi"

Nonostante la fuga negli Stati Uniti, Yu Jie, lo scrittore dissidente cinese, continua a far parlare in Cina. Prima la fuga in sé, poi le dichiarazioni alla stampa americana, in cui ha accusato le forze di polizia cinesi di “tortura”. Da una di queste interviste era partito anche un nuovo tormentone pro dissidenti on line, attraverso l’espressione “sepolto vivo” (huomai, in cinese) con cui si è superato l’ostacolo della censura legato al nome dello scrittore.

Yu Jie aveva infatti confidato al Wall Street Journal le parole di un agente di sicurezza che lo aveva arrestato, in occasione dell’assegnazione del premio Nobel per Liu Xiaobo: “Se l’ordine viene dall’alto, possiamo scavare una fossa per seppellirtici vivo in mezz’ora, e nessuno al mondo lo saprebbe”. Nei giorni scorsi, giorni di festa in Cina per il capodanno, il Global Times, quotidiano su posizioni nazionaliste, ha pubblicato un editoriale nella sua versione cinese in cui affronta il tema Yu Jie e quello più generale legato ai dissidenti. Condannandolo senza appello: “le sue opinioni non sono quelle della maggioranza dei cinesi”, ha scritto l’editorialista.

Mercoledì 25 gennaio: Le conseguenze del figlio unico

Secondo alcune stime raccolte dal Telegraph negli anni ’50 i nati in Cina erano 20 milioni, negli anni ’60 24 milioni, per scendere sotto alla cifra di 20 milioni negli anni ’90. A questo si aggiunge un esercito di circa 7 milioni di neo laureati pronti ad entrare nel mondo del lavoro, con la prospettiva di un incarico manageriale. Mancano i lavoratori low cost, mancano i posti di lavoro per i laureati. Con questo dilemma la Cina deve affrontare il 2012, iniziato il 23 gennaio. Il miracolo economico della Cina è dovuto senza dubbio ad una fonte apparentemente inesauribile di lavoratori.

Ma i demografi hanno avvertito che l’imposizione della politica del figlio unico, lanciata alla fine del 1970, crerà problemi di forza lavoro in Cina. Gli ultimi numeri pubblicati dall’Ufficio Nazionale di Statistica hanno mostrato che il numero dei cinesi che supera i 60 anni ha raggiunto gli 185 milioni, ovvero 13,7% dell’intera popolazione. “In dieci anni, ci sarà una differenza di circa 10 milioni di lavoratori tra quelli che andranno in pensione e quelli che cominceranno a lavorare”, ha detto al Telegraph Liang Zhongtang, sociologo ed ex consulente del comitato nazionale di pianificazione familiare.

Giovedì 26 Gennaio: Scontri in Sichuan tra polizia e tibetani

Le proteste si sono sviluppate in una delle prefetture del Sichuan, regione sud occidentale del paese. Xinhua ha citato anonimi funzionari locali che avrebbero detto di essere stati “costretti ad aprire il fuoco” in uno scontro con i manifestanti che avevano attaccato la la stazione di polizia di Chengquan nella contea di Seda, nella prefettura autonoma tibetana di Ganzi, “lasciando un rivoltoso morto e un altro ferito”. Il rapporto affermava inoltre che la polizia aveva arrestato 13 altri manifestanti. Ma il governo tibetano in esilio e il gruppo Free Tibet hanno detto che almeno due sarebbero i manifestanti uccisi e che ci sarebbero decine di feriti. La protesta è nata per la volontà dei tibetani di non volere festeggiare, per protesta e solidarietà alle ultime auto immolazioni di monaci, il capodanno cinese che cadeva il 23 gennaio.

Quello tibetano inizierà ufficialmente il 23 febbraio. Si tratta degli scontri più gravi con riferimento alla questione tibetana dal 2008, quando prima delle Olimpiadi rivolte scoppiarono nella regione cinese. Pechino continua ad assicurare di garantire ai tibetani la libertà di culto e il mantenimento delle loro tradizioni culturali oltre che un aumento del loro livello di vita grazie a importanti investimenti nelle zone abitate da tibetani. Di parere contrario le associazioni di tibetani che parlano di un giro di vite della repressione a partire dalle sanguinose manifestazioni anticinesi del 2008. E contestano le accuse di violenze. Stephanie Bridgen, direttrice di Free Tibet, la campagna per la fine dell’occupazione cinese del Tibet, lo ha affermato chiaramente: "di tutti i movimenti di liberazione del mondo, quello tibetano è probabilmente il più conosciuto per il suo pacifismo".

Venerdì 27 Gennaio: la Cina nega incidente nucleare

Cina contro Giappone, ancora. Mercoledì scorso, Sankei Shimbun – quotidiano giapponese – aveva citato una relazione della Japan Atomic Energy Agency in cui si sosteneva che il CEFR – che ha iniziato ad operare nel mese di luglio in un’area militare al di fuori di Pechino – aveva smesso di produrre elettricità dal mese di ottobre dopo un incidente. Secondo il giornale, l’incidente avrebbe suscitato preoccupazioni tra le autorità della Corea del Sud e quelle giapponesi su eventuali fughe di radiazioni, dato che Pechino non aveva rilasciato alcun dettaglio al riguardo. Il quotidiano giapponese ha scritto che la gestione della sicurezza al CEFR è considerata “molto bassa”, per via della mancanza di dispositivi anti-dispersione e “poiché nella sala di controllo centrale vi erano letti per consentire al personale di fare delle pause”. Wan Gang, direttore dell’Istituto cinese per l’energia atomica (CIAE) – che ha costruito il reattore nucleare sperimentale di quarta generazione – ieri ha definito un rapporto dei media giapponesi sul China Experimental Fast Reactor (CEFR) come “estremamente incoerente con i fatti”, secondo quanto segnalato dalla televisione online China Network Television.

La foto della rassegna stampa è tratta dal Carattere Cinese "Zai Jie tou", vitale photoblog, progetto-contenitore di sessanta fotografi di diverse parti della Cina. É uno spazio condiviso e condivisibile, dove i fotografi, più o meno professionisti, si pubblicano e si confrontano. Lo abbiamo scelto perché offre una varietà unica di punti di vista su quello che succede giornalmente in questo paese. Rappresenta così in modo diretto i gesti, gli sguardi, i giochi e gli oggetti che suscitano scenari e racconti individuali in una strada della Cina: qui la scheda, qui le foto.