Qiu Xiaolong. Cyber China

In by Simone

Un riuscito poliziesco cinese sulla corruzione ai tempi di Internet. Esce oggi Cyber China, l’ottavo caso dell’ispettore Chen Cao che narra l’esasperazione di un popolo determinato a riconquistare la libertà di parola contro un regime dispotico. China Files vi regala in anteprima uno stralcio dell’ultimo giallo di Qiu Xiaolong (per gentile concessione di Marsilio editori).
L’ispettore capo Chen Cao, del dipartimento di polizia di Shanghai, si trovava a una conferenza presso la sede del l’As so cia zione scrittori cittadina, seduto fra il pubblico. Seppur accigliato, annuiva con la testa, come un contrap punto ritmico al discorso che stava ascoltando. «L’enigma cinese. Di cosa si tratta? Be’, quello del “socialismo con caratteristiche cinesi” è uno slogan politico molto popolare, ma è una definizione generica che sottintende ambiguità enigmatiche.

Cose che sui nostri giornali di Partito vengono definite socialiste o comuniste, in realtà sono capitalistiche, primitive o nepotistiche, e totalmente materialistiche. E anche feudali, nel senso che i figli degli alti funzionari, i cosiddetti “principi”, sono essi stessi alti funzionari: sono i “probi rossi”, destinati alla loro succes sione nel nostro sistema monopartitico.

«Nonostante il lavoro incessante della macchina della propaganda di Partito, la società cinese è sull’orlo del fal limento morale, ideologico ed etico. Eppure prosegue im perterrita la sua corsa, come il coniglietto dello spot americano.» Dopo aver sfiorato la tasca dei pantaloni alla ricerca di un pacchetto di sigarette, Chen si bloccò e decise di lasciar perdere. Era una di quelle conferenze che, seppur controverse, venivano autorizzate. L’oratore era un noto studioso di nome Yao Ji, un professore della facoltà di giurisprudenza dell’Accademia di scienze sociali di Shanghai.

Yao non era un dissidente, ma potenzialmente veniva considerato un sovversivo a causa delle sue critiche esplicite ai problemi della società odierna. Aveva pubblicato un certo numero di articoli polemici e postato su parecchi blog un numero ancor maggiore di articoli precedentemente censurati. Era un uomo magro e spigoloso, parlava sul podio gesticolando, protendendo il corpo in avanti, e la sua testa visibilmente calva rifletteva la luce che si riversava attraverso la finestra di vetro colorata.

Assomigliava a una figura sacra, come quella di un dipinto ingiallito dal tempo. Chen sapeva alcune cose su Yao per via di una lista nera interna circolata nel dipartimento. Ma non erano affari suoi, si disse Chen. Si aggiustò gli occhiali color ambra sul dorso del naso e si calcò un poco il basco sulla testa. Sperò che nessuno lo riconoscesse, che non si vedesse che era un poliziotto. In quel momento non era il caso di farsi riconoscere, anche se la sua figura era nota a parecchi tra i membri dell’Associazione.

Chen, intanto, continuava a pensare alla parola enigma. Gli ricordava alla lontana un quadro che aveva visto, anche se non riusciva a rammentarne i dettagli. La conferenza del professor Yao, intanto, era un profluvio di esempi concreti. «Dunque, quali sono le caratteristiche della Cina? Esi stono innumerevoli interpretazioni e definizioni. Ecco alcuni esempi che parlano da soli. C’è un professore del l’U ni ver sità di Pechino che dice ai suoi studenti: “Non tornate da me se a quarant’anni non avrete guadagnato quattrocento milioni.” È specializzato nello sviluppo im mobiliare, promuove investimenti in immobili di lusso in cambio delle commissioni di procacciamento ricevute dagli immobiliaristi. Per lui, e per i suoi studenti, l’unico valore esistente in questo mondo di polvere rossa è il denaro sonante che brilla.

«Nel corso di un reality show i partecipanti discutevano i criteri di scelta in un matrimonio, e una ragazza ha esposto il proprio manifesto: meglio piangere in una Bmw piuttosto che ridere in bicicletta. E il messaggio che vi sta dietro è inequivocabile: vuole un marito ricco che le metta a dispo sizione i lussi materiali, anche se il matrimonio è infelice. Di recente c’è stato il caso di una persona arrestata in stato di ubriachezza alla guida di un’auto. L’accusato gridava ai poliziotti: “Mio padre è Zhang Gang.” Zhang Gang è un alto funzionario del Partito che dirige il locale dipartimen to di polizia. Difatti i poliziotti esitavano ad arrestarlo, ma un passante ha registrato la scena con il cellulare e ha mes so il filmato in rete. Immediatamente “mio padre è Zhang Gang” è diventato uno slogan virale su internet…»

Tutti esempi di ciò che realmente sta accadendo in Cina, pensò Chen. Ma che significato potevano avere? Per il governo, la priorità principale era la “stabilità”. Avevano proclamato che il progresso economico e sociale conseguente alle riforme cinesi era stato ottenuto proprio grazie a quella stabilità. Ma per le autorità di Partito era sempre più difficile mantenerla, nonostante i tentativi di nascondere qualunque tipo di fattore “instabile”. Il professor Yao stava arrivando alle sue conclusioni.

«In un’epoca in cui la legittimità del governo sta scomparendo e l’ideologia del Partito si sta disintegrando, da studioso di giurisprudenza sto cercando di mantenere un’ultima linea di difesa che si incarni in un sistema legale realmente indipendente, senza perdere la speranza per il futuro della nostra società.» Chen, con le sopracciglia ancor più aggrottate, si unì all’applauso dei presenti. Dal suo punto di vista di poliziotto, quella conferenza non gli era affatto piaciuta.

*Qiu Xiaolong, scrittore e traduttore, è nato a Shanghai e dal 1989 vive negli Stati Uniti, dove insegna letteratura cinese alla Washington University di Saint Louis. Oltre alla serie dell’ispettore capo Chen Cao della polizia di Shanghai ( qui potete leggere uno stralcio de Le lacrime del lago Tai), tradotta in dieci paesi, di Qiu Marsilio ha pubblicato anche il romanzo Il Vicolo della Polvere Rossa.