Prove tecniche di lotta alla corruzione

In by Gabriele Battaglia

Una ricerca dell’Università normale di Pechino rivela che il reato finanziario più comune tra i dirigenti delle aziende di Stato (Soe) sia la corruzione. In attesa dell’estensione a livello nazionale, in Guangdong, l’esperimento pilota: i vertici delle Soe sono stati invitati a pubblicare i propri dati patrimoniali. La corruzione è il reato finanziario in cui maggiormente sono coinvolti i dirigenti delle grandi aziende di Stato cinesi, rivela una ricerca della Normale di Pechino. Tra i privati è invece il finanziamento illecito, scrive Caixin citando i risultati dello studio che ha esaminato 245 casi, il 35 per cento dei quali commesso dalle alte sfere delle società pubbliche.

Con un occhio a questi dati o forse soltanto al sentire comune contro la corruzione in Cina, il vicesegretario della Conferenza politico consultiva di Canton, Fan Songqing, ha esortato i capi delle Soe a rendere pubblici i propri patrimoni. Il funzionario del capoluogo del Guangdong ha attirato l’attenzione su di sé con l’annuncio di voler essere il primo a dichiarare pubblicamente le proprie ricchezze e quelle della famiglia.

Un modo per dare l’esempio e dimostrare l’efficacia di un progetto pilota per la trasparenza dell’amministrazione di cui il governo provinciale ha iniziato a parlare a dicembre, ma che al momento prevede che le dichiarazioni siano fatte alla commissione contro la corruzione del Partito e non necessariamente rese pubbliche .

L’iniziativa partirà dal distretto di Nansha e stando a quanto annunciato sarà estesa a tutta la provincia dal 2014. I funzionari saranno tenuti a dichiarare le proprietà, gli investimenti, l’attività del coniuge. Addirittura c’è chi come il vicesindaco di Canton, Wang Dong , citato dal Southern Metropolis Daily, non esclude che lo schema possa essere applicato in futuro anche ai leader nazionali.

La lotta contro la corruzione sta diventando uno dei temi centrali nel discorso pubblico cinese. Xi Jinping, segretario generale del Partito comunista e prossimo presidente della Cina, ha rimarcato la necessità di affrontare il problema a ogni livello del sistema, dopo aver esortato i funzionari pubblici a mantenere un basso profilo e aver stilato un nuovo codice di condotta.

Il malcontento contro il fenomeno è un fattore di instabilità. Tanto più che nei giorni scorsi, per la prima volta dal 2000, Pechino ha pubblicato le cifre sul proprio coefficiente di Gini. Il dato ufficiale fissa la disuguaglianza di reddito a 0,47. Se lo zero indica l’uguaglianza assoluta e uno la disparità massima, il risultato cinese è sopra la soglia psicologica oltre cui la società inizia a ribollire.

Senza contare le critiche di chi ritiene poco accurate le rilevazioni ufficiali, anticipate un mese fa da un’altra ricerca, condotta da un’università di Chendu, che fissava l’asticella sullo 0,6 ben sopra il livello di guardia.

[Scritto per MF Milano Finanza; foto credits: carnegieendowment.org]