Pillole di Cina – Cinque contro uno: che lotta impari!

In Cina, Cultura, Pillole di Cina by Isaia Iannaccone

Un numero crescente di aspiranti reclute viene scartato per sovrappeso, oppure perché ha tatuaggi troppo estesi sul corpo, o ha un bassissimo tenore muscolare per mancanza di attività fisica, o è dedita in modo eccessivo ai videogiochi, oppure ha disturbi di fegato per via di abuso di alcool, e l’8% dei giovani maschi viene dichiarato non abile perché presenta ipertrofia di una vena dei testicoli. Questa patologia, secondo il Giornale dell’Armata Popolare di Liberazione, sarebbe causata da eccesso di masturbazione, attività che renderebbe inadatti tanti giovani al ruolo marziale cui la Repubblica Popolare Cinese vorrebbe destinarli.

 

Con questa Pillola avevo in mente di affrontare la storia della grave tensione tra la Repubblica Popolare Cinese e Taiwan: la prima che mostra tutta l’intenzione di inghiottire la seconda, e che per essere convincente esibisce muscoli e armate di cielo di terra e di mare forti di quasi due milioni di militari; l’altra che spiega al mondo che ha tutto il diritto di esistere da più di settant’anni come Repubblica di Cina in modo autonomo, indipendente e con strutture democratiche. Però, sfogliando un vecchio numero del 2017 del Jiefangjun Bao 解放军报 (Giornale dell’Armata Popolare di Liberazione), autorevole voce militare del Partito Comunista Cinese, una notizia mi ha colpito al punto da farmi cambiare di soggetto.

Ecco quanto ho letto: un numero crescente di aspiranti reclute viene scartato per sovrappeso, oppure perché ha tatuaggi troppo estesi sul corpo, o ha un bassissimo tenore muscolare per mancanza di attività fisica, o è dedita in modo eccessivo ai videogiochi, oppure ha disturbi di fegato per via di abuso di alcool, e l’8% dei giovani maschi viene dichiarato non abile perché presenta ipertrofia di una vena dei testicoli. Questa patologia, secondo il Giornale dell’Armata Popolare di Liberazione, sarebbe causata da eccesso di masturbazione, attività che renderebbe inadatti tanti giovani al ruolo marziale cui la Repubblica Popolare Cinese vorrebbe destinarli.

Dunque, sollecitato da quanto letto, oggi, invece che di politica internazionale, parlerò di sesso, in particolare della masturbazione, con la certezza che, dato l’argomento, questa Pillola mi farà superare il numero dei miei abituali venticinque lettori. E se non negherete che la masturbazione, in uso più o meno consapevole sin dalla tenera infanzia, è lecita e normale a tutte le età, non c’è bisogno che mettiate al letto i bambini quando leggerete queste quattro righe. E state tranquilli, anche dopo averle scorse, ve lo assicuro, non diventerete ciechi.

Allora, che masturbazione sia. In Cina, naturalmente…

In lingua cinese esistono almeno una dozzina di espressioni per indicarla; si tratta di parole composte da due, o tre oppure quattro caratteri; alcune premono l’accento sul fatto che si tratta di un’attività molto personale (per esempio, ziwei 自慰 , letteralmente “consolarsi da solo”, o in senso dispregiativo ziyin 自淫, “fare il debosciato da solo”); altre sono lucidamente figurative ( wudayi 五打一 , ossia “cinque contro uno”, oppure jianwu guniang 见五姑娘 , “incontrare cinque signorine”, e anche  luoguan 捋管 , “carezzare il tubo”); altre ancora cercano di dare a questa pratica un’aura se non poetica almeno di leggerezza e di fantasia (feiji 飞机 , “aereo”). In linea di massima queste espressioni si riferiscono tutte alla masturbazione maschile, vedremo fra poco il perché.

Che la vita sessuale sia uno degli aspetti fondamentali della vita delle persone, è innegabile. La cultura cinese, pur disapprovando gli eccessi e l’ossessiva ricerca del piacere come obiettivo per dare un senso alla propria esistenza, ha trattato con estrema disinvoltura e pragmatismo i temi del sesso, senza pregiudizi né giudizi moraleggianti, né facendosi influenzare da un pensiero religioso dominante.

L’ars erotica comprende anche la ricerca del piacere sessuale mediante pratiche sessuali non procreative come l’omosessualità e l’uso di oggetti speciali durante i rapporti eterosessuali e non; esse non sono considerate “devianti” o “perverse”, la letteratura erotica classica cinese ne fa menzioni a iosa e senza remore, ma per la masturbazione, che anch’essa non ha scopo di procreazione, spesso il silenzio è assordante, se ne parla pochissimo o per niente. Ad esempio, nel romanzo erotico per eccellenza, il Jin Ping Mei 金瓶梅 (Fiori di prugno in un vaso d’oro, 1596, epoca Ming), di autore incerto, che in circa tremila pagine suddivise in cento capitoli ci informa in modo esplicito ma con naturalezza e non senza ironia su tutte le pratiche sessuali possibili – sexy-toy e tecniche di coito compresi – e sulla natura dei rapporti amorosi, non compaiono mai maschi che si masturbano. Questa scelta narrativa non è accidentale perché risulta poco credibile pensare che i Cinesi non abbiano avuto interesse per questa pratica universale e tutto sommato democratica e liberatoria. Il fatto è che essa era (o lo è ancora?) considerata una delle cause di dispersione dello yang (l’essenza maschile) con conseguente indebolimento del qi (il soffio vitale) quello che rafforza il corpo contro le malattie; lo yin (l’essenza femminile), invece, secondo la tradizione sarebbe presente in quantità inesauribile nelle donne che quindi possono dedicarsi al piacere solitario senza temere inconvenienti. Infatti, se nei manuali di sesso dell’antica Cina, la masturbazione femminile compare come praticata di sovente anche con l’aiuto di mezzi artificiali, quella maschile è stigmatizzata se non interdetta perché comporterebbe la perdita dell’essenza vitale.

Anche i testi di medicina la sconsigliano. In uno di essi, il Timoniere della grande gentilezza nell’oceano di desiderio del 1737, scritto da Huang Zhengyuan, viene spiegato quanto sia nefasta la masturbazione per i giovani: «produce effetti negativi sugli adolescenti: o perché perdono lo spirito, oppure perché si masturbano senza sapersi più controllare tanto da morire prematuramente.» Per ovviare a questi pericoli, il testo consiglia i padri di tenere strettamente sott’occhio i figli «facendoli dormire con essi per potere osservare i loro movimenti durante la notte.»

Evitare l’inutile consumo di qi è per la medicina cinese un’ossessione tanto che già nella Cina antica, col sorgere delle pratiche igieniche taoiste e buddiste, troviamo tecniche usate per controllare una inutile dispersione del seme maschile che tutt’ora sono consigliate dai sessuologi cinesi contemporanei. Alla base di ciò ci sono due nozioni cardinali: la prima la conosciamo, ossia che il seme maschile è la fonte più preziosa della salute dell’uomo, della sua forza e della sua stessa vita; non bisogna dunque “sprecarlo” a meno di compensarlo con i fluidi sessuali femminili accortezza, questa, che rappresenta la seconda concezione di base: ogni consumo di yang dovrebbe essere compensato da un’analoga acquisizione di essenza yin, in altre parole, se l’uomo deve dare soddisfazione completa alla donna durante l’atto d’amore, non si può sempre permettere di eiaculare se non in particolari situazioni (per esempio per procreare). Dunque, per carità, niente masturbazione perché lo yang si consuma senza che lo yin lo compensi!

Come poi si faccia a non eiaculare durante il rapporto sessuale, è ben spiegato dalla letteratura medica di tutta la storia cinese sin dall’epoca Han (221 a.C. – 220 d.C.). Si può ricorrere all’autodisciplina mentale con il coito interrotto oppure aiutandosi con escamotage fisici: nel momento culminante, il maschio deve spalancare gli occhi, interrompere la respirazione con il naso e cercare di regolare l’ingresso dell’aria mediante movimenti dell’addome (respirazione regolata dal diaframma) e, nello stesso tempo, con l’indice e il medio della mano sinistra deve comprimere un punto posto a circa un pollice sopra al proprio capezzolo destro, in questo modo non vi sarà fuoriuscita di sperma che, invece di essere “sprecato” rimonterà fino al cervello rinforzando tutto il corpo. Ovviamente queste due tecniche, l’interruzione e la compressione, possono essere impiegate per evitare di concludere anche l’atto masturbatorio; per padroneggiarle, però, bisogna esercitarsi per venti o trenta giorni.

La dilapidazione di sperma e dunque dell’essenza vitale è considerata pericolosa anche nel caso delle polluzioni spontanee durante il sonno. E qui, siccome la situazione è incontrollabile, per di più legata alla credenza dell’esistenza di spiriti femminili che proditoriamente, approfittando dell’incoscienza del maschio che dorme, vogliono impossessarsi delle energie maschili, la medicina tradizionale cinese cerca di prevenire queste emissioni praticando agopuntura, moxa e facendo ingurgitare pozioni particolarmente amare che scoraggerebbero questi spiriti malvagi e preparerebbero il corpo dei maschi a contrapporsi alla polluzione spontanea.

Quest’ultimo accorgimento mi ha richiamato alla mente quello che si mormorava quando, nel Pleistocene, in Italia, prestai il servizio militare obbligatorio, e cioè che al latte della colazione era aggiunto del bromuro di sodio il quale, oltre ad avere i noti effetti sedativi, ipnotici e anticonvulsivi, possiede anche proprietà inibenti della libido e dunque era usato per il medesimo scopo delle pozioni antieccitanti cinesi. Non ho mai saputo se questa storia del latte fosse una diceria o se rispondesse al vero, ma posso assicurare che io e a quanto ne sappia neanche i miei commilitoni subimmo un qualsivoglia effetto inibente del bromuro…

Tornando all’oggi, non ho notizie se le reclute dell’Armata Popolare di Liberazione cinese vengano fatte dormire con i loro ufficiali per essere repressi in caso di tentazioni notturne, né se le tecniche di ritenzione dell’eiaculazione facciano parte dell’educazione militare al pari di quelle belliche, e neppure se questi giovanotti bevano sbobboni ad hoc. A essere franchi, ne dubito. Spero soltanto che essi, al pari di tutti i giovani del mondo, possano godere senza frustrazioni della propria sessualità, riescano ad armonizzare desiderio e soddisfazione del desiderio – con o senza masturbazione – e che si convincano che i loro coetanei, anche quelli di Taiwan, devono essere lasciati in pace anche per potere approfittare della stessa libertà di libidine di cui tutti hanno sacrosanto diritto.

Di Isaia Iannaccone*

*Isaia Iannaccone, nato a Napoli, chimico e sinologo, vive a Bruxelles. Membro dell’International Academy of History of Science, è specialista di storia della scienza e della tecnica in Cina, e dei rapporti Europa-Cina tra i secoli XVI e XIX. È autore di numerosi articoli scientifici, di trattati accademici (“Misurare il cielo: l’antica astronomia cinese”, 1991; “Johann Schreck Terrentius: la scienza rinascimentale e lo spirito dell’Accademia dei Lincei nella Cina dei Ming”, 1998; “Storia e Civiltà della Cina: cinque lezioni”,1999), di due guide della Cina per il Touring Club Italiano e di lavori per il teatro e l’opera. Ha esordito nella narrativa con il romanzo storico “L’amico di Galileo” (2006), best seller internazionale assieme al successivo “Il sipario di giada” (2007, 2018), seguiti da “Lo studente e l’ambasciatore” (2015), “Il dio dell’I-Ching” (2017) e “Il quaderno di Verbiest” (2019)