In Cina e Asia – Pechino manda il suo funzionario più sanzionato in Tibet

In Notizie Brevi by Sabrina Moles

I titoli di oggi:

  • Pechino manda il suo funzionario più sanzionato in Tibet
  • Cina: Arriva la proposta di legge che punisce i genitori dei bambini indisciplinati
  • Myanmar: La giunta militare proclama l’amnistia per 5600 manifestanti
  • Cina: le Soe cinesi battono i privati sui profitti 
  • Il ruolo di Londra nella strage dei comunisti indonesiani
  • La cittadina nepalese che imita la Corea del Nord

Pechino manda il suo funzionario più sanzionato in Tibet

Pechino ha annunciato martedì 19 ottobre che Wang Junzheng subentrerà come nuovo segretario del Partito comunista cinese in Tibet. La promozione è saltata subito all’occhio dei media internazionali, perché Wang era il capo della sicurezza in Xinjiang su cui pendono numerose sanzioni internazionali. A oggi è l’individuo più sanzionato della Repubblica popolare, accusato di aver svolto un ruolo di primo piano nella repressione dell’etnia uigura. La scelta è stata anche interpretata come una risposta simbolica alle accuse dei paesi occidentali, invalidando le accuse di violazione dei diritti umani nella provincia.

Wang Junzheng, oggi 58enne, è stato selezionato come capo della sicurezza in Xinjiang nel 2019, mentre dal 2020 è diventato commissario politico del Corpo di produzione e sviluppo dello Xinjiang, mantenendo allo stesso tempo l’incarico di vice-segretario di Partito. Nella giornata di martedì sono stati nominati altri nuovi funzionari di Partito per i governi locali, una mossa che arriva puntuale prima del 20° Congresso del Partito comunista cinese in programma per il 2022. Annunciata oggi anche la data ufficiale della 6° sessione plenaria del 19° Comitato centrale, uno degli appuntamenti chiave della leadership cinese, che si terrà tra l’8 e l’11 novembre. [Fonte: Scmp]

Cina: Arriva la proposta di legge che punisce i genitori dei bambini indisciplinati

“Ci sono molte ragioni per cui gli adolescenti si comportano male e la mancanza o l’inappropriata educazione familiare è la causa principale”. A dirlo non è una persona qualunque, ma Zang Tiewei, portavoce della Commissione per gli affari legislativi dell’Assemblea nazionale del popolo (Npc). Lo Npc sta esaminando la nuova bozza di legge sulla promozione dell’educazione familiare, un nuovo strumento che dovrebbe sanzionare e formare i genitori. È l’ultima mossa studiata dai legislatori cinesi per monitorare l’ecosistema famigliare, che arriva dopo la stretta su videogiochi e istruzione privata extrascolastica. Fa discutere, inoltre, l’ossessione del Governo verso giovani ragazzi troppo “effemminati”, una direttiva che sta portando il ministero dell’Istruzione a studiare a nuove strategie nel mondo della scuola.

La bozza deve essere ancora approvata in via definitiva dagli organi competenti, mentre la sua prima delibera risale a febbraio 2021. La legge si concentra soprattutto sulla promozione delle “buone pratiche” da adottare in famiglia, che prevede di implementare con la collaborazione della scuola, delle istituzioni e dell’informazione online. Nel caso vi fossero infrazioni, o evidenze di cattiva condotta da parte dei tutori nei confronti dei minori le pene previste vanno da una multa di 1000 Rmb (134 euro c.a) fino a 5 giorni di detenzione. [Fonte: Straits Times]

Cina: le Soe cinesi battono i privati sui profitti 

È stato un 2021 roseo per le imprese statali cinesi, mentre il settore privato continua ad arrancare. Secondo i dati ufficiali rilasciati dal Governo, infatti, le cosiddette Soe (State-own companies) hanno registrato profitti per 275 miliardi di dollari, con un tasso di crescita dell’87%. Minori invece le entrate delle aziende gestite da privati, che crescono con meno slancio (+34%). Di questo passo, avvertono gli analisti, l’anno potrebbe chiudere con un netto vantaggio delle compagnie statali su quelle private per la prima volta dai tempi della crisi del 2008.

Questa tendenza rientra nel quadro di rafforzamento delle Soe sostenuto dal presidente Xi Jinping, che vede il settore in una posizione di forza a monte delle catene di approvvigionamento, oltre che a un asset più facilmente controllabile. Il quadro dipinto dall’Istituto nazionale di statistica conferma anche le difficoltà delle aziende private ad accedere ai finanziamenti, soprattutto nei momenti di stagnazione economica. La pressione sui privati, avverte Nikkei, potrebbe ostacolare l’innovazione e la crescita, nonché ridurre la posizione di Pechino nei grandi accordi internazionali. Da poco candidata per entrare nella Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (Cpttp), la Cina potrebbe vedersi ridurre i vantaggi del partenariato, che vieta il sostegno artificiale alle imprese statali. [Fonte: Nikkei]

Myanmar: La giunta militare proclama l’amnistia per 5600 manifestanti

Il governo provvisorio guidato da Min Aung Hlaing ha fatto una primo gesto simbolico per ottenere la simpatia degli altri attori sul piano internazionale promettendo di liberare la maggior parte dei manifestanti arrestati in questi mesi. Non si tratta di un gesto casuale: lo scorso sabato 16 ottobre, infatti, gli stati membri del gruppo Asean hanno escluso il generale del Tatmadaw dal vertice annuale dell’organizzazione. La motivazione era semplice: da quando è avvenuto il colpo di stato (1 febbraio 2021) l’attuale dirigenza guidata dalle Forze armate non ha mantenuto alcuna promessa fatta in sede Asean.

A partire da giugno giunta la giunta ha iniziato a rilasciare qualche funzionario pubblico, medici e infermieri che si erano opposti al regime, ma la liberazione dei prigionieri promessa nella giornata di lunedì 18 ottobre è una mossa inaspettata, che interessa oltre 5600 individui. Chiuso anche il processo a 34 personaggi noti del mondo della cultura e dello spettacolo dalla parte del Movimento per la disobbedienza civile e del Governo di unità nazionale. Nel frattempo, gli ultimi numeri sugli investimenti esteri nel paese sono ai minimi storici, cosa che rispecchia la mancanza di fiducia verso il regime militare: [Fonte: Irrawaddy]

Il ruolo di Londra nella strage dei comunisti indonesiani

Arriva dal The Guardian l’analisi in esclusiva di alcuni documenti declassificati rivelano l’impatto dei decisori inglesi nella caccia ai comunisti in Indonesia tra il 1965 e il 1966. La campagna avviata da Jakarta contro il Partito comunista indonesiano (Pki) ha portato all’uccisione di almeno 500 mila persone ed è stato descritto come uno dei peggiori omicidi di massa del secolo. Quando l’ondata di violenze è iniziata, i decisori britannici affermarono che “l’Indonesia sarebbe stata in pericolo finché i leader comunisti fossero stati in libertà e i loro seguaci lasciati impuniti”.

Dai documenti emergerebbe un piano studiato già dal 1963 per ostacolare l’ingerenza indonesiana nella neonata Malaysia. Nel 1965 un gruppo di esperti del dipartimento di ricerca sull’informazione del Foreign Office britannico furono inviati a Singapore per produrre contenuti di propaganda per minare il regime di Sukarno. Il resto della storia è noto: il tentativo di colpo di stato da parte di ufficiali dell’esercito appoggiati da alcuni agenti Pki dell’ottobre 1965 ha contribuito a esacerbare le tensioni all’interno del Paese e condotto all’escalation della violenza. Il Guardian denuncia il fatto che i diplomatici di allora non potevano non conoscere quanto stava accadendo, individuando in questa strategia uno dei pilastri della politica estera inglese del dopoguerra. [Fonte: The Guardian]

La cittadina nepalese che imita la Corea del Nord

Se Pyongyang viene considerato perlopiù un modello da evitare, ecco che in realtà una piccola realtà amministrativa in Nepal ne ha assunto l’ideologia da quasi trent’anni. La cosiddetta Juche, la filosofia politica su cui è basata la Repubblica Popolare Democratica di Corea (Rpdc), è diventata così anche il fondamento che regola la municipalità di Bhaktapur, nella valle di Kathmandu. Qui governa imbattuto il Partito dei lavoratori e dei contadini del Nepal (Nwpp), che della controparte coreana ammira la dedizione verso la massima autosufficienza e indipendenza politica. Il gruppo è sostenuto anche dal gruppo indigeno dei Newar, che insieme agli altri cittadini compone le 80 mila anime di Bhaktapur.

In un dettagliato articolo pubblicato su NK News viene spiegata la posizione dichiaratamente anticapitalista e indipendentista del governo locale, che paragona la dipendenza del Nepal dall’India all’asservimento della Corea del Sud a Usa e Giappone. Come spiega il leader 82enne del Nwpp Man Bijukchhe (conosciuto come “compagno Rohit”) si tratta però di una Juche con “caratteristiche nepalesi”, che assimila anche i valori del marxismo-leninismo del Partito comunista cinese per adattarli alla realtà locale. Il fascino dell’amministrazione di Bhaktapur per le forme di governo radicali è emblematico di alcune realtà dei paesi in via di sviluppo, disilluse dai modelli occidentali. [Fonte: NK News]

A cura di Sabrina Moles