Per non perdere la Cina l’Ue gela Taiwan

In Asia Orientale, Economia, Politica e Società by Lorenzo Lamperti

Dopo gli avvicinamenti delle settimane scorse Bruxelles rinvia a data da destinarsi un formato strategico economico con Taipei

La Cina sarà anche più lontana, ma non per questo Taiwan può diventare troppo vicina. Come anticipato dal South China Morning Post, la Commissione europea ha rinviato a tempo indeterminato l’annuncio di un nuovo formato strategico di collaborazione con Taipei su affari economici e commerciali.

Uno stop arrivato all’ultimo momento, dopo l’inedita accelerata sui rapporti Bruxelles-Taipei delle scorse settimane. Ma ora il piede si è spostato sul freno per la preoccupazione che la relazione con Pechino possa ulteriormente precipitare dopo le sanzioni e il congelamento dell’accordo sugli investimenti.

SUL TEMA L’UE APPARE spaccata. «La Commissione deve spiegare questa nuova posizione che contraddice una storica risoluzione adottata dal Parlamento europeo a ottobre», dice al manifesto Fabio Massimo Castaldo, eurodeputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente dell’europarlamento.

«In quell’occasione si chiedeva non solo di perseguire un partenariato globale rafforzato ma addirittura di iniziare una valutazione di impatto su un possibile accordo di investimento bilaterale.

La doverosa cautela non deve essere confusa con un’incertezza geopolitica che l’Ue non può permettersi», sostiene Castaldo. «Nel post-pandemia l’Ue vuole ristabilire una relazione con la Cina, quindi sarebbe stato strano se avesse portato avanti azioni spavalde sulla questione Taiwan», sottolinea invece Francesca Ghiretti, analista del Merics di Berlino.

«Questo però non vuol dire che un cambio di posizione nei confronti dell’isola non stia avvenendo», aggiunge Ghiretti. Esempio in tal senso il recente viaggio del ministro degli esteri taiwanese Joseph Wu in Repubblica Ceca, Slovacchia, Lituania e Bruxelles. Ma anche la visita di una delegazione di europarlamentari a Taipei nei giorni immediatamente successivi. Tra loro c’era il leghista Marco Dreosto, che commenta: «Il Parlamento è l’unico organismo con rappresentanti eletti direttamente dai cittadini europei. La Commissione dovrebbe tenere meglio in considerazione le nostre posizioni». Pur essendo le istituzioni europee più disposte a parlare di e con Taiwan rispetto al passato, non bisogna aspettarsi «grandi formalizzazioni di questo cambio. In altre parole, anche l’accordo bilaterale sugli investimenti è poco probabile che si materializzi perché l’interesse in tal senso sarebbe più politico che economico».

I rapporti commerciali tra Ue e Taiwan non hanno particolari ostacoli, ma l’annuncio di un accordo darebbe benefici d’immagine rilevanti a Taipei in un momento nel quale la tensione con Pechino è particolarmente alta.

TENSIONE che non è calata dopo il summit virtuale tra Joe Biden e Xi Jinping. A poche ora di distanza dal colloquio, il presidente degli Stati Uniti ha rilasciato dichiarazioni apparentemente contraddittorie. «Taiwan è indipendente, prende le proprie decisioni», ha detto ai giornalisti durante un viaggio nel New Hampshire.

Per poi fare marcia indietro: «Non incoraggiamo l’indipendenza» e alla Cina «abbiamo chiaramente detto che sosteniamo il Taiwan Relations Act, punto e basta». Vale a dire il caposaldo della cosiddetta «ambiguità strategica» di Washington nei rapporti con Taipei: sì alle armi e allo status quo, no all’obbligo di intervenire militarmente in caso di attacco di Pechino. Anche i media taiwanesi appaiono disorientati. L’agenzia di stampa Cna definisce le parole di Biden solo l’ultimo suo commento ad aver causato confusione”. Se strategica o no, non è dato per ora saperlo.

Di Lorenzo Lamperti

[Pubblicato su il manifesto]