La Cina detta le regole alle banche in materie di prestiti. Meno soldi alle aziende decotte e cordoni della borsa aperti per le piccole e medie imprese che puntano sull’innovazione e sulla modernizzazione. Un’esortazione che arriva dalla banca centrale e dalle maggiori istituzioni finanziarie. Pechino chiude, o quanto meno restringe, il credito alle imprese zombie per sostenere i settori industriali in difficoltà. La transizione dell’economia cinese verso un modello di crescita sostenibile e di qualità passa infatti anche per un intervento sui modi in cui le aziende si finanziano.
La People’s bank of China ha diffuso un documento congiunto assieme alla Commissione per le riforme e lo sviluppo, principale ente di pianificazione economia, ai ministeri delle Finanze e del Commercio, al dipartimento per l’Industria e alle autorità di vigilanza su banche, assicurazioni e mercati, per esortare gli istituti di credito a concedere prestiti e garantire la liquidità necessaria alla modernizzazione. La banca centrale ha già provveduto a più riprese a tagliare i tassi di interesse e le riserve obbligatorie per le banche come misure di stimolo al rallentamento dei ritmi di crescita.
I dati sui nuovi prestiti sembrano confermare la politica di alleggerimento monetario più aggressiva della PboC. A gennaio sono stati erogati 2.510 miliardi di yuan (pari a 385 miliardi di euro) . Una cifra record in netto rialzo rispetto ai 597,8 miliardi di yuan concessi a dicembre. Cresce tuttavia anche la quota di sofferenze sul totale degli impieghi in pancia agli istituti cinesi: nel 2015 ha toccato l’1,67%, questi i dati ufficiali, per un ammontare complessivo di 1.200 miliardi di yuan.
La PboC ha pertanto deciso di selezionare una serie di istituzioni finanziarie che avranno il compito di cartolarizzare i crediti deteriorati. A loro volta le banche dovranno favorire le piccole e medie aziende più competitive. Nell’ambito della strategia Made in China 2025 sull’innovazione industriale, Pechino prevede anche di incoraggiare il ricorso a forme extra-bancarie di finanziamento per quella aziende manifatturiere che vanno in questa direzione, come l’emissione di bond.
Spazio infine alle operazioni di acquisizione e fusione. Al contrario, le linee guida indicano una stretta per il credito alle cosiddette aziende zombie. Il governo chiama in questo modo quelle imprese, per lo più statali, che senza il sostegno centrale non riuscirebbero ad andare avanti. Il piano si incrocia quindi con il progetto di riforma delle aziende pubbliche, con l’obiettivo, almeno nelle premesse, di migliorarne la competitività, anche facendo venire meno il rapporto privilegiato tra istituti e imprese, a volte decotte, ma con un accesso privilegiato ai finanziamenti.
[Scritto per MF-Milano Finanza]