Il presidente russo Putin si reca a Shanghai per un summit di due giorni. Il ministero cinese della Difesa ha accusato gli Stati Uniti di «ipocrisia» e di usare «doppi standard». La versione del figlio di Zhao Ziyang su Tiananmen. Secondo un sondaggio vietnamita, solo una 14 delle 351 fabbriche danneggiate erano cinesi. PUTIN A SHANGHAI
I presidenti Xi Jinping e Vladimir Putin sono a Shanghai per un summit di due giorni sulla sicurezza asiatica e intanto annunciano che gli scambi commerciali tra i due paesi raggiungeranno i cento milioni di dollari entro il 2015. Una visita importante quella di Putin, la prima visita di stato da quando Xi è diventato presidente. "Le relazioni con la Cina non sono mai state migliori" aveva dichiarato prima di partire per Shanghai. Siamo a un passo per chiudere l’accordo per una fornitura trentennale di gas con la Cina ha fato sapere Gazprom in questi giorni. Evidententemente, nel piano della crisi ucraina, la russia sta già pensando a un compratore diverso dall’Europa.
CINA: SPIONI A CHI?
Il ministero cinese della Difesa ha accusato gli Stati Uniti di «ipocrisia» e di usare «doppi standard», dopo la denuncia americana di cinque hacker militari cinesi per pirateria informatica e «spionaggio industriale». L’accusa di cyberspionaggio economico ai danni di diverse imprese statunitensi attive nei settori del nucleare, del solare e del siderurgico nei confronti di cinque alti funzionari dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese (Epl) sarebbe fondata su «fatti inventati» e «mette a repentaglio la cooperazione tra Cina e Stati Uniti» ha reso noto il ministero degli Esteri cinese. Le accuse risalgono allo scorso anno, quando un rapporto della società statunitense di intelligence Mandiant aveva individuato nell’unità 61398 dell’Esercito Popolare di Liberazione la fonte di un gran numero di tentativi di spionaggio informatico ai danni delle aziende americane per rubarne i segreti industriali.
TIANANMEN, LA VERSIONE DI ZHAO
“Se non se ne parla è una vergogna per il nostro paese e per il Pcc”. Così il figlio di Zhao Ziyang, l’unico leader che 25 anni fa aveva provato a parlare con gli studenti dopo l’instaurazione della legge marziale a Pechino. Quel giorno, megafono alla mano, aveva commentato “siamo arrivati tardi”. Fu l’ultima sua apparizione pubblica. Da allora fino alla morte (16 anni dopo) fu costretto agli arresti domiciliari. L’importanza di ricordare un leader che stava cambiando la Cina.
CHI PAGA SARA’ IL VIETNAM
Secondo un sondaggio vietnamita, solo una 14 delle 351 fabbriche danneggiate erano cinesi: 190 erano taiwanesi, 27 vietnamite, 19 sudcoreane… Nel frattempo si calcola che 111mila lavoratori siano rimasti senza lavoro e che circa 2mila cinesi siano stati evacuati. Ma è già tempo di bilanci e il Vietnam teme che gli investitori stranieri non si fidino più.
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