Oggi in Cina – HK, sgombero a Mong Kok

In by Gabriele Battaglia

Sgomberato uno dei blocchi stradali di Occupy a Mong Kok nella zona peninsulare di Kowloon. Cresce l’attenzione sul quarto plenum del Pcc che si aprirà il 20 ottobre prossimo. Land grabbing, otto morti in Yunnan. Intellettuali al lavoro per le masse, dice Xi Jinping. HK – SGOMBERATO MONG KOK
La polizia di Hong Kong ha sgomberato stamattina presto uno dei due blocchi stradali di Occupy, quello di Mong Kok, nella zona peninsulare di Kowloon. Lo sgombero è stato pacifico, gli agenti hanno rimosso le barricate per lasciare scorrere il traffico e, al contempo, hanno consentito agli attivisti di rimanere ai margini della strada a manifestare.
Si concludono così 3 settimane di occupazione nel quartiere più popolare di Hong Kong: un sit-in nato quasi per caso quando, la prima sera delle proteste, alcuni manifestanti che volevano raggiungere Central hanno trovato la metropolitana di Mong Kok chiusa e allora hanno deciso di accamparsi lì. Il concentramento è diventato da subito quello “alternativo” rispetto ad Admiralty, frequentato dal sottobosco locale e in una zona con forte presenza delle Triadi, per ciò anche più difficile da gestire sul piano politico. È a Mong Kok che sono scoppiati i primi tafferugli provocati dagli anti-Occupy, mentre i gruppi organizzati interni al movimento hanno sempre avuto difficoltà a darvi una linea politica. Adesso rimane l’occupazione di Admiralty, nei pressi dei palazzi governativi.

VERSO IL PLENUM
Il quarto plenum del Politburo che si terrà a Pechino la settimana prossima discuterà di “Stato di diritto”. Le indiscrezioni lasciano intendere che servirà a rafforzare il Partito nei confronti dei potentati locali e che sarà perciò il “rule by law” a imporsi sul “rule of law” (il potere centrale userà la legge come strumento di governo “ordinato”, ma non ci si potrà appellare alla legge stessa per contrastarlo). Per ottenere questo scopo, la leadership pensa di rilanciare anche l’autorità della costituzione. Ma all’interno del Partito impazza il dibattito: lo “Stato di diritto” deve sostituire la “dittatura del proletariato”? Per molti, no.

LAND GRABBING – 8 MORTI IN YUNNAN
Guerra tra poveri. Otto persone sarebbero rimaste uccise negli scontri tra contadini e manovali avvenuti nei pressi di Kunming, capitale dello Yunnan, provincia sud-occidentale della Cina. Sei sarebbero manovali, due contadini. Diciotto i feriti. La disputa riguarda la costruzione di un centro commerciale-logistico. I lavori provocherebbero dissesto idrogeologico e allagamenti nel villaggio limitrofo e questo ha fatto scendere i contadini sul piede di guerra. Secondo testimonianze provenienti dall’interno del villaggio, i contadini avrebbero reagito all’attacco da parte di alcuni uomini non identificati.
In tutta la Cina, i governi locali vendono ai palazzinari le terre comuni destinate a uso agricolo per riempire le casse pubbliche, cronicamente in rosso. Questo genera decine dei migliaia di conflitti ogni anno. Il governo cinese sta cercando di porre rimedio con varie misure, ma con il rallentamento complessivo dell’economia pare che sia in corso una ripresa del fenomeno.

XI COME ZDANOV (E COME MAO)
Nel 1942, a Yan’an, Mao Zedong stabilì che intellettuali e artisti fossero dei lavoratori come gli altri e, come tali, dovessero servire le masse, cioè il Partito, cioè attenersi alla linea ufficiale. Ieri il presidente Xi Jinping ha ribadito il concetto, rinnovandolo per i tempi presenti e inserendolo organicamente nel suo “grande sogno cinese”, durante un forum ufficiale sulla letteratura e l’arte.
Ha detto che le opere dell’ingegno "non devono essere schiave del denaro", bensì offrire "una guida spirituale per rafforzare il giudizio morale della gente e il suo senso dell’onore".
Xi ha chiesto agli artisti di creare opere innovative che incorporino sia l’estetica moderna sia quella tradizionale, per rappresentare i fondamentali valori socialisti. Le opere dovrebbero scegliere il patriottismo come tema principale – ha sostenuto Xi – e promuovere punti di vista corretti sulla storia, sulla nazione e sulla cultura, rafforzando l’orgoglio di essere cinese.

[Foto credit: Afp]