Oggi in Cina – È ancora un paese due sistemi?

In by Gabriele Battaglia

Un paese due sistemi era il refrain delle relazioni tra Pechino e Hong Kong. Oggi sembra a rischio. Immobili di lusso venduti per contanti: effetto della campagna anti-corruzione. Sottoposta all’attenzione dell’Unesco la questione delle confort women e del massacro di Nanchino. Ecco Momo l’app per fare sesso in Cina. HONG KONG MENO LIBERA?
Lo statuto autonomo di HK basato sulla formula “un Paese due sistemi” lanciata ai tempi di Deng Xiaoping sembra in questi giorni a rischio dopo che Pechino ha rilasciato il suo “libro bianco” sull’ex colonia britannica. In esso, si legge che i giudici locali devono considerarsi “pubblici ufficiali” alla stessa stregua del Chief executive (di fatto il governatore) e dei funzionari della città, tenuti quindi ad avere “la caratteristica politica basilare” di amare la Patria (cioè la Cina). Da molti, questa affermazione è letta come una limitazione dell’autonomia del giudiziario in perfetto stile cinese. Da Pechino si smentisce. La polemica continua.

IL BALLO DEL MATTONE
A causa della campagna anticorruzione lanciata dal presidente Xi Jinping, negli ultimi mesi si sarebbero verificate vendite in serie di appartamenti di lusso in tutta la Cina. L’immobile viene ceduto in cambio di soldi in contanti: brutti, sporchi e subito; no ai versamenti bancari che sono tracciabili. Quest’anno oltre 260 indagini su funzionari corrotti a diversi livelli sono stati aperti dalla Commissione Centrale di Disciplina e di ispezione, agenzie anti-corruzione del governo cinese. Chi viene preso con le mani nel sacco può essere retrocesso, licenziato, messo in galera o anche peggio.
Dove vanno a finire i soldi in contanti? L’impressione è che molti prendano la via dell’estero.

“DONNE DI CONFORTO” E MASSACRO DI NANCHINO: LA DIATRIBA SINO-GIAPPONESE VA ALL’UNESCO
La Cina ha presentato domanda all’Unesco per preservare nel suo Memory of the World Register i documenti storici relativi alle “donne di conforto” – che nella seconda guerra mondiale venivano obbligate a prostituirsi per i soldati giapponesi – e al massacro di Nanchino. Il Giappone ha protestato, dicendo che l’applicazione cinese danneggia i rapporti bilaterali già piuttosto tesi, ma Pechino risponde che il Giappone deve assumersi le responsabilità della propria storia, invece che cercare di cancellarle. Da parte sua, il Giappone vuole iscrivere al Memory of the World Register le lettere d’addio dei kamikaze.

L’APP PER FARE SESSO
Da 10 milioni (2012) a 100 milioni (2014) di user. È Momo, l’applicazione per fare sesso in Cina. Te la scarichi gratuitamente e vieni scaraventato in un social network dove si può chattare sia individualmente sia collettivamente. Grazie alla geolocalizzazione, ognuno sa a quanta distanza si trova l’altro. Apparentemente non è diversa dai social che servono a farsi degli amici, ma si è creata rapidamente una reputazione per le storie di sesso “una notte e via”.

[Foto credit: scmp.com]