Oggi in Cina – Chi sarà la prossima tigre in trappola?

In by Gabriele Battaglia

Chi è la prossima tigre finita nella "trappola" dell’anticorruzione? La visita di Obama in India indispettisce la Cina. Due professori citati come esempi negativi dal Comitato centrale del Pcc per "infangare il nome della Cina". Materialismo dialettico come strumento per approfondire le riforme, dice Xi Jinping. La lezione che la Cina può trarre dal prestito internazionale al Venezuela. Uffici più piccoli e meno auto per i funzionari locali. In Cina sempre più obesi e aumento casi di demenza senile. Più iPhone venduti in Cina che negli Usa. LA PROSSIMA TIGRE?

Nei giorni scorsi è circolata voce che un’altra grandissima "tigre" sarebbe nel mirino dell’anticorruzione, addirittura più grande di Zhou Yongkang. Oggi si apprende che Jia Tian-an, per lungo tempo segretario dell’immarcescibile Jiang Zemin – ex líder maximo e gran protettore di tutto lo spettro politico cinese – sarebbe sotto inchiesta.

E di un altro protetto di Jiang, un giornale di Hong Kong ha pubblicato ricchezze personali, suggerendo accaparramenti indebiti. Si tratta nientepopodimeno che di Zeng Qinghong, ex vicepresidente cinese e membro del comitato permanente del Politburo.

Il cerchio si stringe attorno al vecchio Jiang – di cui un giorno sì e l’altro pure circola voce che sia morto – oppure ci si limiterà alla sua cerchia più immediata? Per ora si fanno solo congetture, ma sicuramente la leadership attuale sta sempre più prendendo le distanze dall’ex mammasantissima della politica cinese.

DISPETTO INDIANO

L’incontro farcito di accordi tra l’indiano Modi e lo statunitense Obama ha indispettito la Cina che ora teme un avvicinamento eccessivo tra Delhi e Washington.

Mentre i media cinesi definiscono solo “simbolica” e “superficiale” la visita di Obama (che l’ha pure accorciata per correre alle esequie del “campione di democrazia” Abdullah), esperti sia indiani sia cinesi sottolineano come non ci sia bisogno di preoccuparsi e che dopo tutto l’India fa la sua brava politica autonoma senza sposare la causa di nessun blocco. Ma il nazionalista Global Times scrive che né India né Cina devono cadere nelle “trappole” dell’Occidente.

Intanto, dicendo a nuora affinché suocera intenda, Pechino ha rinnovato ieri il suo appoggio alle forze armate pachistane per combattere il terrorismo”.

PROFESSORI ALLA GOGNA

Due accademici sono stati esplicitamente nominati dal giornale del Comitato Centrale del Partito come esempi negativi perché “infangano la Cina”. Si tratta di He Weifang e Chen Danqing.

Il primo, già docente di legge all’università di Pechino, è attivista per la riforma del sistema giudiziario cinese e firmatario di quella Charta 08 che spedì in galera Liu Xiaobo. Sostiene da tempo che il Partito comunista è “illegale” perché non si è mai registrato ufficialmente.

Il secondo è Chen Danqing, pittore e critico d’arte, che direbbe invece male della Cina contrapponendole gli Usa come esempio positivo. L’articolo di Xu Lan, funzionario della provincia dello Zhejiang, sembra un tentativo di compiacere il presidente Xi Jinping sulla pelle altrui, in perfetto stile Rivoluzione Culturale. Di recente, è stata avviata una campagna nelle università per rimettere in riga le voci dissenzienti in nome dei “principi socialisti”.

MARXISM IS BACK

E nel generale processo di “rettifica”, il presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato come il materialismo dialettico sia lo strumento per approfondire le riforme. Xi l’ha detto durante una riunione del Politburo e le sue parole sono state riprese da tutti i media cinesi.

Tutti a scuola, dunque, per ripassare sui testi sacri, perché “studiare il materialismo dialettico e il materialismo storico aiuterà i membri del Partito ad avere una migliore comprensione della filosofia marxista”. Cioè? Per ora poche indicazioni, a parte il fatto che il marxismo serve come piattaforma ideologica per ottenere “una società dal moderato benessere” (xiaokang shehui).

LA LEZIONE VENEZUELANA

Quando la Cina ha concesso l’ennesimo prestito al Venezuela, lo scorso gennaio, il presidente del Paese sudamericano, Maduro, ha cantato vittoria. A Pechino però hanno inghiottito amaro perché la propria politica economico-diplomatica del portafoglio aperto ha sperimentato forse per la prima volta un contraccolpo.

Il tracollo del Venezuela – su cui naturalmente i media corporate occidentali gettano benzina – offre una lezione: il prestito a condizioni “politiche” concesso a leader carismatici “amici”, come il fu Chavez, può provocare problemi sul lungo periodo, ad esempio la necessità di rifinanziare continuamente il debito per non veder fallire il proprio debitore e quindi perdere tutto. Un pozzo senza fondo.

MENO AUTO, MENO MQ

Nell’ambito di una nuova ondata di misure per imporre la frugalità ai funzionari, il governo cinese ha requisito e messo all’asta oltre 3mila “auto blu”, e ha inoltre imposto che ministri e governatori di provincia non possano avere uffici più grandi di 54 metri quadri.

La campagna “contro le stravaganze” procede bene, hanno convenuto nei giorni scorsi i membri del Politburo, ma ci sono ancora troppi quadri che vi aderiscono solo perché costretti e non per genuina convinzione. Inoltre, i furbetti hanno escogitato metodi più evoluti per aggirare le nuove regole.

GRASSI E DEMENTI

Nuove malattie del progresso, quasi simboliche. La Cina è seconda dietro agli Usa nella classifica mondiale dell’obesità, che ormai affligge 46 milioni di adulti (mentre 300 milioni sono semplicemente “sovrappeso”). Sono lontani i tempi delle carestie provocate dal Grande Balzo in Avanti. 30 milioni di persone afflitte da demenza senile si prevedono invece per il 2050, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.

Per risolvere i problemi, la Cina sta cercando di riformare il proprio sistema sanitario, ma siamo ancora in fase sperimentale.

SORPASSO IPHONE

Secondo il Financial Times, Apple dovrebbe comunicare questa settimana che ha venduto più iPhone in Cina che negli Stati Uniti per la prima volta nel 2014, sottolineando così come anche il mercato degli smartphone si stia spostando a Oriente.

Eppure, l’iPhone non è il telefonino più venduto in Cina. A fronte di questa irrinunciabilità del mercato cinese, sono sempre più diffusi i casi di aziende straniere multate dall’autorità antimonopolio di Pechino. Per la Cina è semplice applicazione della legge, per i concorrenti occidentali (soprattutto Usa), una mica tanto sottile strategia per favorire le imprese domestiche. 

[Foto credit: caexpo.org]