Oggi in Cina – Apre lo “sportello unico” Shanghai-Hong Kong

In by Gabriele Battaglia

"Sportello unico" tra Shanghai e Hong Kong. L’unione delle due borse faciliterà gli scambi tra Cina e resto del mondo. Tre ore di treno per arrivare da Hami a Urumqi, capitale dello Xinjiang. La dipendenza dalla Cina dell’economia australiana. Il futuro della Cina secondo Sisci. ARRIVA LA SUPERBORSA
Lo “sportello unico” tra Shanghai e Hong Kong comincia oggi. Le due borse faciliteranno gli scambi tra la Cina e il resto del mondo, con le contrattazioni transfrontaliere quotidiane che dovrebbero aggirarsi sui 3.8 miliardi di dollari. Gli investitori stranieri avranno un più facile accesso alle quote azionarie della Cina continentale, mentre le imprese cinesi potranno beneficiare di maggiore liquidità proprio quando l’economia cinese rallenta. Da parte sua, il governo cinese potrà aprire a un mercato finanziario più maturo, che prelude alla internazionalizzazione dello yuan, tenendo comunque sotto controllo la speculazione internazionale attraverso il “filtro” Hong Kong. Si tratta di un perfetto esempio di metodo sperimentale cinese all’opera, quel modo di procedere che è alternativo alle regole rigide dello Stato di diritto e che accomuna la Cina odierna con quella di Mao.

LA FERROVIA DEL MELTING POT
E’ partita la ferrovia superveloce che collega meglio lo Xinjiang alla Cina “storica”. Tre ore di treno tra Urumqi e Hami, come tra Milano e Roma, e poi un prolungamento per Langzhou previsto per la fine dell’anno: il tutto, per integrare meglio la provincia occidentale con il cuore del Paese. È un segno della nuova politica verso le minoranze del presidente Xi Jinping che sostituisce la vecchia segregazione+messa in sicurezza con lo slogan “contatto interetnico, scambio e mescolanza". La messa in sicurezza, quella, rimane sempre.
Si tratta di una politica inclusiva che può dare ottimi risultati sul medio-lungo periodo, ma che nell’immediato rende più a portata di mano e meno gestibili le violenze (basti ricordare l’esempio occidentale delle bombe nella metropolitana di Londra, che per molti conservatori avrebbero dovuto sancire la fine del melting-pot). E poi ci sono altri problemi: che fine farà, per esempio la diversità culturale? Ne abbiamo parlato con un esperto.

LA CINA E I CANGURI
L’Australia è, tra le economie sviluppate, la più Cina-dipendente del mondo, dato che le esportazioni verso il Celeste Impero rappresentano il 5,3 per cento del suo prodotto interno lordo. Ebbene, la terra dei canguri, che politicamente e strategicamente è un avamposto Usa nel Pacifico, ospita il G20 e si accinge a firmare un trattato di libero scambio con la Cina che andrà ben al di là dell’attuale, fitto, commercio di materie prime. Che implicazioni avrà a livello geopolitico?

LA RIVOLUZIONE DELLA CLASSE MEDIA
Nel suo nuovo libro “Brave New China”, Francesco Sisci, storico esperto di cose cinesi di stanza a Pechino, sostiene tante cose, ma una su tutte: la rivoluzione che verrà, in Cina, sarà borghese. Quando tra una decina d’anni, il nuovo ceto medio vorrà avere voce in capitolo su come vengono spesi i soldi che versa in tasse, allora qualcosa succederà. Sisci prefigura un percorso simile a quello della Rivoluzione Francese, di quella Americana e, più in generale, di tutte le rivoluzioni borghesi dell’Occidente moderno: no taxation without representation. Abbiamo assistito alla presentazione del libro, a Pechino, e fatto un paio di domande all’autore