Oggi in Asia – Chi vince tra Usa e India nel caso Khobragade?

In by Simone

Sul caso Khobragade, viceconsole incriminata in Usa e ora tornata in India, Nuova Delhi vuole che Washington richiami un proprio diplomatico. Un ex ufficiale taiwanese è stato condannato all’ergastolo per spionaggio in favore della Cina. Scontri tra operai e sicurezza in un impianto Samsung in Vietnam.
INDIA – Caso Khobragade, Delhi vuole che un diplomatico Usa lasci il Paese

Lo scontro diplomatico tra Washington e Nuova Delhi non si è concluso con il ritorno in India di Devyani Khobragade, viceconsole a New York, arrestata e incriminata negli Usa per frode nell’ottenere il visto delle propria collaboratrice domestica e sfruttamento.

Gli Stati Uniti non hanno fatto cadere le accuse contro la diplomatica. In tutta risposta il governo indiano, che chiede le scuse per l’ammanettamento e le perquisizioni a Khobragade e si rifiuta di revocarle l’immunità, ha esortato la controparte a ritirare dalla propria rappresentanza diplomatica un funzionario dello stesso livello.

TAIWAN – Spionaggio per la Cina. Ex militare condannato all’ergastolo

Yuan Hsiao-feng, ex tenente colonnello dell’aeronautica taiwanese accusato di aver passato segreti militari alla Cina, è stato condannato al carcere a vita. Il tramite tra Yuan e Pechino era il collega in congedo Cheng Wen-jen, reclutato dai cinesi mentre si trovava per affari nella Cina continentale e condannato a vent’anni di carcere. I due furono arrestati nel 2012, mentre tentavano di reclutare altri complici.

Nonostante i rapporti tra Taipei e Pechino siano migliorati nei due mandati presidenziali del nazionalista Ma Ying-jeou, lo spionaggio tra le due sponde dello Stretto è continuato nel tempo. A settembre del 2013 un viceammiraglio è stato condannato a 14 anni di carcere per aver raccolto informazioni riservate per Pechino. Risale invece al 2011 altre due ergastoli per un generale per spionaggio a favore della Cina.

VIETNAM – Operai incriminati per gli scontri nell’impianto Samsung

Almeno 10 operai sono stati incriminati per gli scontri tra  lavoratori e guardie di sicurezza nel cantiere di uno stabilimento Samsung in Vietnam. All’origine delle violenze ci sarebbero, secondo quanto trapelato, motivi legati ai protocolli di lavoro nell’impianto. A un operaio arrivato in ritardo sarebbe stato impedito di entrare in fabbrica, scatenando la reazione dei colleghi.

La società sudcoreana assieme ad altri colossi del settore stanno spostando la produzione in Vietnam sfruttando il costo del lavoro più basso rispetto alla Cina. Il Partito comunista vietnamita incoraggia gli investimenti nel Paese con sgravi fiscali nel tentativo di spostare la produzione dal tessile a industrie di valore più alto.

[Foto credit: huffingtonpost.com]