Un pescatore sudcoreano accusato di essere una spia comunista ha finalmente avuto giustizia per le confessioni estorte con la tortura. L’erede Red Bull è nei guai e la Clinton in Asia invita i Paesi Asean a fare blocco comune per trattare con la Cina.
COREA DEL SUD – Non era una spia, 2,2 milioni di dollari di risarcimento
Spese 15 anni in carcere con l’accusa di essere una spia nordcoreana sulla base di una confessione estorta con la tortura. Per questo un tribunale di Seul ha stabilito che un pescatore sudcoreano di cui si conosce soltanto il cognome, Cheong, ha diritto a un risarcimento di 2,2 milioni di dollari.
Nel 1965 Cheong, oggi 71enne, fu sequestrato da unità nordcoreane assieme ad altri 109 pescatori e rilasciato dopo un mese. Trascorsi diciassette anni fu arrestato dai servizi segreti e torturato per 13 giorni. L’anno seguente fu nuovamente fermato per 38 giorni nei quali fu costretto a confessare di essere una spia al soldo di Pyognyang. Uscito dal carcere nel 1998 fu comunque tenuto sotto sorveglianza.
Soltanto nel 2009, la commissione per la verità e la riconciliazione istituita quattro anni prima per indagare sulle violazioni dei diritti umani perpetrate durante gli anni della dittatura militare stabilì che le accuse contro Cheong furono una montatura.
Dal 1953, anno dell’armistizio che mise fine alla guerra di Corea, sono stati centinaia i sudcoreani sequestrati dal regime nordcoreano che ha tuttavia sempre negato di averli trattenuti contro la loro volontà. E molti di loro, come Cheong, tornati a casa sono stati accusati di essere spie reclutate dai Kim.
THAILANDIA – L’erede Red Bull accusato della morte di un poliziotto
Guai giudiziari per il giovane rampollo della dinastia Red Bull, Vorayuth Yoovidhya. Il 27enne nipote del fondatore del marchio di bevande energetiche tailandese è accusato di aver investito e ucciso un poliziotto con la sua Ferrari ed essere poi fuggito senza soccorrere la vittima. Gli agenti lo hanno fermato dopo aver seguito le tracce di olio lasciate dall’auto fino all’abitazione di famiglia.
Vorayuth Yoovidhya, rilasciato su cauzione (16mila euro) ha ammesso di essere stato lui alla guida della Ferrari. Tuttavia ha spiegato di aver visto spuntare all’improvviso la moto dell’agente, che gli avrebbe tagliato la strada.
Il capo della polizia di Bangkok, Comronwit Toopgranjank, ha ammesso di essersi preso carico delle indagini dopo un tentativo di depistaggio. Lui stesso ha guidato la perquisizione nella magione che fu di Chaleo Yoovidhya, fondatore della Red Bull morto lo scorso marzo a 80 anni, e ha ordinato il sequestro della Ferrari.
Secondo Forbes, la famiglia Yoovidhya è la quarta più ricca della Thailandia, con un patrimonio stimato in 5,4 miliardi di dollari.
ASEAN – Clinton ai Paesi del Sudest Asiatico: unitevi per trattare con Pechino
Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha esortato il Paesi del Sudest asiatico a fare blocco comune per risolvere le dispute territoriali nel Mar cinese meridionali che li oppongono a Pechino.
In visita in Indonesia, tappa del suo viaggio asiatico che la vedrà andare anche in Cina, a Timor Est e nel Brunei per poi partecipare al vertice Apec in Russia, Clinton ha sottolineato la necessità di trovare un codice di condotta per gestire le dispute. Pechino ha sempre preferito trattare con i Paesi coinvolti in modo bilaterale, facendo così leva sulla sua influenza.
Nell’ultimo anno la tensione è salita soprattutto con Filippine e Vietnam e proprio sulla questione del Mar cinese meridionale, l’ultimo vertice dell’Asean a giugno non era riuscito, per la prima volta in 45 anni, a produrre un comunicato finale con Manila e Hanoi che hanno accusato la presidenza di turno cambogiana di aver ceduto alle pressioni cinesi tenendo il tema fuori dall’agenda.
La visita della Clinton rimarca il rinnovato interesse statunitense nell’Asia e nel Pacifico. A stretto giro è arrivata una nota dell’agenzia ufficiale cinese Xinhua che si augurava che Washington non decida di tornare nella regione per dividere e creare problemi.
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