Oggi in Asia – Naufragio al largo del Bangladesh

In Uncategorized by Simone

E’ trascorsa appena una settimana dall’ultima tragedia in mare. Un secondo barcone di migranti in fuga verso la Malaysia si è rovesciato al largo del Bangladesh. India e Canada stringono un patto nucleare e l’atomo ha problemi in Corea del Sud.
BIRMANIA – Cento dispersi nel naufragio

Oltre 100 passeggeri sono dispersi per il naufragio di un barcone al largo delle coste del Bangladesh. L’imbarcazione riferisce la guardia costiera era diretta in Malaysia e a bordo c’erano anche molti  rohingya in fuga dalle violenze nella Birmania nordoccidentale.

La scorsa settimana un barcone con a bordo circa 135 profughi si era rovesciato ne Golfo del Bengala, soltanto una decina di passeggeri era riuscito a salvarsi.

I rohingya vittime degli scontri degli ultimi mesi con la comunità buddhista nello Stato di Rakhine sono considerati dal governo e dalla popolazione immigrati irregolari dal vicino Bangladesh, con cui condividono religione e lingua, e per questo discriminati, sebbene in molti casi vivano in Birmania da generazioni. Le violenze delle ultime settimane hanno fatto oltre 80 morti.

INDIA – Patto nucleare

India e Canada hanno definito i termini della loro collaborazione nel campo dell’energia nucleare. L’accordo apre la strada all’esportazione dell’uranio canadese nello Stato indiano che punta sull’atomo per soddisfare la crescente domanda di energia.

L’accordo era stato raggiunto già nel 2010, ma tra i due Paese c’erano divergenze sui metodi per monitorare l’uso che è fatto del combustibile. Nel 1976 il governo canadese aveva vietato l’esportazione di uranio verso l’India, Paese non firmatario del Trattato di non proliferazione nucleare. Gli accordi prima con gli Usa e a seguire con l’Aiea hanno aperto la strada alla collaborazione. Il mese scorso anche l’Australia ha raggiunto con il governo indiano un accordo di cooperazione per nucleare civile.

COREA DEL SUD – Scandalo nucleare

La Corea del Sud ispezionerà tutti gli impianti nucleari del Paese dopo la scoperta la scorsa settimana che migliaia di componenti usati in due reattori mancavano delle adeguate certificazioni. Un punto a favore per gli oppositori della scelta nuclearista.

Attualmente i due reattori sotto la lente dei tecnici sono stati chiusi, altri cinque sono fermi per manutenzione. Di oggi è invece la notizia delle dimissione Kim Joong-Kyum, presidente e amministratore delegato della Korea Electric Power Corp, l’operatore che gestisce gli impianti sudcoreani, che ufficialmente lasci per motivi personali Il nucleare garantisce circa il 35 per cento dell’energia sudcoreana

[Foto credit: scmp.com]