Oggi in Asia – MH370, probabile schianto nell’Oceano Indiano

In by Simone

La probabile fine delle ricerche dell’aereo malaysiano scomparso: sarebbe caduto nell’Oceano Indiano a largo dell’Australia. Il cordoglio del premier malaysiano e lo choc dei familiari in Cina. In Thailandia i manifestanti anti-governativi tornano in piazza. Le parole di Shinzo Abe sulla storia dal summit dell’Aia. MH370: tutte le prove portano allo schianto a largo di Perth

Il primo ministro malaysiano Najib Razak ha confermato che l’aereo della Malaysia Airlines Mh370 si sarebbe schiantato nell’Oceano Indiano a largo di Perth, Australia. L’annuncio è stato dato durante una conferenza stampa che si è tenuta alle 22 di oggi ora di Kuala Lumpur.

Le parole di Najib sono giunte a pochi minuti di distanza da un comunicato ufficiale della compagnia aerea nazionale: “Siamo profondamente dispiaciuti di dover constatare oltre ogni ragionevole dubbio che l’MH370 è precipitato e che nessuno dei passeggeri a bordo è sopravvissuto. Dobbiamo ora prendere atto che tutte le prove raccolte suggeriscano che l’aereo è caduto nell’Oceano Indiano meridionale”.

La compagnia aerea ha inoltre già provveduto a informare tutti i parenti dei passeggeri dispersi via sms.

Da quanto si apprende dal sito del Guardian, in continuo aggiornamento, la notizia è stata accolta tra lo choc generale all’Hotel Lido nei pressi dell’aeroporto internazionale di Pechino. La situazione rischierebbe di sfuggire di mano, tanto che agenti di polizia starebbero continuando ad affluire verso la sala dove sono radunate le famiglie delle vittime dello schianto.

Per i parenti dei passeggeri del MH370, si legge ancora in un tweet di Sky News, sarebbero già pronti voli charter per l’Australia.

THAILANDIA – Manifestanti anti-governativi di nuovo in piazza

I manifestanti anti-governativi thailandesi sono tornati in strada sostenuti dalla decisione di venerdì della Corte costituzione di invalidare il voto dello scorso 2 febbraio.

Le elezioni erano state convocate per tentare di placare le manifestazioni che da mesi chiedono le dimissioni della prima ministra, Yingluck Shinawatra, accusato di agire per conto del fratello Thaksin, controverso ex premier, ora in esilio.

Le nuove manifestazioni dell’opposizione precedono di qualche giorni le annunciate dimostrazioni dei sostenitori dei Shinawatra e del partito Pheu Thai, che il prossimo 5 aprile hanno in programma un’adunata, probabilmente a Bangkok, a stretto giro dall’ultimo giorno utile per la premier per difendersi dalle accuse di negligenza sollevate dalla Commissione anti-corruzione riguardo la gestione dei sussidi per i coltivatori di riso.

Se la commissione dovesse esprimersi a favore dell’impeachement, Yingluck potrebbe essere costretta dal Senato a lasciare il proprio posto.

GIAPPONE – Nessuna revisione delle scuse sulle comfort women. Abe, ogni ‘paese deve fare i conti con la propria storia’

Tokyo non rivedrà le scuse sulle "donne di conforto". Il portavoce capo del governo giapponese ha confermato che il governo riesaminerà le modalità con cui si è arrivati alla dichiarazione Kono del 1993 in cui Tokyo riconosceva l’esistenza di centinaia di migliaia di donne costrette a prostituirsi per i soldati giapponesi durante la seconda guerra mondiale, ma non procederà a una revisione della stessa.

L’annuncio arriva a poche ore dalle parole di Shinzo Abe, in visita alla casa di Anne Frank ad Amstedam. Un gesto significativo dopo che diverse copie del diario della giovane donna vittima dell’Olocausto erano state danneggiate nelle biblioteche di Tokyo. Con l’occasione Abe ha dichiarato che "ogni paese deve fare i conti con la propria storia".

È l’ultimo segnale contrastante che arriva dal governo conservatore di Shinzo Abe, da vedersi però nell’ottica dell’incontro di questi giorni tra il premier giapponese e la presidente sudcoreana Park durante il summit internazionale sulla sicurezza nucleare dell’Aia. Sotto la supervisione dell’alleato numero 1 di Tokyo e Seul, Barack Obama.

[Foto credits: nbcnews.com]