Oggi in Asia – La Cia ha mentito sulle prigioni segrete

In by Gabriele Battaglia

Informazioni fuorvianti sulle prigioni che la CIA segrete ha utilizzato per interrogare i sospetti terroristi. Una di queste è in Thailandia. In Corea del Sud si indaga sullo schianto di un drone sul confine marittimo conteso con Pyongyang. La sentenza della Corte internazionale di giustizia sulla caccia alla balena. THAILANDIA  – Prigione segreta per gli interrogatori Cia

La Cia ha dato informazioni fuorvianti tanto al Senato statunitense quanto ai cittadini, sminuendo la durezza dei programmi di interrogatorio e la valenza delle informazioni raccolte con i metodi.

L’accusa è contenuta in un rapporto di cui dà notizia il Washington Post. Per l’agenzia di intelligence il programma era indispensabile per raccogliere informazioni nella lotta contro il terrorismo. Emergono tuttavia particolari suglia abusi e le condizioni dei centri secreti di detenzione in cui i sospetti erano condotti.

I documenti presi in considerazione dal comitato per l’intelligence del Senato evidenziano in particolare le condizioni in una prigione segreta in Thailandia. Gli abusi compiuti, scrive il quotidiano di Washington, hanno lasciato particolarmente scossi i funzionari Cia.


COREA DEL SUD – Indagine sullo schianto di un drone

La Corea del Sud indaga sullo schianto di un drone sopra un’isola sul confine marittimo conteso con il regime nordcoreano. L’annuncio del ministero della Difesa di Seul arriva quando è trascorso un giorno dallo scontro a colpi d’artiglieria nell’area, 500 lanciati dal Nord e almeno 300 dal Sud.

Secondo quanto rivelato dai sudcoreani, il velivolo senza pilota è stato ritrovato sull’isola di Baengyeong ,nel Mar Giallo. Secondo l’agenzia Yonhap, il drone è simile a un altro che si sospetta sia stato inviato da Pyongyang, schiantatosi il mese scorso sulle colline attorno a Seul.

La Corea del Nord, ricorda il Wall Street Journal, ha fatto sfoggio dei propri droni durante le parate militari. Il quotidiano ricorda come anche Seul si stia a sua volta dotando di nuovi velivoli comandati in remoto, con un accordo da 817 milioni di dollari per i Global Hawk.

GIAPPONE – Stop caccia alle balene, Tokyo delusa ma "accetta" la sentenza

La corte di giustizia internazionale (ICJ) ha riconosciuto che il programma di caccia alle balene del governo giapponese nei mari dell’Antartico (JARPA II) non ha scopo scientifico e che perciò deve essere fermato.
Annunciando la sentenza, l’ICJ ha rivelato che il Giappone ha ucciso 3600 esemplari di cetaceo dal 2005 raggiungendo risultati scientifici di scarsa rilevanza.

Apprezzamento per la sentenza arriva in particolar modo da Australia e Nuova Zelanda. L’ex primo ministro laburista Kevin Rudd si è detto “felice del risultato” che dà ragione alla decisione del governo di Canberra nel 2010 di portare la questione di fronte alla giustizia internazionale.

Da Tokyo, il ministro degli Esteri Fumio Kishida fa sapere che il governo giapponese, pur riconoscendo il proprio disappunto, intende accettare la sentenza “rispettando l’ordinamento legale internazionale”. Il ministro dell’Agricoltura e delle risorse marittime e forestali Yoshimasa Hayashi ha ribadito che la carne di balena è un’importante fonte di cibo e che le posizioni di Tokyo sulla ricerca sui cetacei rimangono quelle di prima.



[Foto credits: ibtimes.com]