Oggi in Asia – Gli altri guardano Mo Yan

In by Simone

Il Nobel per Letteratura è andato allo scrittore cinese Mo Yan. È smacco tra i compagni di scuola di Murakami riuniti in attesa di vedere trionfare il loro amico. In Corea ci si interroga sull’influenza all’estero dei propri scrittori e l’India commenta il premio e racconta la storia dell’uomo "senza parole".
GIAPPONE – La delusione degli amici di Murakami

Il Nobel per la Letteratura a Mo Yan è stato accolto con stupore e un accenno di sconforto in Giappone, dove in molti si aspettavano la vittoria, più accreditata, di Murakami Haruki.

Lo Asahi Shimbun è andato nella vecchia scuola dello scrittore originario della città di Kobe, nel Giappone centrale, dove alcuni dei suoi ex compagni di classe avevano preparato un comitato di sostegno per la nomina dell’autore di 1Q84, Norwegian wood e Tutti i figli di Dio danzano al prestigioso riconoscimento letterario.

È ancora giovane, la prossima volta vincerà lui”, ha detto uno degli ex compagni di Murakami. A quanto riporta lo Hochi Shimbun, quotidiano locale di Tokyo, ieri sera nel quartiere di Ogikubo nella capitale giapponese, in alcuni caffé si sono radunati molti “harukists”, fan del popolare scrittore. Alcuni, nonostante la delusione per la sconfitta di Murakami, hanno brindato con lo champagne.

Non ho molto da dire”, afferma uno di loro.“Speriamo solamente di poterci ritrovare per la stessa ragione l’anno prossimo…”. Di altro tono invece l’editoriale sul Newsweek Japan di Reizei Akihiko: “Murakami è molto popolare in Cina, ma proprio in un periodo difficile nelle relazioni Cina-Giappone, se avesse vinto lui, non ci sarebbe stato un risultato felice, che si parli ad esempio della lettura che la società cinese dà di Murakami , o ancora del rapporto tra cultura cinese e cultura occidentale”.

Insomma per molti giapponesi, meglio che sia andata così. E d’altronde fu proprio un giapponese, Kenzaburo Oe, Nobel per la letteratura nel ’94, per primo a dire che Mo Yan si meritava il Nobel.

COREA DEL SUD – Delusione Nobel

Per il poeta sudcoreano Ko Un è stato un altro anno di delusione scrive il Korea Herald. Almeno dal 2002 la stampa locale lo accredita come uno dei possibili vincitori del Nobel per la Letteratura.

Ma lo smacco è per tutta la nazione, unica nella regione dell’Asia nordorientale a non aver conquistato il riconoscimento. I cinesi festeggiano Mo Yan. I giapponesi vantano Oe Kanzaburo nel 1994 e Yasunari Kawabata nel 1968. Mentre i vicini nordcoreani non sono presi in considerazione dal quotidiano, sebbene neanche loro abbiano mai ricevuto il premio.

Il settantanovenne Ko Un, ricorda il giornale, ha legato la sua vita alla storia della Corea. È stato attivista per i diritti umani, tentò il suicidio perché inseguito dai fantasmi della guerra e soprattutto è noto per i sette volumi della raccolta Paektusan, altro nome per il monte Baekdu, montagna sacra dei coreani.

Ma per arrivare al Nobel, è il commento del Korea Herald, essere apprezzato in patria non basta. Serve essere conosciuti a livello internazionale. Proprio quello che serve alla Corea.

INDIA – I commenti della stampa indiana

Un romanziere che ha saputo raccontare il turbolento 20esimo secolo cinese tra l’invasione giapponese e la vita e le difficoltà nelle campagne. Ananth Krishnan, descrive così Mo Yan, fresco vincitore del Nobel per la Letteratura.

Le difficoltà provate sulla propria pelle durante la giovinezza nel villaggio di Gaomi si riflettono nei suoi scritti, spiega il corrispondente a Pechino per il quotidiano indiano The Hindu, che ricorda come il premio per il “realismo visionario”dell’autore sia stato accolto in patria come un riconoscimento per il lavoro degli scrittori cinesi, riaccendendo anche il dibattito sul rapporto tra politica e letteratura entro i confini della censura.

Non a caso l’annuncio dell’Accademia di Stoccolma oltre ai complimenti non ha mancato di suscitare le reazioni di quanti considerano Mo Yan troppo vicino al governo.

Mentre altri hanno sottolineato che nei riguardi dello scrittore si guardi troppo alla politica e poco alla letteratura. A quella narrazione che, scrive Bishan Samaddar sul sito Firstpost.com, Mo Yan insegna sia l’unico modo che gli uomini hanno per passare attraverso le crudeltà della vita.

[Foto credit: blog.aladin.co.kr ]