Oggi in Asia – Condanna a morte per corruzione

In by Gabriele Battaglia

In Vietnam due ex dirigenti di alto livello della prima azienda nazionale di trasporti marittimi sono stati condannati a morte con l’accusa di peculato, dopo oltre tre giorni di processo. In Cambogia il Partito della salvezza è pronto a manifestazioni quotidiane contro il governo. Morti in Bangladesh negli scontri dopo l’esecuzione di Abdul Kader Mollah. VIETNAM – Condanna a morte per due ex dirigenti di SOE

Due ex dirigenti di alto livello sono stati condannati a morte per peculato per lo scandalo della compagnia nazionale di trasporti marittimi Vinalines, mentre in Vietnam cresce la rabbia per i casi di corruzione nell’establishment.
Il caso è di quelli particolari: in Vietnam infatti la condanna a morte di solito si applica a crimini come traffico di droga, omicidio e stupro e più raramente a gravi crimini finanziari. Il caso Vinalines tuttavia pesa assai sul governo di Hanoi: i due condannati infatti erano entrambi membri del Partito comunista vietnamita.

Una delle più importanti imprese di proprietà statale (SOE) vietnamite, l’azienda di trasporti marittimi ha rischiato di fallire a maggio 2012, quando dichiarò l’insolvibilità di crediti per oltre 1 miliardo di dollari. Ulteriori indagini rivelarono un debito totale ammontante ad oltre 3 miliardi di dollari. 
L’ex presidente Duong Chi Dung e l’amministratore delegato Mai Van Phuc sono stati condannati a morte oggi dopo un processo durato tre giorni e mezzo. 

La condanna per i due è stata motivata anche facendo riferimento al caso dell’acquisto da parte dell’azienda di un vecchio pontile mobile di fabbricazione giapponese, già gravemente danneggiato, la cui manutenzione ha richiesto esborsi notevoli da parte dell’azienda. Dung ha ammesso di avere avuto delle colpe ma ha sostenuto di essere stato condannato ingiustamente.  

CAMBOGIA – Proteste a oltranza se non ci saranno nuove elezioni

L’opposizione cambogiana del Partito per la salvezza è pronta a manifestazione giornaliere fino a quando il primo ministro Hun Sen non convocherà nuove elezioni dopo il contestato voto di luglio su cui pesa l’ombra di brogli e irregolarità. Domenica i presidente del partito, Sam Rainsy, e gli altri leader del movimento hanno annunciato la campagna di protesta davanti a circa 10mila sostenitori che dichiaravano “Lunga vita alla democrazia”.

Le manifestazioni per chiedere nuove elezioni andranno avanti per tre mesi. “Da tutto il Paese chiedono le dimissioni di Hun Sen e il voto”, ha detto Sam Rainsy, tornato dall’esilio parigino proprio a luglio, benché non gli fu permesso di candidarsi, e sulle cui figura pesano tuttavia le posizioni anti-vietnamite.
L’opposizione chiede una commissione indipendente che indaghi sulle presunte irregolarità nel voto che portò all’ennesima vittoria di Hun Sen, uomo forte del Paese da oltre un quarto di secolo.

BANGLADESH – Morti negli scontri per l’impiccagione del leader islamista

È di almeno cinque morti il bilancio degli scontri tra polizia e manifestanti in Bangladesh nelle proteste scatenato dall’esecuzione del leader islamista Abdul Kader Mollah, impiccato la scorsa settimana per una condanna per crimini di guerra. Secondo quanto riferito dall’agenzia France Presse gli attivisti della Jamaat-e-islami hanno attaccato i poliziotti con armi improvvisati e bombe. Gli scontri sono gli ultimi dell’ondata di violenze scatenate dall’impiccagione di Mollah, nelle quali sono morti in totale già 30 manifestanti.
 
Quella di Mollah è stata la prima esecuzione per le condanne emesse dal tribunale speciale che indaga sui crimini commessi durante il conflitto per l’indipendenza dal Pakistan nel 1971. Il tribunale istituito dal governo come uno strumento per fare giustizia è considerato dall’opposizione uno strumento di lotta politica nella mani della premier, Sheikh Hasina.

[Foto credits: AFP]