Oggi in Asia – Amnesty: “Basta repressione in Thailandia”

In by Gabriele Battaglia

Amnesty chiede alla giunta militare thailandese di porre fine alla repressione iniziata con il colpo di Stato a maggio di quest’anno. Il presidente filippino Aquino chiede alle Camere di approvare una legge per l’autonomia di Mindanao. Condannato l’ex capo dell’intelligence di Seul per lo scandalo delle presidenziali 2012. THAILANDIA – Amnesty chiede la fine della repressione

Amnesty International esorta la giunta militare al potere in Thailandia a porre fine alla repressione iniziata con il colpo di Stato dello scorso maggio. Dal golpe, scrive l’organizzazione, i militari si sono macchiati di numerose violazioni dei diritti umani.

L’esercito si era mosso ufficialmente per riportare la stabilità, dopo sei mesi di proteste anti-governative, nelle quali sono morte almeno 27 persone, contro l’allora premier Yingluck Shinawatra. “Le ragioni della sicurezza non possono giustificare le violazioni dei diritti umani in larga scala, che sono state perpetrate”, continua Amnesty.

Il rapporto ricorda come sia stato almeno ordinato e in molti casi eseguito l’arresto di almeno 665 thailandesi, molti dei quali politici, accademici, attivisti politici e giornalisti, spesso tenuti in cella per oltre una settimana senza accuse o processo.

Amnesty ricorda inoltre di aver ricevuto serie testimonianze di torture e sottolinea la chiusura di siti internet e di alcune radio e televisioni. Il governo di Bangkok dal canto sui ha ribadito la mancata comprensione di Amnesty delle difficoltà nel riportare la situazione alla normalità.

FILIPPINE – Verso un nuovo governo autonomo a Mindanao

Il presidente filippino Benigno Aquino ha chiesto alle Camere di approvare al più presto una legge che crei un’autonomia musulmana nel sud del paese.

Circa l’80 per cento della popolazione filippina si dichiara di religione cattolica. Tuttavia il sud dell’arcipelago è stato teatro di un feroce conflitto tra le forze militari di Manila e i ribelli del Moro Islamic Liberation Front.

La decisione di Aquino, scrive Al Jazeera, ha l’obiettivo primario di porre fine a circa cinquant’anni di conflitto che hanno causato la morte di 120 mila persone, due milioni di profughi e uno sviluppo rallentato in una regione ricca di risorse.

Secondo il testo di legge, frutto di anni di negoziazioni, i ribelli musulmani governeranno l’isola meridionale di Mindanao, a maggioranza musulmana, per un periodo di transizione che durerà fino alle elezioni del 2016 per cui i ribelli concorreranno con un loro partito.

La nuova amministrazione di Mindanao – che va a sostituire la vecchia regione autonoma, “fallita” per Aquino – avrà un’autonomia più ampia in materia fiscale e commerciale.

COREA DEL SUD – Condanna per l’ex capo dell’intelligence

L’ex capo dell’intelligence sudcoreana Won Sei-hoon, è stato condannato a due anni e mezzo di carcere, con la condizionale, per interferenze nelle elezioni presidenziali del 2012. I servizi sono infatti accusati di aver organizzato campagne online per screditare i candidati progressisti al voto che a dicembre di due anni fa vide trionfare la leader conservatrice Park Geun-hye. Lo scandalo fu uno dei primi che nell’ultimo anno hanno coinvolto l’agenzia. 

[Foto credit: bbc.co.uk]