In Vietnam un dissidente è stato aggredito da presunti agenti del governo che volevano impedire l’incontro tra lui e un funzionario australiano per discutere di diritti umani. La nuova strategia per la sicurezza nazionale, per coordinare la lotta al terrorismo. Il sultano del Brunei minaccia chi critica l’introduzione della sharia. VIETNAM – Dissidente aggredito da presunti agenti del governo
Un dissidente vietnamita ha dichiarato oggi di essere stato aggredito insieme a sua moglie poco prima di incontrare un diplomatico australiano lunedì scorso. Nguyen Bac Truyen, questo il nome dell’uomo, si stava recando all’ambasciata australiana di Hanoi per parlare dei diritti umani nel paese della penisola indocinese.
Secondo quanto dichiarato da Truyen e riportato da Associated Press, lunedì scorso quattro uomini, da lui identificati come agenti del governo, hanno trascinato l’uomo e la moglie in un taxi e li hanno malmenati. Truyen si è recato comunque in ambasciata da cui poi è stato condotto in ospedale per ricevere assistenza. L’attacco, ha spiegato l’attivista, è stato pensato per impedirgli di "parlare dei diritti umani in Vietnam con i funzionari dell’ambasciata". Il governo di Hanoi non ha rilasciato dichiarazioni sul caso.
Il Vietnam è attualmente sotto pressione dalla comunità internazionale per il suo controllo stretto sulla libertà di espressione. Negli ultimi tempi sono saliti agli onori delle cronache diversi casi di blogger arrestati e condannati al carcere per aver "abusato delle libertà democratiche". Lo stesso Truyen è stato in carcere per tre anni e mezzo fino a maggio 2010. Le interviste con i dissidenti, tuttavia, sono un importante strumento per le ambasciate straniere di valutazione dello stato dei diritti umani in Vietnam.
PAKISTAN – Nuova politica per la sicurezza nazionale
Il ministro dell’Interno pakistano ha presentato oggi in parlamento la nuova politica di sicurezza nazionale. La strategia anti-terrorismo di Islamabad era stata approvata ieri dall’esecutivo guidato da Nawaz Sharif. Il governo risponderà dando la caccia nelle basi delle forze talebane e dei gruppi armati a ogni atto di violenza.
Terrorismo e dialogo non possono andare di pari passo, ha detto il ministro Nisar Ali Khan nel motivare la strategia di colpire i miliziani con raid aerei. Nei giorni scorsi si erano interrotti i negoziati con il Tehreek-i-Taliban Pakistan, la frangia pakistana dei turbanti neri. Il congelamento del dialogo è stato deciso in risposta all’uccisione di 23 agenti della guardia di frontiera prigionieri dal 2010.
Islamabad ha risposto bombardando dal cielo le aree tribali, un intervento di cui tuttavia si aveva sentore già da fine gennaio, quando decine di migliaia di sfollati avevano abbandonato le proprie case per timore di un intervento militare, la cui organizzazione era stata smentita.
Secondo il piano, una prima unità di risposta rapida composta da 500 uomini sarà istituita a Islamabad, per poi essere replicata in tutte e quattro le province del Paese. Inoltre sarà istituito un dipartimento per la sicurezza interna che coordinerà le forze.
BRUNEI – Vietato criticare la sharia
Il sultano del Brunei minaccia di usare la sharia contro le critiche, diffuse soprattutto online, all’introduzione del nuovo codice penale basato sulla legge islamica, che entrerà in vigore ad aprile.
La piccola monarchia assoluta del Sudest asiatico è uno dei paesi più ricchi e con i più alti standard di vita della regione, oltre a essere una delle nazioni dove più diffusi sono i social network e l’uso di internet. Tuttavia nel sultanato è già in vigore una versione più conservatrice dell’islam rispetto alle varianti seguite nelle altre nazioni a maggioranza musulmana della regione: Malaysia e Indonesia.
“Gli insulti non possono continuare”, ha annunciato il sultano Hassanal Bolkiah, nel sottolineare che, se si dovessero trovare elementi per le accuse, i responsabili dei commenti dovranno preoccuparsi per l’introduzione del nuovo codice penale.
[Foto credit: ibtimes.co.uk]