Caratteri Cinesi – Nuovo cinema Luce rossa

In by Simone

Dal cinema socialista rivoluzionario a Guerre stellari. I cambiamenti di una società e di una città si susseguono parallelamente alla parabola dell’invecchiamento umano. Un uomo può sentirsi privato delle sue radici in una città natale irriconoscibile, consumata come un fotogramma.
Il cinema Luce rossa è nella mia città, di fronte alla via del Teatro dell’opera e della danza del Sichuan. È un sala polverosa. Ai miei tempi, questo tipo di costruzioni erano ovunque a Chengdu.

Una sera, quando ero piccolo, entrai nel cinema e vidi un film, La terza sorella Liu. Huang Wanqiu divenne subito la prima donna dei miei sogni, un mito che avrebbe resistito per tutta la mia infanzia. La prima volta che fui colpito dall’insonnia, provai una dolce sofferenza come in una sorta di ipnosi. Mi immaginai nei panni del pescatore, l’eroe del film, ma ero troppo piccolo e, nel rendermi conto che non gli somigliavo per niente, venni colto dall’ansia.

Dopo un mese fui costretto a malincuore a elemosinare qualche biglietto dai miei compagni di gioco, barattandoli con bilie e stecche di sigarette. Andavo sempre a rivedere quel film, finché non memorizzai ogni canzone, le trame e tutte le battute. […]

A quei tempi i divertimenti erano ben pochi, per cui l’arrivo nelle sale di un film albanese come Esplosione era un evento ancora più grande di quanto sia oggi l’uscita dei grandi kolossal occidentali. Quella volta, fuori dal cinema, per tutto il giorno girarono una miriade di scansafatiche dall’aria arrogante, con in mano biglietti a prezzi maggiorati. Generalmente la polizia se ne infischiava, a volte facevano addirittura comunella.

Nel cinema invece c’era tutta un’altra atmosfera: il pubblico, non appena vide l’uomo dalla barba lunga stringere a sé la bella ragazza, iniziò a gridare preso da un’agitazione incontrollata. Questo tipo di scene non esistevano nei film della Cina socialista; uomini e donne non potevano lasciarsi andare a simili smancerie e dovevano quotidianamente controllare le emozioni […]

Al cinema Luce rossa ho visto La storia di Jinji e Yinji, La fioraia, Il figlio dell’autista del treno, piangendo assieme agli altri spettatori fino a perdere il contatto con la realtà[…]. Così pensavamo che la Corea del Nord fosse un posto grandioso e la Corea del Sud un posto oscuro, che l’imperialismo americano fosse crudele e che avevamo il dovere di spedirlo all’inferno.[…]

Alla vigilia dell’esame di maturità, un colpo di fortuna mi diede un’improvvisa ispirazione: una persona capitò al cinema Luce rossa e diede una sbirciata al capolavoro di Erich Von Däniken Gli extraterrestri torneranno. Questo film era destinato a subire gli attacchi di molti critici conservatori, che lo ritennero un’opera pseudoscientifica, ma io invece lo trovai pionieristico e profetico.

Da allora mi convinsi che la Terra fosse il parco giochi degli alieni e che noi non fossimo altro che i loro discendenti, se non il frutto dei loro esperimenti. Di notte fissavo il cielo stellato, persuaso che gli alieni si trovassero lì e mi guardassero, proprio come poteva fare un cane o un gattino. […]

Un’altra illuminazione avvenne al secondo anno di università, di ritorno a Chengdu. Al cinema Luce rossa davano Guerre stellari. Anche questa volta all’uscita c’erano una marea di bagarini dal viso paonazzo e dall’espressione sicura; quando si spostavano avevano un’aria che ricordava le movenze dei cavalieri Jedi. Non osai fermarmi a lungo, comprai di fretta un biglietto ed entrai.

Mentre le grandi, oscure e ineguagliabili navi calcavano gli orizzonti mi sembrava di oltrepassare ogni percezione umana. La vita e le vista mi apparvero davvero così illimitate, bramavo di sfrecciare accanto al mondo con quel senso di libertà, non incatenare nessun talento artistico e non asfissiare alcun tipo di condizione umana.

Dunque, ai tempi dell’università ero davvero indisciplinato, così, finalmente venni espulso. Poiché smisi di studiare, tornai a casa e finii in fabbrica, dove iniziai a lavorare nell’Ufficio per la propaganda e l’informazione. C’era un’operaia che era molto carina con me, con cui mi ritrovai a parlare di matrimonio.

Ci piaceva andare al cinema della luce rossa. Allora i biglietti erano molto economici e noi avevamo voglia di esplorare, energia ed entusiasmo, eravamo pronti a sperimentare appieno ogni tipo di destino.[…] A volte non guardavamo il film, ma fissavamo noi stessi. […] Cosa c’è di male a essere una persona comune? Sicurezza, realismo, assenza di ambizioni sfrenate, solo felicità composta. Quel tipo di sensazione mi è rimasta addosso finché lei non mi lasciò per andarsi a cercare un perfetto studente universitario.

Più di dieci anni sono passati in un attimo, e con il corpo ricoperto di polvere rieccomi di nuovo a casa. Ma mi rendo improvvisamente conto di non riconoscere più le strade. Il tassista mi porta a destinazione dicendomi di essere arrivati al Teatro dell’opera. Gli chiedo se mi stia prendendo in giro e dove diavolo mi abbia portato.

Di rimando mi chiede se sia davvero di Chengdu, visto che non riconosco neppure il cinema Luce rossa. Guardo meglio ed è proprio vero, quella sala polverosa è ancora lì. Quand’ero piccolo mi smbrava così grande e ora che sono cresciuto è diventato così piccolo. È in restauro, probabilmente si appresta a divenire sfarzoso, alla moda e in linea con la Chengdu del futuro, privandomi così della sensazione di trovarmi a casa e mettendomi di fronte alla realtà: non ritroverò mai la mia vera casa.

Mi piacerebbe molto andare al cinema Luce rossa e vedere ancora un film. L’ambiente dal sapore antico, il lento rumore del proiettore, la luce degli occhi traboccanti che appare e scompare, tutto questo ha riempito la mia giovinezza e dato colore al mio destino.

So che sto invecchiando, per cui il mio spirito si è fatto docile ed esitante. Non ho più talento né fascino, ma solo delle capacità in via di deterioramento. La vita è proprio come i fotogrammi di un film: un bagliore di un frangente che si consuma fugace e di cui ci rimane solo una pallida commozione e una densa assenza.

[Post tradotto da Mauro Crocenzi. La versione completa è su Caratteri Cinesi. Fotocredits: frannxis.blogspot.com]

*Luo Bing, classe 1967, è originario di Chengdu. È poeta, scrittore, musicista e produttore. Dopo il periodo universitario si ritrova a lavorare in fabbrica e a cambiare diversi lavori, prima di affermarsi come musicista nel mondo dello spettacolo. Negli anni diviene un prolifico compositore, autore, sceneggiatore e produttore.