Nepal – Paese in ginocchio, aiuti anche dall’Italia

In Uncategorized by Gabriele Battaglia

In caso di disa­stro o cala­mità natu­rale, dicono gli esperti, le prime 72 ore sono cru­ciali. Quello è il lasso di tempo entro il quale la pro­ba­bi­lità di sal­vare vit­time intrap­po­late tra le mace­rie è più alta. Alle 11 e mezza locali di mar­tedì 28 aprile, anche il cal­colo delle pro­ba­bi­lità ini­zierà a remare con­tro le ope­ra­zioni di sal­va­tag­gio che fati­co­sa­mente, in que­sti tre giorni, sono state por­tate avanti in un Nepal let­te­ral­mente in ginoc­chio dopo la scossa da 7,9 gradi sulla scala Rich­ter del 25 aprile. Il ter­re­moto in super­fi­cie ha rima­ni­fe­stato l’evento sismico cau­sato dalla lenta col­li­sione tra la placca indiana, che spinge verso nord, e quella eura­sia­tica, verso sud: lo stesso scon­tro che nelle ere geo­lo­gi­che ha for­mato la catena mon­tuosa dell’Himalaya con­ti­nua ancora oggi, scon­quas­sando cicli­ca­mente l’Asia meri­dio­nale con una vio­lenza che ora, nella – come si dice — «era digi­tale», pos­siamo imma­gi­nare meglio gra­zie ai video cari­cati su You­tube, in que­sti giorni onni­pre­senti nel rac­conto tele­gior­na­li­stico mon­diale. Atte­nen­doci alla mate­ma­tica, torna utile ricor­dare che il ter­re­moto dell’Aquila del 2009 è stato misu­rato in 5,8 gradi sulla scala Rich­ter; le scosse di asse­sta­mento che si sus­se­guono da sabato in Nepal e river­be­rano in Cina, India e Ban­gla­desh, di norma supe­rano i 6,5 gradi.

Nella serata di ieri le auto­rità nepa­lesi hanno aggior­nato il bilan­cio delle vit­time certe a oltre 4mila, men­tre gli sfol­lati supe­ra­vano i 100mila. L’elettricità e i col­le­ga­menti tele­fo­nici non sono ancora stati ripri­sti­nati e le vie di comu­ni­ca­zione tra i cen­tri urbani prin­ci­pali e le migliaia di vil­laggi del Nepal rurale sono in gran parte distrutte: anche per que­sto si teme che la conta dei dece­duti pro­se­guirà nei pros­simi giorni, man mano che le auto­rità locali riu­sci­ranno a met­tersi in con­tatto con le aree più col­pite dal sisma. Le noti­zie fram­men­ta­rie che arri­vano dal distretto di Gor­kha – abi­tato da 270mila per­sone, secondo le stime – rac­con­tano di interi vil­laggi rasi al suolo, altri che hanno subito danni con­si­stenti al 70 per cento delle abi­ta­zioni. Stessa situa­zione nel distretto di Lam­jung, epi­cen­tro della prima scossa.

In tutto il paese le strut­ture ospe­da­liere, impre­pa­rate a un’emergenza di que­ste pro­por­zioni, non sono in grado di pre­stare le cure neces­sa­rie; man­cano letti, medici, medi­cine e a Kath­mandu il per­so­nale medico è costretto ad ope­rare let­te­ral­mente per strada.

Gli aiuti della comu­nità inter­na­zio­nale in que­sti primi giorni si sono con­cen­trati soprat­tutto sulle ope­ra­zioni di sal­va­tag­gio, con per­so­nale spe­cia­liz­zato arri­vato da ogni angolo della terra: dall’Australia all’Unione Euro­pea, dagli Usa ai vicini asia­tici, tutti hanno inviato aerei, eli­cot­teri e squa­dre di soc­corso, per­so­nale medico, medi­cine e attrez­za­ture per ope­rare in con­di­zioni di emer­genza, cibo, coperte, gene­ra­tori di cor­rente elet­trica, sistemi per la depu­ra­zione dell’acqua, in una gara di soli­da­rietà accom­pa­gnata da pro­messe di fondi per la rico­stru­zione da elar­gire una volta che la pol­vere si sarà posata, le pire fune­ra­rie si saranno spente e l’entità del danno e della dispe­ra­zione sarà in qual­che modo misurabile.

Ci vor­ranno ancora alcuni giorni per fare il punto dei danni subìti su tutto il ter­ri­to­rio e se nell’immediato è cate­go­rico scon­giu­rare il rischio di epi­de­mie tra i feriti costretti ad accam­parsi per strada — con minime not­turne che in cam­pa­gna scen­dono fino a pochi gradi sopra lo zero — for­nendo acqua e cibo agli sfol­lati, sul lungo ter­mine il pro­blema sarà ridare un riparo a chi ha perso tutto. Secondo Uni­cef, solo i bam­bini col­piti dal sisma sono più di un milione, men­tre l’Organizzazione Mon­diale della Sanità, in un comu­ni­cato, ha fatto sapere che ser­vono imme­dia­ta­mente almeno cin­que milioni di dol­lari per far fronte all’emergenza sani­ta­ria, oltre a squa­dre sani­ta­rie spe­cia­liz­zate che si aggiun­gano alle venti équipe inter­na­zio­nali che già hanno rag­giunto Kath­mandu e che lo stesso Oms sta coor­di­nando in col­la­bo­ra­zione col Mini­stero della Sanità nepalese.

Il ter­re­moto ha colto lo stato hima­la­yano pro­prio nel picco della sta­gione del trek­king, quando l’affluenza dei turi­sti — un milione all’anno, secondo le stime uffi­ciali di Kath­mandu — è mag­giore. Tra le vit­time ci sono anche quat­tro ita­liani, con­fer­mati nei giorni scorsi dalla Far­ne­sina. Si tratta di Oskar Piazza e Giliola Man­ci­nelli, due speleologi del Soc­corso alpino, tra­volti da una valanga in un vil­lag­gio alle pen­dici dell’Himalaya, e Renzo Bene­detto e Marco Pojer, uccisi da una frana durante un trek­king nella Rol­wa­ling Val­ley, poco a nord di Kath­mandu.

L’Italia, ha annun­ciato il mini­stro Gen­ti­loni, ha stan­ziato 300mila euro di fondi per aiu­tare il Nepal, che con­flui­ranno negli sforzi della Croce Rossa Internazionale.

[Scritto per il manifesto; foto credit: cnn.com]