Miti sul Web

In by Simone

Xiao Yang l’ha scritto colma di disperazione su Internet: meglio diventare concubina, che sposare un uomo povero. Una storia delle tante facce della Cina, raccolta da quello sterminato strato di discussione e curiosità che è il web cinese. Sottili linee a unire storie e vicende umane: una generazione che si interroga sulla vita reale, scritta e interpretata direttamente, da altri meglio che dal Governo e le sue notizie ottimiste, brillanti. C’è di tutto in Cina: nel web l’apoteosi del paese che pulsa, vive, si confronta. Sono i blog, i forum e le BBS.

Spesso a essere protagonisti sono donne, nel bene e nel male. Mesi fa un paio di ragazzine misero su Tudou, letteralmente “Patata”, Youtube cinese, un video in cui si lamentavano della noia dovuta ai giorni di lutto per il terremoto del Sichuan. Il video divenne tanto famoso che intervennero le autorità: arrestate. Altre ragazze cinesi hanno svelato on line la nuova regolamentazione per il mestiere di badanti: regole contro vestiti osé e eccessivo trucco. Ne è nata una sorta di battaglia a colpi di commenti e tentativi di disobbedienza civile. E in Cina, la moda degli ex di pubblicare materiali sconci sull’amante perduto è pratica svolta da tempo, da parte di tante ragazze terribili. E ancora: la storia della ragazza stuprata e uccisa dal figlio del funzionario locale, che ha dato vita a violenti scontri nel paese d’origine, ha fatto il giro del web e spinto commenti duri e aspri sul supposto machismo tutto orientale. Confronti, opinioni con un retrogusto amaro: pensate che noi non discutiamo, perché non cercate le discussioni, il commento di una ragazza pechinese, persa tra Iphone e QQ, il sistema di messaggistica on line usato dai cinesi. E a Pechino il wireless si trova dappertutto, in ogni luogo. La ragazza è di fronte al nuovo negozio Apple nella movimentata Sanlitun, il quartiere della movida notturna pechinese: vogliamo quello che volete voi – ripete – stile, bellezza e apertura mentale.

Quella di Xiao Yang, invece, è una storia triste, divenuta mitica in Rete, a testimoniare la piena consapevolezza di vivere in un paese ingiusto economicamente. E i cinesi sembrano prenderci gusto. Alcune frasi, riportate dai media e masticate e modificate nel senso dal web, diventano nuovi slang che tornano nel mondo reale. Realtà, web, realtà, in una contaminazione che vede una lenta e inesorabile costruzione di miti, leggende metropolitane, ragionamenti, interrogativi, tanti. Una buridda di storie e interpretazioni in grado di modificare l’immagine che uno straniero può avere della Cina. Nascono gli outsider, le gang di Pechino, nuovo oggetto di studio dei ricercatori orientali, i miti al contrario, così difficili da comprendere per la nuova ventata confuciana che passa da queste parti. Cominciano a parlare o a fare parlare di sé gli insofferenti, termine usato da Carlotto quando divampò l’estate di Lupo Liboni. Gente che corre da sola e lo fa sfidando apertamente il Governo: anche su internet.

A Shanghai, prima che cominciassero le Olimpiadi, un uomo venne arrestato. Giunto nel commissariato uccise sette poliziotti. Pochi giorni fa è stato condannato a morte, ma sul web cinese è diventato un mito. Un mito di qualcosa che non si può dire: all’esattezza delle parole si sono sostituiti gli aneddoti. Alcuni blogger hanno ricordato precedenti arresti dell’uomo, durante il quale sarebbe stato picchiato selvaggiamente dai poliziotti. Giustificazioni e confessioni inammissibili: alcuni blogger sono stati arrestati. Non solo discussione, anche anche presa diretta. Inutile parlare di media attivismo ai cinesi: gli viene naturale. Girano sempre armati di videocamere, usano il cellulare molto più degli italiani, uniscono i diversi devices, per sbalordire i messaggi ricevuti. Ed ecco che alcuni giovani bloggers cercano e trovano le galere nere, oscure, sconosciute. I posti, nel bel mezzo di Pechino, dove vengono messi a sostare tutti i petizionisti che giungono nella Capitale per chiedere udienza al Governo.

La Cina avanza, ma questo metodo era usato già quando a capo di tutto c’era il figlio del Cielo. Una storia millenaria scomparsa nella conoscenza comune. E i giovani, non solo squattrinati e sognatori, anzi, piuttosto realisti, cercano di costruire un presente e una storia contemporaneamente: svelando quello che possono, quello che è possibile. Ieri un tribunale cinese ha condannato quattro ufficiali della polizia municipale della città di Tianmen, nella regione centrale dell’Hubei, coinvolti nel pestaggio a morte di un uomo che aveva filmato i loro scontri con gli abitanti di un villaggio a causa di una discarica di spazzatura. Wei Wenhua, la vittima, era un manager di una società di costruzioni e nel gennaio scorso aveva ripreso il tafferuglio con il telefonino. Video e foto che sono girate su internet. Una ventina di poliziotti municipali per questa ragione lo avevano circondato e bastonato. Il pestaggio aveva causato a Wei un infarto, che l’aveva ucciso. Una ventina di agenti erano stati subito arrestati per la morte dell’uomo. La Corte del Popolo di Qianjiang ha condannato l’ufficiale capo coinvolto a sei anni di prigione, mentre altri tre ufficiali hanno ricevuto condanne da tre a cinque anni.

[China Files]