Made in China Files

In by Gabriele Battaglia

Un’analisi della situazione degli stranieri in Cina dopo l’arresto dell’attivista svedese Peter Dahlin. Pechino ora vuole i benefici di Bitcoin. L’attrice Sunny Leone contro il tradizionalismo indiano. La pace araba secondo Xi Jinping.

Gli stranieri in Cina devono iniziare a preoccuparsi? di Simone Pierann
Peter Dahlin, Gui Minhai, Lee Bo, Ursula Gauthier: tutte persone di nazionalità straniera (due dei quali con doppio passaporto) che recentemente hanno avuto seri problemi con la sicurezza cinese. Due di loro hanno «confessato» in tv, un altro è sparito ed è probabilmente detenuto, la quarta, una giornalista, è stata espulsa. La comunità europea comincia a chiedersi se per gli stranieri in Cina stia per cominciare un periodo tutt’altro che semplice.

In Cina e in Asia – Pechino vuole la moneta virtuale di Redazione

Marcia indietro della Cina, che nel 2013 si era scagliata contro il fenomeno Bitcoin: ora Pechino valuta i benefici dell’adozione di una valuta virtuale propria. Alla lista di «scomparsi» in Cina si aggiunge anche Li Xin, un giornalista del Southern Metropolis Daily critico contro le politiche del Partito: la moglie ne ha perso le tracce da dieci giorni. In Corea del Nord Kim spinge per la nomina di un «falco» come capo negoziatore coi vicini del Sud, mentre Pyongyang ha arrestato un altro cittadino americano accusato di «atti contro lo Stato»: è il secondo in un mese. La nostra rassegna del mattino.

Ex pornostar Sunny Leone vs I «valori indiani»: 4-0 di Matteo Miavaldi

L’ex pornostar canadese di origini indiane, ora attrice di Bollywood, è stata fatta oggetto di un’intervista platealmente inquisitoria, nel tentativo di estorcere a Leone un’autocritica pudica circa il proprio passato lussurioso. Cortesia che l’attrice non ha assecondato, demolendo in 20 minuti il velo di ipocrisia bacchettona tipico dell’India «per bene» e della propria industria cinematografica.

Medio Oriente, la pace di Xi di Gabriele Battaglia

Anticipato da un "Arab Policy Paper", Xi Jinping è stato in Arabia Saudita, Egitto e Iran a ricomporre interessi contrastanti e a proporre una strategia cinese per l’area più calda del pianeta. Al centro, la Via della Seta, che però si articola meglio per l’occasione.