La nuova presidente di Taiwan Tsai Ing-wen, che ha vinto con il 56 per cento dei voti, in quello che è un risultato storico per il paese. La crescita al 6,9 per cento della Cina e l’analisi delle conseguenze del dato. La confessione in diretta tv dell’attivista svedese Peter Dahlin e la strategia mediorientale di Xi Jinping. Con la foto di copertina di Zaijietou.
Lunedì 18 gennaio | La prima presidente di Taiwan di Simone Pieranni
Tsai Ing-wen ha vinto ed è la nuova presidente di Taiwan. Tsai ha ottenuto una vittoria con oltre il 56 per cento dei voti conseguendo un risultato storico. Per la prima volta in un paese dell’universo «sino-parlante» ha trionfato una donna (fino a qualche mese fa anche la sua rivale era una donna, ma poi il Kuomintang ha deciso di puntare su Eric Chu). Evento da segnare nel calendario della storia, anche perché pone fine al recente dominio del Kuomintang, al potere da due legislature caratterizzate da un pesante riavvicinamento a Pechino. I vicini cinesi, che da sempre considerano l’isola una provincia ribelle sulla quale non hanno mai nascosto le mire di riconquista, all’arrivo dei risultato hanno deciso di fare finta di niente.
Martedì 19 gennaio | Cina: crescita al 6,9 per cento di Redazione
È l’incremento più basso degli ultimi 25 anni, era previsto, la leadership ostenta sicurezza mentre il mondo si interroga perché l’economia cinese è sempre più considerata driver della crescita globale. Ne sentiremo parlare a lungo.
Mercoledì 20 gennaio | Come cambia la Cina che rallenta di Andrea Pira
La Cina cresce al 6,9 per cento, al ritmo più basso in 25 anni. La leadership cerca di rassicurare il mondo che si interroga se la Repubblica popolare sia ancora uno dei driver globali. Intanto, dietro il rallentamento, va avanti la transizione del modello economico. Non senza punti oscuri sullo stato di salute del sistema.
Giovedì 21 gennaio | La confessione tv di Peter Jesper Dahlin di Gabriele Battaglia
L’attivista svedese compare su Cctv e «ammette» le sue colpe, è accusato di reati che da tempo servono a ingabbiare il dissenso e a giustificare la stretta repressiva. Se sussistono molti dubbi sulla veridicità della confessione, il suo caso potrebbe anche essere letto come un vero e proprio salto di qualità: un messaggio rivolto a stranieri e cinesi.
Venerdì 22 gennaio | Medio Oriente, la pace di Xi di Gabriele Battaglia
Anticipato da un "Arab Policy Paper", Xi Jinping è stato in Arabia Saudita, Egitto e Iran a ricomporre interessi contrastanti e a proporre una strategia cinese per l’area più calda del pianeta. Al centro, la Via della Seta, che però si articola meglio per l’occasione.