L’Italia all’asta. In Cina

In by Gabriele Battaglia

Prima asta immobiliare in Italia di Alibaba. Il colosso dell’e-commerce cinese ha messo all’asta 103 immobili e Milano e una villa. Per l’Italia è una vetrina per attrarre investimenti privati e per alcuni cittadini cinesi è la possibilità di comprarsi una nuova vita. L’elezione di residenza può essere infatti trasformata in quello che i cinesi chiamano green card:  un permesso di residenza permanente. Questa è la prima volta che Alibaba, il gigante dell’e-commerce cinese, organizza un’asta immobiliari in Italia. Giovedì 21 maggio si è tenuta l’asta per la vendita di una villa del sedicesimo secolo in Toscana, prezzo base 100 milioni di yuan (circa 16 milioni di euro) – ma il valore stimato di mercato è di almeno 28 milioni di euro. All’asta sul sito ci sono anche 103 appartamenti a Milano.

L’occasione dell’asta è stata offerta dal lancio di una piattaforma di Alibaba dedicata all’e-commerce di lusso per l’Italia, sia immobiliare che nel mercato dell’arte. Dopo la Grecia e il Regno Unito è il turno dell’Italia a entrare nella lista annunci del gigante cinese. Seguiranno la Francia e la Spagna, prima dell’Europa è stata la volta delle Fiji e degli USA.

Dietro quella che può sembrare un affare per pochi milionari si nasconde un fenomeno più profondo che rivela alcuni aspetti dell’attuale società cinese in continua evoluzione. L’acquisto della casa può rappresentare l’acquisto di qualcosa di molto più prezioso: una preziosa "way out". La classe media cinese è sempre più interessata a mandare i propri figli a scuola all’estero e a godere di un ambiente e di un cibo salubre.

Secondo un rapporto del 2014 di Hurun, il Forbes cinese, che censisce però solo i milionari del paese, questi due sono i motivi principali di emigrazione. Anche gli agenti immobiliari alle fiere di settore utiliazzano spesso questi argomenti legati alla qualità della vita. Esiste, però, anche un motivo non detto, quello di avere una via d’uscita nel caso il clima in Cina si faccia troppo pesante.

Il fenomeno noto internazionalmente come "immigration by investiment", touzi yimin in cinese, può essere tradotto con immigrazione tramite l’investimento. Da un punto di vista giuridico si realizza tramite un permesso di soggiorno chiamato di elezione di residenza per chi intende trasferirsi in Italia senza lavorare e può mantenersi. Al momento ve ne sono circa 70mila, rilasciati per la maggior parte a pensionati che vivono in Italia.

Dopo 5 anni e almeno 4 effettivamente trascorsi in Italia può essere trasformato in un permesso di residenza permanente europeo, che a molti cinesi piace chiamare "green card", come negli Stati Uniti. Un’altra modalità di ingresso è quella del visto turistico di lungo periodo per chi intende solo godere della casa per le vacanze o brevi periodi. Magari in attesa della pensione.

Il Ministero degli Affari Esteri ha regolato la materia con un decreto del 2011, l’850. Nel quale, interpretando norme interne e comunitarie, fissa alcuni criteri per l’esercizio del proprio potere discrezionale, che resta sempre tale, nel rilascio di queste tipologie di visto. 31mila euro all’anno è la soglia di reddito necessaria per un singolo per poterne usufruire.

Con due appartamenti a Pechino ci si potrebbe già rientrare. Ad una recente conferenza stampa tenuta all’Ambasciata si è parlato di appena 200 visti di elezione di residenza rilasciati negli ultimi due anni e mezzo tramite aquisto di immobile. Prima erano zero. I cittadini cinesi sono seguiti in questo da agenzie che curano anche l’inserimento in Italia. Milano è la città preferita perché più attrezzata per un pubblico internazionale.

L’Europa fin’ora è stata meno interessata da questa tipologia di flusso di capitali, ma a partire dai casi di Cipro, Spagna e Portogallo e dei loro schemi di "immigration by investiment" si sono diffusi anche nel vecchio continente. Il solo Portogallo si è portato a casa una cifra pari a quasi un miliardo di euro in investimenti diretti finalizzati al permesso di soggiorno con 1159 cittadini cinesi tra 2012 e 2014 che hanno investito nel paese. Un’altra meta raggiunta in massa da questi investimenti è stata la Spagna. Questi paesi adottano, però, una politica di automatismo nel rilascio dei visti legato al valore dell’investimento, che stando agli adetti ai lavori si presterebbe a speculazioni.

Alibaba  opera sul mercato tramite varie piattaforme, la più famosa di queste è Taobao dedicata al consumo di massa. Le altre piattaforme, tra le quali quella in questione, si rivolgono a un pubblico più selezionato. Le vendite tra privati e le offerte delle piccole e medie imprese sono comunque l’oggetto principale delle operazioni del gigante asiatico dell’e-commerce, ha sottolineato lo stesso Jack Ma durante la sua visita a Roma del marzo dell’anno scorso.

Nel caso dell’immobiliare si tratta di un movimento diffuso di ricchezza, che dovrebbe far bene all’Italia tramite l’indotto creato per le imprese locali che questi acquisti generano. Tre sono i principali modelli di investimento cinese all’estero: quello sovrano, quello manifatturiero e quello privato. I primi due sono più noti alle cronache per il grande impatto finanziario o industriale, un esempio il recente acquisto della Pirelli da parte dei cinesi.

L’investimento privato all’estero ha stimato il Wall Street Journal ha superato già dal 2012 il 3 per cento del pil cinese, quasi 225 miliardi di dollari l’anno. La quota per l’Italia è di più di 13 miliardi di dollari nel solo 2014, più alta del Regno Unito e degli USA, secondo i dati di Bloomberg. A rendere questo investimento ancora più interessante è l’andamento tra i più stabili del mercato immobiliare italiano e questo in un momento in cui quello cinese è in netta caduta.

Aldilà del singolo affare immobiliare c’è un altro fattore da tenere in considerazione in questo tipo di offerte ed è l’effetto vetrina dato dall’esposizione mediatica generale che il paese riceve. Il tutto a un passo di click.

*Stefano Lippiello è uno studente di Storia e Cultura del Vicino Oriente alla Frei Universität di Berlino. Nella sua vita professionale precedente è stato un giurista.

[Fotocredit: taobao.cn]