L’importanza di chiamarsi Terzo Plenum

In by Gabriele Battaglia

A ogni Terzo plenum del comitato centrale del Partito comunista corrisponde un momento cruciale della storia cinese. Tutte le principali svolte politiche degli ultimi anni sono passate da qui. E a novembre ci si aspetta che succeda qualcosa. Xi Jinping si prepara alla sua prima metaforica "discussione in famiglia". Può apparire una riunione come tante, il solito rituale del summit già programmato che scandisce i tempi della macchina burocratica cinese. E invece no.
Il terzo plenum del comitato centrale – organo decisionale del Partito comunista – che si terrà in una data ancora ignota del prossimo mese di novembre, sarà molto probabilmente una tappa fondamentale della storia cinese, uno di quei momenti che determinano cambiamenti epocali.

A farlo pensare sono le circostanze particolari che si sono venute a creare in questo preciso momento storico, gli indizi che fanno credere che a novembre qualcosa succederà. E a scriverlo è il South China Morning Post, in un’analisi che legge il presente anche alla luce del passato, ripercorrendo le svolte epocali dei precedenti “terzi plenum”. 

Ma procediamo con ordine.
Cary Huang scrive sul giornale di Hong Kong che con il processo a Bo Xilai e la sua condanna all’ergastolo – cioè con il più grande scandalo politico degli ultimi decenni – Pechino si è finalmente lasciata alle spalle la difficile transizione dalla vecchia alla nuova generazione di leader.
A questo punto si guarda avanti e la riunione del prossimo mese capita a proposito per fissare l’agenda politica di cui si sono intravisti i primi abbozzi nell’ultimo anno, cioè da quando Xi Jinping e i sette che di fatto governano la Cina sono al potere.
Fin qui, le circostanze dell’oggi.

C’è poi la storia cinese che, da queste parti, non è mai una semplice citazione.
“Può sembrare banale” – scrive Huang – ma già altra volte il terzo plenum ha segnato importanti svolte. “Gli storici ricordano il conclave del 1978. Due anni dopo la morte di Mao Zedong, il Partito e la nazione erano sul filo del rasoio, in bilico tra le opposte filosofie del vicepremier Deng Xiaoping e della fazione conservatrice guidata da Hua Guofeng, Presidente del partito, irremovibilmente fedele al Grande Timoniere”.

Con la vittoria della dottrina Deng “La pratica è l’unico criterio di verità” – contro quella dei “due qualsiasi” di Hua (in italiano anche “due qualunque”: “difenderemo risolutamente qualsiasi decisione politica del presidente Mao e seguiremo quasiasi istruzione data dal presidente Mao”), quel plenum sancì il passaggio “dal mantra della rivoluzione socialista allo sviluppo economico”, scrive Huang.

Da quel momento, si è imposta una modernizzazione pragmatica che è la stella polare anche del presente. E proprio oggi “gli analisti dicono che la Cina è in un momento critico come lo era 35 anni fa e la nuova leadership di Xi Jinping deve affrontare una scelta ‘o la va o la spacca’”. Il riferimento è all’esaurimento del modello Deng di crescita accelerata a forte intensità di investimenti e di lavoro e alla necessità di riconvertire l’economia in direzione della qualità e dei consumi interni.

Le riforme saranno probabilmente economiche – con un’ulteriore liberalizzazione del sistema Cina – e politiche solo nella misura in cui serviranno a rendere più efficiente la macchina del Partito – si pensi al giro di vite sui funzionari corrotti – ma la dottrina del partito unico non sarà cambiata, spiega il giornale.
Perché dunque proprio il terzo plenum? A questo punto bisogna comprendere la macchina organizzativa del Partito comunista cinese.
“Nell’ambito del sistema – spiega Huang – la consuetudine sempre più istituzionalizzata vede un congresso nazionale del Partito ogni cinque anni. Il congresso elegge il Comitato centrale, che assume il numero del congresso stesso". Il 18esimo Comitato centrale è quello in carica ora.

Tra un congresso e l’altro, il Comitato Centrale si riunisce per sessioni plenarie una volta l’anno. Ma nel primo anno – cioè questo – si tengono tre di questi incontri. I primi due, per discutere questioni relative all’organizzazione e al personale politico interno al governo e alla leadership; così, “al momento del terzo plenum, i nuovi leader hanno di solito consolidato il proprio potere e ottenuto il consenso [interno] sulle proprie principali politiche economiche e sulla direzione da intraprendere”.
Negli ultimi tre decenni “ogni leader ha utilizzato l’incontro per fare ulteriormente avanzare le riforme economiche”. Così, i “terzi plenum” dei Comitati centrali numero 11, 12, 14 e 16 hanno delineato – secondo l’economista Chang Xiuze – i “quattro stadi” delle riforme economiche strutturali: la partenza, la prima messa in pratica, la costruzione del contesto materiale di “un’economia socialista di mercato” e infine la sua piena attuazione.

Ed ecco in dettaglio tutti i “terzi plenum” post-Mao, così come li riporta il giornale di Hong Kong:
– 1978: 11esimo, sotto Hua Guofeng (ma gestito di fatto da Deng Xiaoping ): inizia la grande riforma epocale della Cina.
– 1984: 12esimo, sotto Hu Yaobang: le riforme si spostano dalle campagne alle città
– 1988: 13esimo, sotto Zhao Ziyang: riforma dei prezzi e dei salari
– 1993: 14esimo, sotto Jiang Zemin: piano per la sistematica riforma di mercato
– 1998: 15esimo, sotto Jiang Zemin: costruzione una nuova campagna (nel senso di “aree rurali”) socialista
– 2003: 16esimo, sotto Hu Jintao: concetto scientifico di sviluppo
– 2008: 17esimo, sotto Hu Jintao: ulteriore riforma rurale
– 2013: 18esimo, sotto Xi Jinping: ?

Per spiegare l’importanza del summit a venire, vale la metafora “matrimoniale” di Dali Yang, professore di scienze politiche alla Università di Chicago: “[I nuovi leader] hanno avuto una bella ma breve luna di miele, ora devono dimostrare iniziativa e impegno verso una vera riforma. Se sarà fatto bene, il prossimo plenum potrebbe dare nuovo slancio alle riforme e allo sviluppo in una fase di rallentamento della crescita economica. Se invece sarà una delusione, potrebbero potenzialmente accentuarsi le divisioni sociali già così grandi in Cina”.
A novembre, insomma, lo “sposo” Xi Jinping avrà la sua prima discussione in famiglia.

[Scritto per Lettera43; foto credits: voanews.com]