Li Yinhe sulle homowives

In by Simone

Li Yinhe è una sessuologa cinese, una sorta di pioniera e punto di riferimento per problematiche legate alla sessualità in Cina. Particolarmente attenta ai diritti degli omosessuali, ha recentemenete pubblicato un breve articolo su una situazione peculiare cinese: quella delle donne sposate ad omosessuali.
Pubblichiamo di seguito una traduzione in italiano dell’articolo (la versione in cinese si trova a questo indirizzo).

Ho partecipato ad un forum in cui si è discusso del problema delle donne sposate a omosessuali. Sono chiamate tongqi (同妻), le mogli, (qi 妻), di un omosessuale (tongzhi 同志). Si dice che in Cina ci siano 20 milioni di maschi omosessuali, l’80% dei quali sarebbero sposati con una donna. Queste donne, le homowives sarebbero 16 milioni. Il fenomeno piuttosto unico in Cina, raramente riscontrato in altri paesi. […] Questo accade perché la cultura cinese pone grande attenzione al matrimonio e alla necessità della riproduzione.

Ho visitato l’Ungheria, in cui si possono distinguere tre categorie di persone: i single, chi convive e chi sta insieme senza vivere nello stesso luogo. In questo tipo di società le persone omosessuali non hanno bisogno di alcun matrimonio eterosessuale. La gente non sparla di loro e i genitori non esercitano alcuna pressione per spingerli al matrimonio. Sfortunatamente la nostra cultura è decisamente oppressiva, specie quando l’uomo e la donna raggiungono l’età in cui sembra obbligatorio sposarsi, perché la mancanza di progenie viene vista come il peggiore dei mali. Questo costringe intere comunità di uomini omosessuali a sposarsi per avere figli.


La condizione delle donne sposate ad omosessuali è estremamente tragica. Ne ho incontrate alcune che piangevano mentre parlavano e cercavano di abbracciarsi l’una con l’altra. Ogni giorno i loro volti sono rigati da lacrime. Ho ascoltato la testimonianza che considero più scioccante, da una donna che ha finito con il dubitare della sua capacità di attirare gli uomini, perché suo marito non l’ha mai guardata, né toccata. Sono così poco degna come donna, ha cominciato a pensare. Ha cominciato a credere che tutti gli uomini l’avrebbero sempre trattata così, non sapendo quale fosse la verità. Non ha mai sognato di sposarsi un gay. E in questo caso nemmeno la donna più bella del mondo avrebbe potuto farci qualcosa.

Queste donne hanno cominciato a ragionare per trovare un modo per aiutarsi l’una con l’altra. Hanno lanciato un sito web per assistere altre donne, nelle loro stesse condizioni.  La loro priorità è quella di prevenire la possibilità che una donna sposi un omosessuale e aiutare, chi ormai l’ha fatto, a divorziare. Questo significa sostegno psicologico, ma anche finanziario per sostenere le difficoltà legate ad un divorzio.

Hanno proposto uno slogan: L’ultima donna a sposare un omosessuale sono io. Questo slogan è pieno di dolore e si estende a chi potrebbe finire nella stessa situazione. Lo slogan dimostra quindi, che la causa è giusta. Spero che la maggioranza degli uomini omosessuali escano da questa logica che li vuole obbligati a sposarsi e riprodursi e riescano a capire i sentimenti di una donna sposata ad un omosessuale.