Dopo altri competitors nella produzione di computer, anche la Lenovo accusa un evidente rallentamento negli utili e annuncia un piano di ristrutturazione dalle proporzioni massicce: verranno tagliati 2500 tra dirigenti e tecnici, circa l’11% del personale totale. La crisi dilaga nei bilanci di fine anno e anche il colosso cinese si trova – a malincuore – ad adattarsi. Un annuncio cui è seguito un tonfo alla borsa di Hong Kong che non si vedeva dal 1998. Lenovo, quarto produttore al mondo di computer (nel 2005 ha acquisito l’IBM, mentre nel 2007 solo i rivali di Acer ostacolarono l’acquisizione dell’europea Packard Bell) prevede una riorganizzazione che comporterà il taglio di circa 2500 lavoratori e una riduzione generale dei costi. La causa, come annunciato dal management, è nel generale rallentamento del consumo di personal computer in tutto il mondo – e le prospettive nel 2009 non sembrano offrire garanzie di ripresa – che ha portato la Lenovo ad osservare un calo, solo nei primi nove mesi del 2008, di circa il 78% degli utili netti.
Numeri che non possono essere sottovalutati. La riduzione del personale non avverrà in Cina e a Hong Kong, ma nelle aree asiatiche in cui si sarebbero registrate le perdite più alte, Giappone e India su tutti. I tagli riguarderanno i comparti tecnici, ma anche quelli dirigenziali.
«Anche se negli ultimi tre anni abbiamo integrato il business derivante dall’acquisizione dell’IBM, l’ultimo periodo non ha soddisfatto i nostri piani», ha detto il board chairman del colosso produttore di pc, Yang Yuanqing. Segnale di difficoltà anche nel mondo asiatico, a fronte del mercato dei pc che avrebbe avuto dei cali considerevoli in ogni parte del mondo.
Non solo tagli, ma anche diminuzioni di stipendio, nell’ottica di una diminuzione dei costi in grado di attutire le perdite commerciali: l’obiettivo è risparmiare circa 300 milioni di dollari prima del marzo 2010 e creare una unica unità che gestisca il mercato cinese e quello asiatico pacifico in generale, con a capo Chen Shaopeng, vice presidente e già al vertice delle operazioni in Cina e Russia.
Guo Haitao, navigato consulente IT, ha sostenuto che «l’attuale ristrutturazione non va sottovalutata, perché comporterà cambiamenti anche per la Cina, che da sola produce il 60% del fatturato totale dell’azienda». Secondo alcuni analisti finanziari asiatici le cause della crisi di Lenovo si annidano nella strategia aziendale adottata, troppo orientata ai corporate costumers (le aziende) rispetto ai consumatori finali (mercato solo cinese per la Lenovo).
L’azienda cinese avrebbe così perso, almeno per adesso, la sfida sui computer a basso costo che nel lungo termine potrebbe risollevare i destini di alcuni competitors, come starebbe dimostando la taiwanese Acer. Per questo alcune critiche vanno nella direzione di Yang Yuanqing che alcuni mesi aveva sottovalutato la crisi finanziaria in arrivo dagli Usa. «Poiché a parte la Cina il nostro mercato consumer è pari a zero, difficilmente la crisi la crisi ci provocherà dei problemi», aveva detto. Per ora la storia sta andando in modo diverso.