Come da appuntamento, sabato all’ora di pranzo il Ministro delle Finanze indiano Arun Jaitley ha annunciato i punti salienti della legge di stabilità per l’anno finanziario 2015-2016. Una manovra che si propone di essere l’artefice del balzo in avanti e di raggiungere in un anno l’ambizioso obiettivo di una crescita dell’8.5 per cento.
Un dato “in potenza” sul quale lo stesso Jatley, aldilà dei proclami, si sta muovendo con pochi azzardi. La Reserve Bank of India ha infatti ricevuto la missione di mantenere l’inflazione intorno al 6 per cento, una cifra ottimale per tassi di crescita superiori al sette. Se poi la crescita sarà maggiore, grasso che cola.
Contro le aspettative delle ultime due settimane, il ministro della Difesa Manohar Parrikar non ha incassato quanto sperava. L’aumento rispetto all’anno scorso è stato del 7,7 per cento, portando il budget del suo ministero a circa 35,7 miliardi di euro. La fetta maggiore del malloppo spetta all’aeronautica, settore sui cui sembra che il governo Modi voglia puntare di più. La cifra non è però definitiva e necessiterà di una correzione al rialzo in caso di ratifica di alcuni accordi pendenti. Uno su tutti: l’India ha in ballo l’acquisto di alcuni jet dalla francese Rafale che, se portato a termine, costerebbe da solo circa 18 miliardi di Euro. Cifre minori ma comunque significative coinvolgono anche il possibile acquisto di elicotteri d’assalto americani Apache.
Silenzioso vincitore è invece il ministro degli Interni, il fedelissimo di Modi Rajnath Singh, che ha visto il suo budget aumentare di un generoso 10 per cento raggiungendo quota 900 miliardi di euro. Larga parte di questo aumento verrà dedicata alla sicurezza delle coste e al controllo delle zone di confine.
Con tagli del 17 per cento, il settore dell’Istruzione sembra invece essere il grande sfavorito. Il Department of School Education, cui vengono tolti circa 1,8 miliardi di euro, è la principale vittima della sciabolata. Jaitley ha però sottolineato che nel 2015 gli Stati indiani vedranno accrescere la somma del gettito fiscale che lo Stato centrale versa loro ogni anno del 10 percento, denaro che potrà e dovrà essere utilizzato per migliorare l’educazione a livello locale. Smriti Irani, il ministro dell’Istruzione, si è dichiarata soddisfatta della maggior autonomia federale del sistema scolastico. Uniche iniezioni di liquidità saranno riservate a due grandi progetti nazionali volti a creare una rete di centri di formazione professionale con l’obiettivo di migliorare competenze e collocabilità della vasta manodopera non specializzata.
Uguale, anzi peggiore, sorte è toccata allo Women and Child Ministry – il Ministero per lo sviluppo delle donne e dell’infanzia. Nonostante il ruolo fondamentale che dovrebbe ricoprire questa istituzione in un paese che ha ancora molta strada da fare in termini di diritti dei minori e delle donne, il suo budget è stato ridotto circa del 50 per cento.
Poche e non progettuali risultano essere le misure atte a migliorare la condizione delle fasce economicamente disagiate della popolazione. Il raggiungimento dell’obiettivo di garantire casa, elettricità e accesso all’acqua a tutti i cittadini è stato dilazionato al 2022 senza una chiara destinazione di fondi in materia. Iniziativa d’eccellenza, invece, potrebbe rivelarsi la creazione della Bank of Mudra, una banca finanziata dalle casse pubbliche – con un capitale iniziale di circa 3 miliardi di euro – volta a concedere credito per lo sviluppo della microimpresa locale.
Amara delusione anche per il ministro della Salute J.P. Nadda, beneficiario di stanziamenti ben al di sotto delle sue richieste. In tempo di trattative Nadda aveva palesato la necessità di ricevere fondi per poco più di 7 miliardi di euro ma se ne è visti allocare “solo” 4,8. Secondo i calcoli del ministro, la cospicua cifra richiesta sarebbe servita principalmente per far fronte al progetto Health for All – sanità per tutti – volto a garantire al maggior numero di cittadini possibili cure mediche e farmaci gratuiti. Un progetto che, per ora, sembra rimanere al palo.
Non c’è molto di positivo nemmeno per i lavoratori dipendenti che non vedranno nessun aumento in busta paga. Anche la richiesta di alzare la soglia di reddito basso non tassabili – attualmente pari a circa 3.600 euro annui – non sembra essere stata accolta.
Ulteriore aggravio sulle finanze della classe media sarà l’aumento della odiosa Service Tax – tassa sui servizi – dal 12 al 14 per cento, una tassa che colpisce indiscriminatamente tutti coloro che usufruiscono di servizi. In parole povere: da domani in India ristoranti, pub, voli aerei, tariffe telefoniche e altro ancora subiranno un rincaro generale, indipendentemente dalla disponibilità economica dell’acquirente.
Tenendo fermi i salari e abbassando l’imposta sul reddito delle società dal 30 al 25 per cento, la prima completa legge di stabilità del governo Modi mira soprattutto alla crescita e strizza l’occhio alla grande impresa. Jaitley ha sottolineato la necessità di migliorare e costruire infrastrutture per le quali è stata messa in preventivo una spesa totale di circa 10 miliardi di euro. Sempre in questa ottica, il ministro ha reso nota l’intenzione di privatizzare i maggiori porti indiani, concedendo agevolazioni fiscali agli investitori interessati.
A conti fatti, la finanziaria indiana 2015-2016 sembra essere incentrata massimamente sulla crescita industriale e molto poco sulle profonde problematiche sociali del Paese. Dietro a tutto questo è ben visibile la visione politica del Primo Ministro Narendra Modi, fervente sostenitore della crescita economica come unico motore dello sviluppo di tutto il resto.
[Scritto per aldogannuli.it; foto credit: twitter.com]
*Daniele Pagani (@paganida) laureato in Storia contemporanea all’Università degli Studi di Siena, vive a New Delhi dall’inizio del 2014 e ha concluso un internship presso il quotidiano nazionale The Hindu. Il suo blog è Impicci.