Le donne, razza a sé. Su Tong e l’universo femminile

In by Gabriele Battaglia

Mogli e concubine del cinese Su Tong viene ripubblicato in questi giorni da Feltrinelli. Famoso per i suoi ritratti dell’universo femminile, Su Tong è autore di questo capolavoro portato al successo planetario dal film Lanterne rosse di Zhang Yimou. China Files, in occasione della giornata mondiale della donna lo ha recensito. “Non riesco a capire fino in fondo le donne che razza di esseri sono, assomigliano ai cani, ai gatti, ai pesci rossi, ai topi, a tutti tranne che a degli esseri umani” (“Mogli e concubine”)

Famoso per i suoi ritratti poliedrici dell’universo femminile, tra le opere dello scrittore cinese Su Tong spicca “Mogli e Concubine” (Qiqie Chengqun): indiscusso capolavoro letterario che si affaccia nel panorama letterario mondiale intorno alla fine degli anni ’80-inizio anni ’90, ottenendo un successo di pubblico e di critica talmente vasto che il regista Zhang Yimou decide di trarne un film “Lanterne rosse” (Da hong denglong gao gao gua), il quale si aggiudica nel 1991 il Leone d’argento alla mostra del cinema di Venezia e nel 1992 il David di Donatello come miglior film straniero. È proprio con questo titolo, “Lanterne Rosse”, che viene ripubblicato in questi giorni in Italia.

Il romanzo è ambientato alla fine del Medioevo, nella Cina meridionale prerivoluzionaria. In questo difficile contesto la giovane studentessa Songlian, rimasta orfana di padre, decide in maniera lucida e pragmatica di diventare la concubina del ricco Chen Zuoqian. Infatti il suo rango sociale non le permetterebbe di fare un buon matrimonio e sarebbe costretta a mantenersi lavorando:

La ragione per cui Songlian, dopo aver fatto solo un anno di università, si era sposata con Chen Zuoqian era molto semplice: la fabbrica di tè gestita dal padre aveva fatto fallimento e lui non aveva più soldi per mantenerla agli studi, così dovette interromperli. Il terzo giorno che era tornata a casa, sentì urla e strepiti provenire dalla cucina. Vi si precipitò e vide il padre inclinato sul bordo della vasca piena d’acqua arrossata dal sangue e ricoperta di bolle. Si era tagliato le vene e aveva serenamente intrapreso il cammino per le Sorgenti Gialle1. (…)

Songlian non aveva le paure e gli irragionevoli eccessi di timidezza delle altre ragazze. Era molto pratica. Morto il padre doveva mantenersi da sola. (…) Per questo quando la matrigna, mettendo le carte in tavola, le chiese se preferiva andare a lavorare o sposarsi, lei rispose con indifferenza: -Sposarmi, naturalmente.- Vuoi sposarti con uno qualunque o con uno ricco?- le chiese ancora la matrigna. –Con uno ricco naturalmente, c’è bisogno di chiederlo?- rispose.- Son due cose diverse-disse la matrigna-: se sposi un ricco, sarai una minore.- Che vuol dire “una minore”?- chiese Songlian. La matrigna ci pensò un attimo, poi disse: -Vuol dire che sarai una concubina, una posizione d’inferiorità.- Forse che una come me pensa alla posizione? Comunque mi rimetto a te per essere venduta; se l’affetto di mio padre conta ancora qualcosa per te, vendimi a un buon padrone!

Ed è così che Songlian accetta di entrare a far parte della schiera delle mogli e delle concubine del signor Chen: i due si incontrano in un ristorante per conoscersi e lui rimane istantaneamente colpito dalla fresca giovinezza e dal misterioso fascino di lei. In lei percepisce una carica erotica e un’intelligenza acuta che, fin dall’inizio, lo attrae in maniera irresistibile. Così Songlian si trasferisce nella sua maestosa dimora: ogni ‘signora’ ha la propria residenza e la propria servitù privata e la vita scorre ovattata in attesa delle frequenti visite del padrone. C’è solo un angolo del giardino che è inspiegabilmente trascurato e deserto:

Giunta sul posto, vide che il tavolo e le sedie erano ricoperti da uno strato di polvere; poi si avvicinò al pozzo, che aveva le pareti e la pedana completamente ricoperta di muschio, e vi si affacciò. L’acqua era nera con riflessi blu, in superficie fluttuavano delle foglie morte, Songlian vide sull’acqua il riflesso ondeggiante del suo viso e sentì il rumore sordo e debole del respiro amplificato dal pozzo. (…) In quell’attimo provò un gelo penetrante, come se fosse stata colpita da una pietra. (…)
 

A quel pozzo le viene espressamente vietato di avvicinarsi e, alle sue domande, le altre signore rispondono in maniera evasiva. Per vivere in quella casa, ci sono regole ben precise da rispettare, altrimenti ci saranno punizioni severe che non consentono sconti né attenuanti. Songlian accetta, consapevole anche del fatto di godere del favore del padrone: in questo momento è la sua preferita e ciò le permette maggiore libertà. Ma, allo stesso tempo, questo suscita anche invidie, gelosie e rivalità con le altre donne della casa: le altre mogli ovviamente, ma anche con la servitù che, a causa del suo basso rango sociale di provenienza, non riescono a vederla come ‘padrona’ e a trattarla con il dovuto rispetto. Anzi, una di queste serve si permette addirittura di farle una fattura di morte: Songlian capisce chiaramente di non essere la bene accetta in quella casa.

Anche con le altre mogli i rapporti non sono buoni: parla e passa del tempo con loro ma, in realtà, in ognuna vede il marcio, la cattiveria, l’egoismo. Non riesce a confidarsi, né a stringere una vera amicizia con nessuna. Per questo si scopre a pensare che le donne siano una specie diversa rispetto agli uomini: invece di essere solidali e complici tra loro, le donne si fanno una continua guerra fredda, ciascuna con i suoi mezzi e le sue armi. Tutte lottano per ottenere e mantenersi il favore del padrone, in un crescendo di ripicche, dispetti e cattiverie che culmina nella tragedia. Songlian non riesce a sopportare tutto questo e, alla lunga, impazzisce, rifugiandosi in un mondo altro.

In questi ritratti femminili così spietati e sardonici, si può riscontrare chiaramente la marca stilistica distintiva dell’autore presente anche nelle sue opere successive (come, ad esempio, in “Vite di donne”). A differenza degli altri scrittori cinesi a lui contemporanei (come Mo Yan, Yu Hua e altri), Su Tong non affida alla donna un ruolo materno o, per così dire, ‘casalingo e benigno’: anzi, al contrario, le donne da lui descritte sono, prima di tutto, donne perfide e crudeli. Malvagie con le altre e con sé stesse.

Creature fredde, calcolatrici, pericolose, dalle quali è bene guardarsi e stare il più possibile alla larga. Ma questa cattiveria non è una caratteristica innata o specifica del genere femminile: si tratta più di una forma di difesa appresa e tramandata, violenta ma per questo efficace, che permette alle donne di sopravvivere in un universo maschile in cui non hanno mai le stesse opportunità degli uomini. Se, citando Hobbes, “l’uomo è lupo all’uomo” (homo homini lupus), allora per Su Tong “la donna è lupo alla donna”: nuoce alle proprie simili per salvare sé stessa e tutelare la propria vita.

In questo, non c’è nessuna accusa gratuita alle donne in sé, ma una ben più profonda e sottile denuncia della situazione e delle cause che hanno generato questi esseri così, forzatamente, crudeli. Questo romanzo può anche essere letto come una lucida rappresentazione del Potere (maschile, in questo caso) e delle gerarchie, che alla lunga producono effetti diversi sugli individui:

Da quella mattina, gli abitanti del posto, dai notabili alle virtuose fino alla gente comune, discussero dei fatti di casa Chen: della terza signora, Meishan, che si era gettata nel pozzo per la vergogna, e della quarta signora, Songlian, che era uscita di senno. (…)



Per questo e altri motivi, “Mogli e concubine” è un romanzo unico e speciale: si può leggere piacevolmente come una storia affascinante e esotica di costumi e usanze di un Paese lontano nello spazio e nel tempo oppure, a un livello più profondo, come una critica amara e disincantata a una realtà che, seppure in forme e modi diverse, non è poi così tanto lontana né nel tempo né tantomeno nello spazio. 

* Rita Barbieri è  docente di lingua cinese presso alcune strutture private a Firenze, laureata con lode in Lingue e Civiltà dell’Oriente antico e moderno presso l’Università degli studi di Firenze.