La terza via di Google: tre mappe per due paesi

In by Simone

Google ha preso la sua decisione sulla regione contesa dell’Arunachal Pradesh in accordo con il primo ministro indiano Manmohan Singh e con la sua controparte cinese Wen Jiabao. L’intenzione dei due primi ministri è quella i ridurre le tensioni sui confini tra i due paesi,anche se non è assolutamente chiaro in che modo.

La discussione è avvenuta in Thailandia, ai margini del vertice annuale dell’Asean (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico). Qui, i due primi ministri hanno riaperto la disputa sul confine che vede Pechino reclamare circa novantamila chilometri quadrati di territorio indiano. Si tratta della regione dell’Arunachal Pradesh, che è uno stato membro dell’Unione indiana dal 1950. Oppure si tratta della regione dello Zangnan (in cinese: Tibet meridionale) che la Repubblica popolare considera parte integrante del territorio della Regione "autonoma" del Tibet.

Il confine contestato fu tracciato dall’amministrazione britannica tra il 1913 e il 1914 ma non fu mai riconosciuto dalla Cina. La questione, causa del conflitto sino indiano del 1962, rimane irrisolta, ma oggi l’India e la Cina sono due grandi potenze confinanti e non possono permettersi uno scontro: "le due parti – si legge in un comunicato di Xinhua – hanno deciso di continuare a confrontarsi allo scopo di rimuovere gradualmente le barriere verso una soluzione che sia giusta e accettabile per entrambe le parti". L’accordo raggiunto, quale esso sia, entrerà in vigore a gennaio 2010, in occasione del lancio del ben più formalizzato accordo di libero commercio Asean-Cina.

Intanto Google ha trovato una sua "soluzione" che non fa torto a nessuno. L’ultima GoogleMap presenta tre versioni dell’Arunachal Pradesh. Se si accede dalla Cina la regione apparirà come territorio cinese, se si accede dall’India come territorio indiano mentre se si accede alla versione globale il territorio appare all’interno di una linea tratteggiata, espediente grafico per indicare un territorio conteso. Google, Singh e Wen sono dunque d’accordo a non prendere alcuna decisione, almeno per il momento.

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