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La Cina rossa, Storia del Partito comunista cinese

In Cina, Economia, Politica e Società by Redazione

Se vogliamo comprendere la Cina contemporanea non possiamo prescindere dalla storia del Partito comunista cinese. Ne ha determinato le sorti e i profondi cambiamenti, trasformando in cento anni un paese rurale nella seconda potenza economica mondiale. Oggi il Pcc conta oltre novanta milioni di iscritti e, dal 1949, è alla guida di un paese immenso e molto complesso. Con questa ambiziosa opera (pubblicata recentemente da Laterza, 26,00 euro) , che si avvale delle fonti più aggiornate, Guido Samarani e Sofia Graziani intrecciano la storia del Pcc alla storia della Repubblica popolare cinese, delineandone l’organizzazione, l’ideologia, la strategia interna e internazionale, i momenti gloriosi quanto gli eventi drammatici. China Files ve ne regala un estratto per gentile concessione dell’editore.

L’IDEOLOGIA DALLE ORIGINI ALLA PRESA DEL POTERE

L’attuale statuto del Partito comunista cinese, approvato nel corso del XX Congresso nazionale del 2022, nella parte relativa al Programma generale indica che il partito usa come guida per la propria azione “il Marxismo-leninismo, il Pensiero di Mao Zedong, la Teoria di Deng Xiaoping, l’Importante pensiero delle tre rappresentanze, la Visione scientifica dello sviluppo e il Pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi nella nuova era”. Viene poi sottolineato come “Il Marxismo-leninismo svela le leggi che governano lo sviluppo della storia della società umana. I suoi principi base sono corretti e hanno una straordinaria vitalità […] I comunisti cinesi, con Mao Zedong come principale esponente, hanno sviluppato il Pensiero di Mao Zedong combinando i principi base del Marxismo-leninismo con la pratica effettiva della rivoluzione cinese. Il Pensiero di Mao Zedong è l’applicazione e lo sviluppo del Marxismo-leninismo in Cina: è un corpus di principi teorici ed un sommario di esperienze, dimostratisi corretti attraverso la pratica, relativi alla rivoluzione in ed alla costruzione della Cina; ed è una cristallizzazione della saggezza collettiva del Partito comunista cinese”.

Da queste brevi ma essenziali indicazioni appare chiaro come nel corso di un secolo il Pcc abbia compiuto un lungo ed articolato percorso muovendo dalle basi teoriche generali del marxismo-leninismo cercando di integrarne i principi essenziali con l’esperienza specifica cinese e con le nuove esigenze nate dal mutamento dei tempi: da qui, l’idea centrale secondo cui le “cinque generazioni di leader” (Mao Zedong, Deng Xiaoping, Jiang Zemin, Hu Jintao e Xi Jinping) abbiano formulato una propria visione su come interpretare gli insegnamenti derivati dai predecessori e su come sviluppare un proprio pensiero, dando vita a dottrine distinte e complessive che sono poi state incardinate nello statuto del partito. Il presente capitolo prende in esame alcuni aspetti e temi significativi nel processo di formulazione, aggiornamento e “revisione” dei principi ideologici del Pcc, a partire dall’introduzione del marxismo in Cina, per poi soffermarsi sugli sviluppi della dottrina marxista-leninista ed infine sul ruolo centrale del Pensiero di Mao Zedong negli anni che precedono la vittoria comunista del 1949.

L’introduzione del marxismo in Cina

Nell’ultima parte del XIX secolo l’Impero Qing venne a contatto con una serie di importanti correnti e tendenze del pensiero europeo ed occidentale, e in seguito giapponese, dando vita ad un processo che avrebbe prodotto numerosi significativi frutti – sul piano ideologico e politico – in particolare tra gli ultimi anni del XIX ed il primo ventennio del XX secolo. Un ruolo essenziale lo ebbero le traduzioni in cinese di testi stranieri: una funzione determinante venne al riguardo svolta dagli intellettuali giapponesi, con i quali numerosi studenti cinesi giunsero in contatto in quegli anni (si stima che in totale in Giappone studiarono circa 15.000 giovani cinesi), apprendendo la lingua e numerosi concetti e termini che sarebbero poi stati utilizzati nel lavoro di traduzione. E furono anche gli anni in cui cominciarono a diffondersi e radicarsi tra gli intellettuali cinesi esperienze ideali e politiche significative nate e maturate all’estero. Tra queste, l’anarchismo, con il ruolo fondamentale dei gruppi anarchici cinesi di Tokyo e Parigi, la cui influenza in Cina fu molto forte sino all’avvento del marxismo ed alla nascita del Partito comunista cinese; le teorie di Fourier, Owen, Proudhon, Saint-Simon, ecc. in quanto espressioni del “socialismo utopistico”, secondo la definizione di Marx che le avrebbe contrapposte al “socialismo scientifico”; e ancora, la teoria malthusiana sulla popolazione, le riflessioni utilitaristiche di John Stuart Mill e la sua attenzione verso i principi della libertà, e i temi della democrazia, del nazionalismo, del potere politico e del benessere popolare che avrebbero avuto tanta importanza – tra gli altri – nel percorso intellettuale di Kang Youwei e Liang Qichao, “padri” – soprattutto il secondo – del moderno pensiero cinese, così come nella formulazione e nello sviluppo dei tre principi del popolo di Sun Yat-sen, “padre” della Repubblica del 1912. Insomma, modernità occidentale, riformismo confuciano e riflessioni radicali andarono sempre più intrecciandosi, sollevando per la prima volta in modo approfondito il tema della creazione di un “nuovo cittadino” che avrebbe dovuto prendere il posto del “vecchio suddito” e porre le basi, al pari di quanto avvenuto in Europa, per la nascita di un moderno Stato-nazione.

Prima dell’introduzione del marxismo, comunque, il pensiero socialista o socialisteggiante – nelle sue varie e diverse forme– aveva seminato preziosi frutti nel grembo della civiltà cinese, dando vita a due correnti principali, pur con indubbie differenze interne: quella di Sun Yat-sen e di Jiang Kanghu, quest’ultimo fondatore nel 1912 del Partito socialista cinese, la quale propugnava un tipo di socialismo in gran parte influenzato dal pensiero statunitense ed europeo e che mirava a controllare il capitale al fine di creare una società tendenzialmente pacifica ed egualitaria; e l’anarchismo, impegnato nel dare vita ad una rivoluzione sociale e che sarebbe stata la prima corrente ideale e politica radicale ad operare in Cina nel campo dell’organizzazione dei lavoratori.