Interno coreano con sequestro

In by Simone

Interno coreano con sequestro ( € 10,00, ebook € 8,50) è la storia di Paek Namhui, cantante pop di successo, coinvolta in un sequestro surreale e una vicenda giudiziaria che le cambierà la vita. China Files ve ne regala un estratto (su gentile concessione dell’editore O barra O). … Le auguro il benvenuto a casa sua.
Se le parlo così è perché, da oggi, considero questa sua casa come il mio rifugio segreto. Lei vi sarà trattata come mia ospite ed esigo che adotti fin d’ora un comportamento adeguato. Desidero che faccia particolarmente attenzione a questo, e mi aspetto da lei un atteggiamento prudente e intelligente.

Se si rende conto della situazione in cui si trova, se reagisce con buon senso alle mie esigenze, non ha nulla da temere per la sua incolumità fisica o psichica, e le prometto che riavrà presto la sua libertà. Ma vorrei che capisse che, fino a quando giungerà quel momento, sono costretto a sorvegliarla e costringerla.

Ciò significa che, oltre alla sottile comprensione che lei dovrà dimostrare come ospite, è  necessario che la mia volontà di padrone della situazione non venga ignorata.  Voglio anche informarla del fatto che le è vietato dimostrare una curiosità prematura circa la mia identità e i miei atti. Non riuscirebbe a scoprire nulla e, in ogni caso, non le servirebbe a niente per il momento.

L’unica cosa che deve sapere è che conosco tutto di lei e che non sono solo. Di conseguenza, poiché una forza superiore mi protegge, la minima disubbidienza, il minimo tentativo di tradimento sarebbero ripagati senza alcuna pietà con la giusta moneta. Forse ha già indovinato che non amo parlare troppo e che il mio carattere non è dolce. D’altronde, visto che ho abbandonato l’illusione di agire come un essere umano, non ho tante occasioni di occuparmi del mio corpo e della mia mente.

La prego di rispettare per quanto possibile la mia sincera richiesta e di agire come un’ospite educata, alla quale un esatto giudizio e un comportamento ponderato  impediranno di sentirsi a disagio. In modo che, liberata dalle sue preoccupazioni circa la mia persona e il mio lavoro, grazie a una fiducia reciproca, possa ritrovare al più presto, come spero, una completa libertà. In caso contrario, non solo non potrei continuare a trattarla con educazione, ma non sono neppure in grado di dirle quali sarebbero le conseguenze.

Per il momento, mi permetta di salutarla in qualità di suo nuovo padrone. Discuteremo i problemi man mano che si presenteranno. Questo saluto anticipato, poco protocollare, è dovuto al mio desiderio di spiegarle con calma e logica la situazione, ma anche di attenuare la sorpresa. Faccio appello alla sua comprensione.

28 dicembre 1978

Il suo nuovo padrone dispiaciuto di non accoglierla di persona

È tutto. Senza dubbio è una lettera di minacce. Scritta con un tono pacato e formale, annuncia o esige qualcosa.  Estremamente cortese, nasconde ovviamente le vere intenzioni del suo autore. Emana da quella cortesia una minaccia, crudele e violenta. Dopo la lettura rimango a lungo inerte, priva di reazioni. Stringendo in mano la lettera stropicciata, percorro con uno sguardo vuoto tutti gli angoli della casa.

Ho la sensazione che nel frattempo vi sia stato nascosto qualcosa, una specie di bomba. Ma non dice la lettera che non devo cercare di sapere di quale genere di oggetto esplosivo si tratti? E che quest’oggetto esplosivo sta ormai per prendere il mio posto di padrona di casa? E l’autore non scrive forse che ha abbandonato l’idea di agire come un essere umano? E questo non significa forse che ha già commesso un crimine e che è come spinto da una forza, che ha delle cose da compiere?

Il tono cortese e pacato con cui afferma di conoscermi perfettamente mi fa pensare che non si tratti di un semplice ladro o di un malvivente, ma di un criminale pericoloso. E tuttavia, nonostante il contenuto della lettera, non mi rendo immediatamente conto della gravità della situazione. Sono però scombussolata! Subito dopo ricordo che la lettera era appoggiata sulla scarpiera. Poi penso alla trovata di pretendere che io accetti i suoi saluti in qualità di nuovo padrone di casa.

Ma allora mi aspetta già qui!
Cercando di calmarmi, mi metto a ispezionare tutti gli angoli. Guardo dietro la tenda della finestra del soggiorno e controllo la serratura della porta d’ingresso.

Nulla d’insolito.

Ma non mi sento rassicurata, anzi, la mia paura cresce. La camera da letto e lo studio sono parzialmente immersi nell’oscurità. Devo ispezionarle. Ma le ginocchia non mi reggono. Lì lo spavento è come un muro. Sono bloccata: non posso andare, non posso non andare. Ma non c’è più spazio per le esitazioni. Nell’oscurità del corridoio che porta allo studio di colpo appare una lama di luce. Spezzando quella lama, un uomo esce dalla porta dello studio illuminato.

Con la luce alle spalle, sembra un giovane uomo di una trentina d’anni, alto, lo sguardo brillante, folte sopracciglia dall’aria dura e minacciosa. Gli zigomi pronunciati e la bocca dura e serrata danno l’impressione di una fredda brutalità.

In realtà, non ho il tempo di osservarlo distinguendo a una a una le mie impressioni. Il tutto forma una prima sensazione, soggettiva. Perdo ogni controllo su me stessa, tanto che non provo sorpresa e non indietreggio per evitarlo.

"Benvenuta… È tornata prima del previsto… sebbene fosse la serata conclusiva della stagione."

È questa la prima frase che l’uomo pronuncia mentre si avvicina lentamente a me, che sto lì immobile come una rana ipnotizzata dal brillìo degli occhi del serpente. Come nel tono della lettera di minacce in cui annunciava il cambiamento di ruoli, nelle sue parole e nel suo atteggiamento si avvertono la naturalezza e la forza di un padrone.

"Presumo che abbia già letto la lettera di saluto che le ho lasciato davanti alla porta. Le ho concesso abbastanza tempo per farlo… Ma perché è così a disagio? Dovrebbe aver già capito la situazione. Su, si rilassi… Odio le inutili agitazioni emotive."

Indica il divano appoggiato alla parete con un gesto brusco e minaccioso che contrasta con il tono di voce cortese e amabile. In quella sua voce dolce e rispettosa sono dissimulati i segni di una violenza in cui da un momento all’altro la sua vera natura potrebbe esplodere. Il fatto che non afferri subito un oggetto pericoloso per colpirmi un po’ mi rassicura. Ma neanche qui vi è certezza. Nella sua mano sinistra ancora infilata nella tasca della giacca intravedo un  oggetto terribilmente pericoloso. E dalle spalle della sua giacca che si stagliano rigide nella luce del soggiorno emana una minaccia più forte e spaventosa di qualsiasi arma.

Non c’è niente da fare per il momento. Solo obbedire docilmente ai suoi ordini. O almeno lasciarglielo credere. E poi, il fatto che non stia in silenzio come aveva annunciato nella lettera per ora mi rassicura. Finché potrò parlare con lui, forse ci sarà una possibilità di scongiurare il pericolo. Devo sapere chi è. E, se possibile, il motivo per cui si comporta così.  Dopo potrò pensare al modo di uscire da questa situazione. Quindi, obbedendo alla sua richiesta, mi avvio lentamente
verso il divano.

Poi, cercando per quanto possibile di sembrare a mio agio, pronuncio le prime parole: "Va bene, come vuole. Visto come sono andate le cose finora, vorrei tanto sapere cosa sta succedendo. Chi è lei, qual è lo scopo di tanta brutalità?"

Il mio comportamento sembra rassicurarlo moltissimo. Tira fuori una sigaretta dalla tasca e, col viso disteso, emette una boccata di fumo. Poi, sempre in piedi, col tono di chi propone un indovinello, dice con una smorfia:

"Oh, dovrebbe già sapere…"
"Che cosa?"
"Che non si deve cercare di sapere tutto in una volta, porta solo guai, che è inutile saperne di più, e che lei ormai è mia ospite  qui, un’ospite educata e piena di attenzioni."

*Yi Ch’ ongjun appartiene alla generazione degli scrittori coreani nati sotto il colonialismo giapponese, cresciuti fra gli orrori della guerra tra nord e sud. Compie i primi studi a Kwangju, centro del movimento studentesco contro l’imperialismo giapponese. Si iscrive all’Università di Seoul e, per mantenersi agli studi, si arruola volontario nell’ esercito, per tre anni. Si laurea nel 1966 in Letteratura Tedesca. Inizia a collaborare con la rivista «Sasanggye». È stato uno dei più importanti innovatori della letteratura coreana riscuotendo un grande interesse di pubblico e di critica.