India – Trame politiche dietro al sequestro

In by Simone

Mentre le trattative per la liberazione dei due italiani stanno per iniziare, dietro al sequestro in Orissa si stanno giocando partite politiche parallele alla sorte degli ostaggi. Dalla successione alla guida della guerriglia naxalita all’occasione di riscatto per un governo locale "troppo debole" contro i maoisti.
Paolo Bosusco e Claudio Colangelo da 9 giorni sono nelle mani dei naxaliti, nascosti da qualche parte nella giungla dell’Orissa.
Da quando Sabyasachi Panda ha annunciato il sequestro il 18 marzo scorso, non ci sono state significative novità sulle trattative per il rilascio dei due ostaggi italiani, ma la vicenda ha invece iniziato ad ingarbugliarsi di giorno in giorno, con continui ultimatum rimandati e nuovi tasselli che si vanno ad aggiungere ad un puzzle già di per sé contorto.

Dietro al sequestro, sia i maoisti che il governo dell’Orissa, stanno tessendo trame politiche sottili che val la pena di analizzare.

UN NUOVO COMANDANTE PER LA JANGALMAHAL

Negli ultimi mesi il movimento naxalita ha subito una serie di duri colpi, braccato dall’offensiva dei governi indiani (centrale e locali) intenzionati a sradicare la minaccia maoista dalle campagne del corridoio rosso, la regione geografica che si estende dalle colline del Jharkhand alla zona meridionale dell’Andhra Pradesh.

A novembre la polizia del Bengala Occidentale fredda in un blitz nella giungla il leader della guerriglia maoista Mallojula Koteshvar Rao, meglio noto come Kishanji. L’agguato viene progettato, ironia della sorte, anche grazie alle informazioni contenute nel pc portatile di Panda, sequestrato lo stesso mese dalla polizia dell’Orissa.

Un mese dopo viene arrestata la moglie di Panda, Subhashree Das detta Mimi, e il 9 marzo un’altra donna simbolo della lotta naxalita, Suchitra Mahato – che era con Kishanji la notte del raid – decide di consegnarsi alle autorità di Calcutta, stanca di una vita da rivoluzionaria fatta di nascondigli nella giungla e sparatorie con le Forze speciali anti-naxaliti.

Mentre il movimento perde i pezzi, il Comitato centrale del Partito comunista indiano maoista – CPI – (Maoista), illegale in India dal 2009 – a dicembre decide di convocare una riunione straordinaria nelle foreste di Gothsila, in Jharkhand. All’incontro si presentano i massimi esponenti del partito: il segretario del Bengala Occidentale Asim Mandal, detto Akash, il fratello dell’appena defunto Kishanji, e Prasanta Bose, detto Kishanda, il 72enne leader del partito in Jharkhand e Bihar e uno dei leader storici dei naxaliti.

I capi dei maoisti indiani, con la benedizione del gruppo del Bengala Occidentale (il più importante, politicamente) decidono di affidare a Panda il compito di riorganizzare e guidare la Jangalmahal – letteralmente “la guerra nella giungla” (*errata corrige: letteralmente significa "regno della giungla" ma in gergo rivoluzionario ci si riferisce a Jangalmahal indicando l’insieme dei territori rurali a presenza naxalita in Bengala Occidentale, Chhattisgarh, Jharkhand, Madyha Praesh e Bihar. nda)

Alla luce di questa nuova carica, molti osservatori interpretano il sequestro dei due italiani da parte di Panda come un chiaro messaggio politico al resto dei leader naxaliti. Panda vuole lasciare il segno e mostrarsi come il nuovo “uomo forte” dell’offensiva maoista.

Anche la scelta di catturare due stranieri, evento unico nella storia dei sequestri del movimento naxalita, rappresenta un’evoluzione nella portata delle azioni del gruppo maoista, fino ad ora sempre caratterizzate da obiettivi locali come esattori delle tasse o stazioni di polizia, salvo attentati dimostrativi nei centri urbani.

La portata internazionale dell’evento, spiegano delle fonti anonime al sito IBNLive, è stata voluta da Panda per cercare il coinvolgimento nelle trattative dei leader nazionali naxaliti. Scavalcare lo steccato della politica locale e creare un caso nazionale, una platea che possa sancire definitivamente il ruolo di primo piano riservato a Panda nelle dinamiche della lotta armata maoista.

ORISSA IN CERCA DI RISCATTO

La gestione del sequestro da parte del governo dell’Orissa, invece, mostra la ricerca di un riscatto politico contro le malelingue che, negli ultimi anni, hanno descritto l’amministrazione Patnaik come “troppo debole” nel contrastare l’avanzata maoista nelle zone rurali dello stato.

Naveen Patnaik è chief minister dell’Orissa dal 2004. Alla guida del Biju Janata Dal (BJD) – partito locale dell’Orissa – ha vinto due volte consecutive le elezioni per il governo dell’Orissa: la prima volta, nel 2004, facendo parte della National Democratic Alliance (NDA) – coalizione conservatrice guidata dal Bharatiya Janata Party (BJP).

La seconda, nel 2009, uscendo dalla NDA ed entrando nel Third Front, la coalizione dei piccoli partiti locali guidata dal Left Front, l’unione dei partiti comunisti indiani.

Al BJD di Patnaik si critica la poca determinazione nel contrastare la lotta armata locale guidata proprio da Sabyasachi Panda, che col BJD ha dei solidi legami di sangue: il padre Ramesh Chandra, freedom fighter dell’indipendenza indiana e a lungo parlamentare del Partito comunista indiano marxista (CPI – M), alla fine della sua carriera politica militò nel BJD, seguito da Siddarth Chandra, il fratello di Panda, che ancora oggi siede tra i banchi del partito di governo in Orissa.

In passato si vociferava addirittura di un accordo tra Panda e il BJD, di un’imminente resa ed entrata nel partito, portando i consensi costruiti tra le comunità tribali dell’Orissa: voci che il BJD ha sempre respinto con forza.

Quando la notizia del sequestro di Bosusco e Colangelo è arrivata nelle stanze del potere di Bhubaneswar – capitale dello stato centro orientale indiano –  secondo le prime cronache della stampa nazionale Patnaik avrebbe chiamato Delhi per rassicurare il governo centrale: è tutto sotto controllo, non abbiamo bisogno del vostro aiuto, ce la caviamo da soli.

Probabilmente Patnaik era convinto di poter risolvere la situazione in pochi giorni, incassandone il conseguente merito politico a discapito di un partito del Congress che a Delhi è al governo, ma in Orissa all’opposizione.

Ma le cose non sono andate secondo i piani: Panda non ha dato segni di cedimento e dopo 9 giorni i due ostaggi sono ancora nelle mani dei sequestratori.

Martedì 20 marzo Patnaik si lascia andare ad una dichiarazione pericolosa: tira in ballo il governo centrale di Delhi ed il ministro degli Interni Chidambaram, lamentando la mancata offerta di aiuto da parte del governo federale.

Un’accusa che Chidambaram, su tutte le furie, rimanda immediatamente al mittente, incolpando a sua volta il governo dell’Orissa di “fare politica sulla pelle dei due italiani sequestrati”.

Lo scaricabarile, insomma, sembra non aver funzionato, e Patnaik è stato costretto ad abbandonare i suoi sogni di gloria e chiedere aiuto ai servizi segreti.

E’ notizia di oggi che l’intelligence indiana, dietro richiesta di Bhubaneswar, ha inviato un drone per fotografare in volo la giungla dell’Orissa, cercando di individuare con maggiore precisione la posizione di Bosusco e Colangelo.
Intanto le forze speciali del Bengala Occidentale – le National Security Guards – sono pronte ad entrare in azione, se necessario.

Oggi i due mediatori finali concordati da naxaliti e governo dell’Orissa – l’ex funzionario amministrativo ed attivista per i diritti dei tribali BD Sharma e l’attivista Dandapani Mohanty – inizieranno le trattative ufficiali.
Il cerchio intorno a Panda si sta stringendo.

[Foto credit: news.com.au]