India – Rahul Gandhi. L’obbligo della leadership

In by Simone

Il partito del Congress sta attraversando la crisi peggiore del nuovo decennio, schiacciato tra corruzione interna e le manifestazioni di piazza legate ad Anna Hazare. E la vecchia guardia preme perché sia Rahul Gandhi, figlio della presidente malata di cancro, a prendere le redini del partito al governo. La saga della dinastia Nehru-Gandhi, la famiglia che dall’indipendenza del 1947 ha ininterrottamente influenzato la politica indiana, sembra stia avvicinandosi ad una nuova svolta epocale.

Senza passaggi di potere dettati dall’efferatezza del terrorismo interno, che ha assassinato prima Indira Gandhi nel 1984, poi il figlio Rajiv nel 1991, questa volta l’urgenza di trainare fuori dalla crisi il partito dell’Indian National Congress impone una svolta consistente sia in termini concreti che prettamente estetici.

Il Congress appare all’opinione pubblica come un vecchio marchingegno politico ormai obsoleto, incapace di contrastare problematiche ataviche e sfide del nuovo millennio: immobile in balia della corruzione, schiacciato dalla crisi economica internazionale, fiaccato dalle manifestazioni di piazza di Anna Hazare e compagni e inerme di fronte ai continui attacchi terroristici di matrice indiana o pakistana, alle prossime elezioni federali previste per il 2013 il Congress potrebbe capitolare davanti all’avanzata del Barathya Janata Party (BJP, Partito del popolo indiano), di stampo nazionalista hindu, che negli ultimi mesi ha saputo cavalcare l’onda del malcontento popolare.

Anche il fattore anagrafico non gioca a favore del Congress: il premier Manmohan Singh, economista prestato alla politica, con le sue 79 primavere alle spalle fatica ad imporsi come personaggio carismatico, mentre Sonia Gandhi – amatissima presidentessa del Congress nata nel 1946 in Veneto – ha annunciato quest’estate di essere malata di cancro, inferendo un durissimo colpo all’appeal del suo partito.

Nel bel mezzo di questa burrasca, molti spingono perché sia Rahul, 41 anni, a prendersi sulle spalle l’eredità politica della famiglia lasciandosi maggiormente coinvolgere nella gestione della cosa pubblica.

Nelle ultime settimane non si contano gli appelli più o meno velati della vecchia guardia del partito diretti al giovane Gandhi: Ashwani Kumar ad esempio, membro del Congress e ministro dei Rapporti col parlamento, ha dichiarato in un’intervista alla stampa nazionale che Mr. Gandhi “dovrebbe allargare l’area delle proprie responsabilità”.

Le parole di Kumar arrivano a pochi giorni dal primo vero banco di prova per Rahul, deputato in parlamento in rappresentanza dell’Uttar Pradesh (UP): il 22 novembre inizieranno infatti le sessioni parlamentari che, secondo quanto annunciato dal governo Singh, dovrebbero portare all’approvazione di una severa legge anti-corruzione, accogliendo parzialmente le richieste di Anna Hazare e del movimento per il Jan Lokpal Bill.

Ci si aspetta che Gandhi apponga il proprio sigillo metaforico sulla promulgazione della legge, abbandonando il basso profilo che fino ad ora ha deciso di adottare sulla questione e lanciandosi di fatto verso la leadership del partito.

Come la madre Sonia ed il padre Rajiv, rispettivamente entrati in politica dopo la morte del marito e della madre, Rahul non ha mai aspirato alla carriera politica: imprenditore fino al 2004, ha mosso i primi passi nel Congress affiancando la madre in uscite pubbliche e prestando la sua immagine per missioni diplomatiche e di beneficenza.

Rahul fu subito catapultato nelle elezioni statali dell’Uttar Pradesh del 2004. Il Congress andò maluccio – vinse 10 seggi sugli 80 disponibili allora – ma la sua discesa in campo venne accolta con entusiasmo.

In questi anni Rahul Gandhi si è distinto nelle battaglie a difesa delle classi meno abbienti, facendo sue le cause dei contadini privati delle proprie terre da governi locali e mutlinazionali.

Lo scorso maggio, protestando assieme ai contadini di Greater Noida – UP – venne arrestato dalle autorità locali per poi essere rilasciato poche ore dopo: l’episodio ebbe grande eco mediatica e contribuì a modellare l’immagine di “Rahul vicino ai poveri ed ai deboli”, in antitesi col sentire comune di una politica distante, corrotta ed ingorda.

Se il vecchio Anna Hazare è stato maestro nell’incanalare il risentimento popolare diffuso riuscendo a mobilitare la società civile indiana su temi ultra populisti come la corruzione – in Italia la chiameremmo antipolitica? – il BJP è pronto a monetizzare nelle prossime elezioni locali di inizio 2012 l’onda anomala che sta travolgendo il Congress.

Rahul Gandhi, al pari dei suoi genitori, davanti agli imprevedibili sviluppi del destino sembra non avere il lusso della scelta.

[Foto credit: reuters.com]