India – Marò, l’ennesimo rinvio

In by Gabriele Battaglia

Il venticinquesimo rinvio in due anni: l’odissea giuridica dei due fucilieri di marina italiani, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, sembra non avere fine. Lunedì prossimo potrebbe esserci una svolta: l’accusa rinuncerà alla linea dura. Ma i tempi di una soluzione potrebbero dilatarsi a causa della campagna elettorale. L’udienza di ieri, dove l’accusa avrebbe dovuto pre­sen­tare i capi d’accusa a carico dei fuci­lieri di Marina Mas­si­mi­liano Latorre e Sal­va­tore Girone, si è con­clusa — come si atten­deva — con l’ennesimo rin­vio.

Il ven­ti­cin­que­simo in due anni, ha ricor­dato l’inviato spe­ciale Staf­fan De Mistura, in un’odissea giu­ri­dica che ora sem­bra dav­vero sul punto di sbloc­carsi.
Il pre­si­dente della Corte spe­ciale Chau­han, durante l’udienza lampo, ha avver­tito il pub­blico mini­stero Vahan­vati: il tempo è sca­duto, il pros­simo 10 feb­braio la Corte non garan­tirà più alcun rin­vio.

L’accusa sostiene di aver "quasi" risolto le diver­genze che fino a que­sto momento non hanno per­messo alla Natio­nal Inve­sti­ga­tion Agency (Nia), la poli­zia fede­rale inca­ri­cata delle inda­gini dell’incidente Enrica Lexie, di for­ma­liz­zare le accuse a carico di Latorre e Girone, in India da quasi due anni sospet­tati dell’omicidio di Ajesh Binki e Valen­tine Jela­stine, due pesca­tori scam­biati erro­nea­mente per pirati.

La pres­sione eser­ci­tata dall’offensiva diplo­ma­tica ita­liana, dalle ele­zioni gene­rali indiane sem­pre più vicine e dall’internazionalizzazione della vicenda – con un coin­vol­gi­mento sem­pre mag­giore dell’Ue — hanno fatto emer­gere all’interno dell’esecutivo di Delhi le opi­nioni diver­genti sulla legge da appli­care nel caso.

Il mini­stro degli esteri Khur­shid ha optato per la linea mor­bida, con­si­gliando di non chia­mare in causa il Sua act, legge anti ter­ro­ri­smo che pre­vede la pena capi­tale — ma il caso non rien­tra nella casi­stica dei "rarest of the rare", la pena di morte non ver­rebbe mai appli­cata — e soprat­tutto il ribal­ta­mento dell’onere della prova: in pre­senza di prove sostan­ziali – inten­zione di nuo­cere, com­pa­ti­bi­lità dei pro­iet­tili e seque­stro delle armi da fuoco — la Corte par­tirà da una pre­sun­zione di col­pe­vo­lezza, lasciando alla difesa il com­pito di pro­vare l’innocenza degli impu­tati oltre ogni ragio­ne­vole dub­bio.

Il tutto in un con­te­sto pro­ba­to­rio molto "fumoso", para­fra­sando lo stesso De Mistura. Dall’altra parte il mini­stero degli Interni, gui­dato da Sushil­ku­mar Shinde, aveva fino a que­sto momento dato via libera alla Nia di appli­care la legge anti pira­te­ria, var­cando poten­zial­mente la "linea rossa" che Roma aveva segnato come con­di­zione non nego­zia­bile.
Nella gior­nata di ieri, poche ore dopo il rin­vio, alcune indi­scre­zioni fil­trate da ambienti gover­na­tivi indiani hanno annun­ciato la vit­to­ria della linea soft di Khurshid.

Lunedì, se le voci saranno con­fer­mate, l’accusa rinun­cerà uffi­cial­mente al Sua act, aprendo una serie di sce­nari che paiono avere un solo denominatore comune: i tempi saranno ancora lun­ghi, si parla di mesi, in una sovrap­po­si­zione vir­tuale del pro­ce­di­mento penale con l’apice della cam­pa­gna elet­to­rale indiana, pre­vi­sto per il mese di aprile.

A quel punto il caso marò potrebbe entrare nel tri­ta­carne media­tico indiano, pronto a diven­tare argo­mento a dispo­si­zione dell’opposizione nazio­na­li­sta per col­pire l’Indian Natio­nal Con­gress, il par­tito dell’"italiana" Sonia Gan­dhi.

Lunedì pros­simo la Corte dovrà anche pro­nun­ciarsi sulla richie­sta di rim­pa­trio di Latorre e Girone avan­zata dalla difesa, per­met­tendo ai fuci­lieri di atten­dere l’esito delle inda­gini e l’inizio del dibat­ti­mento legale in Ita­lia. L’impressione è che, a que­sto punto, né l’India né l’Italia abbiano alcun inte­resse a riman­dare il momento delle decisioni.

[Scritto per il manifesto; foto credits: ansa.it]