India – Holi, battaglia all’ultimo colore

In by Simone

Domani è Holi, la festa dove milioni di indiani per un giorno dimenticano il rigore morale imposto dalla società e si scatenano in una battaglia senza quartiere a suon di polveri e liquidi colorati. Dove si festeggia, come e cosa c’entrano i giochi erotici di Krishna con le pastorelle.
Mercoledi 8 marzo in India – ma anche in Pakistan, Nepal e in tutte le comunità della diaspora indiana sparse per il globo –  si celebra la caotica e colorata festa di Holi; una battaglia panindiana all’ultimo colore, dove molto diventa lecito con un semplice: “Non te la prendere, è Holi” – in Hindi: “Bura na mano, Holi hai!”.

Una delle principali festività dell’affollato calendario indiano, e tra le poche panindiane (insieme al Diwali -la festa delle luci), Holi è caratterizzata da festeggiamenti decisamente sopra le righe rispetto al tradizionale senso del pudore indiano, scanditi da polveri e liquidi colorati che saranno lanciati e spruzzati con cannoni e siringhe d’acqua, di cui ci si arma per l’occasione, su chiunque si avventuri per strada. Dopo la battaglia di Holi, tutti sono un grande arcobaleno.

Le origini di Holi, sono da ricercarsi nei cicli naturali, nella mitologia e nell’astrologia. Seguendo il calendario lunare, Holi cade il giorno dopo la luna piena, nel mese hindu di Palghuna (febbraio-marzo). La ricorrenza segna l’arrivo della primavera, caratterizzata dall’arrivo del caldo (almeno prima del riscaldamento globale), dallo sbocciare della natura nei colori dei fiori, e dal risveglio sessuale.

Trattandosi di una tradizione indiana, la mitologia naturalmente ci mette più di uno zampino.
C’era una volta un re demone, Hiranyakashipu, il quale pretendeva che tutto l’universo lo venerasse come Dio. Ma la sua ambizione di scalata divina non sembrava avere molto successo, tanto che suo figlio Prahlad diventò devoto di Vishnu, la concorrenza.

Questo fece infuriare il padre, che cercò in tutti i modi di uccidere la sua discendenza, ma grazie alla protezione del Dio, i suoi piani continuavano a fallire. Un giorno il re demone decise di mandare sua sorella Holika – che aveva il potere di non bruciare nel fuoco, a compiere il tanto agognato assassinio.

Holika prese tra le braccia Prahlab e iniziò a bruciare. Ma ancora una volta Vishnu intervenne, salvando il devoto Prahlab mentre Holika, ignara che la sua immunità alle fiamme funzionasse solo se a bruciare era in solitaria, morì divorata dal fuoco.

Questo trionfo del bene sul male, viene ricondato la sera di luna piena, prima di Holi, quando giganteschi falò vengono accesi riproducendo il fuoco che bruciò viva Holika.

Il gioco dei colori, invece è riconducibile alla storia di Radha e Krishna.
Il giovane Krishna chiese a sua madre perchè la sua amata Radha fosse chiara e lui così scuro. La madre allora gli disse che colorando la carnagione di Radha, non avrebbe più notato la differenza.

Il gioco di lanciarsi colori ricorda anche uno dei giochi erotici che Krishna usava fare con le Gopi (giovani pastorelle), di cui si trovano varie raffigurazioni artistiche, come ad esempio in un dipinto del 1788, a Kangra.

I colori usati da Krishna nei suoi giochi e prima dell’industrializzazione dagli indiani, venivano prodotti da fiori come il tesu. Da questi fiori, essicati, venivano ricavate delle polveri che mischiate all’acqua creavano una tintura sul rosso-arancione, dalle proprietà benefiche per la pelle, utilizzata nella battaglia di colori.

Purtroppo la modernità ha trasformato gli unguenti naturali in polveri chimiche altamente tossiche, che hanno effetti dannosi sulla pelle e sugli occhi, portando in alcuni casi alla cecità.

Durante Holi, le differenze di casta, genere, età e status sociale, per un giorno, vengono dimenticate. Maschi, femmine, ricchi e poveri, di tutte le caste, possano liberarsi dalle restrizioni sociali, lanciandosi in una giocosità euforica che raggiunge livelli anche sconci.

Ad esempio, a Varanasi, è possibile incontrare ragazzetti che con orgoglio vanno in giro con un finto fallo gigante in mezzo alle gambe, o universitarie seminude che corrono per il campus inseguite da una cascata di colori.

Come ciliegina sulla torta, tradizione vuole che in questo giorno si consumi una bella dose di bhang lassi (yogurt condito con marijuana), prelibatezza solitamente riservata a giovani alternativi o santoni, ma per un giorno consumata senza vergogna anche dagli strati più insospettabili della rigida società indiana.

Dopo i tradizionali falò della notte che precede Holi, avrà inizio una battaglia senza quartiere che coinvolgerà donne – per una volta anche loro! – bambini, vecchi e giovani di ogni estrazione sociale. Per cercare di rendere l’idea, date un’occhiata ad una delle rappresentazioni della festa nella cinematografia di Bollywood.

Happy Holi!

[Foto credit dipinto: wikipedia.com; guerra di colori: totallycoolpix.com]

*Vita Camarda, dalle terre dei trulli, si è laureata a Roma in Lingue e Letterature Indiane, con una tesi sulla letteratura femminile in Hindi, svolta alla Leiden University. Attualmente sta svolgendo un tirocinio al Consolato Italiano di Calcutta, passando il suo tempo libero tra concerti, cene e relax nelle campagne.