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In Cina e Asia – Zero Covid: l’economia cinese rallenta più del previsto

In Notizie Brevi by Sharon De Cet

I titoli di oggi:

  • Zero Covid: l’economia cinese rallenta più del previsto
  • Covid: in Cina niente Asian Cup, Shanghai allenta alcune restrizioni
  • G7: la Cina deve esercitare pressioni reali su Putin per fermare la guerra in Ucraina
  • La Cina lancia il primo piano quinquennale sulla “bioeconomia”
  • Biden firma un disegno di legge per la partecipazione di Taiwan all’OMS

 

L’economia cinese continua a rallentare. Stamani l’Istituto nazionale di statistica ha rilasciato i dati di aprile. A preoccupare gli analisti è il trend a ribasso dei consumi: le vendite retail sono calate dell’11,1% su base annua, il valore peggiore dal marzo 2020. Giù anche la produzione industriale (-2,9%), soprattutto nelle aree del delta del fiume Yangtze e nel Nordest della Cina. Entrambe le aree sono state soggette a drastiche misure anti-Covid dopo il rilevamento dei focolai di Jilin e Shanghai. Ma il calo è generalizzato, con le vendite dell’immobiliare a sprofondare del 46,6%. Le statistiche sono persino peggiori delle stime rilasciate nei giorni scorsi da Bloomberg e Reuters. Il lieve aumento degli investimenti infrastrutturali rivela inoltre la reticenza delle autorità a puntare ancora una volta sulla vecchia strategia dei finanziamenti negli asset fiossi che, se da una parte ha permesso al paese di superare varie fasi di crisi, dall’altra ha fatto schizzare il debito dei governi locali. Non solo. Secondo Michael Pettis, le difficoltà economica stanno inducendo le famiglie al risparmio. Fattore che rende più difficile l’agognata transizione verso una crescita trainata dai consumi. Così come rende più lontano l’obiettivo di crescita del 5,5% stabilito dalla leadership. La soluzione? Abbandonare la strategia Zero Covid, affermano in coro gli economisti.

Covid: in Cina niente Asian Cup, Shanghai allenta alcune restrizioni

La Cina non ospiterà la prossima edizione dell’ AFC Asian Cup. È quanto riporta una dichiarazione dell’ Asian Football Confederation (AFC) secondo la quale gli organizzatori cinesi avrebbero dichiarato che “non sarebbero stati in grado di ospitare il torneo secondo un modello aperto”. La Cina aveva ottenuto i diritti di hosting della coppa asiatica nel 2019 e la competizione si sarebbe dovuta tenere in 10 città cinesi tra il 16 giugno e il 16 luglio 2023.

Con l’eccezione delle Olimpiadi invernali di quest’anno, tenutesi a febbraio in una bolla a circuito chiuso e protetta dal virus, la Cina ha annullato o posticipato quasi tutti gli eventi dallo scoppio della pandemia. Mentre l’AFC cerca un nuovo paese pronto ad ospitare la coppa, a Shanghai si cominciano ad allentare alcune restrizioni. Domenica, il vicesindaco della città Chen Tong ha annunciato la riapertura graduale di centri commerciali, supermercati, ristoranti, barbieri e altre attività commerciali. Da lunedì in poi, i minimarket, le farmacie e i mercati potranno inoltre accogliere un numero limitato di clienti in più fasi. La data ufficiale per il ritorno alla normalità è il 1 giugno, ma sarà un processo graduale che potrebbe durare fino alla fine del mese.

La decisione è stata supportata dai numeri dei nuovi casi giornalieri in città, scesi a 1.369 domenica, il conteggio più basso dal 24 marzo. I casi sintomatici sono diminuiti del 14,4% rispetto al sabato, raggiungendo un numero nazionale complessivo di 1.718, di cui 226 casi sintomatici. Tuttavia, le autorità cittadine hanno raddoppiato i lockdown, applicandoli in distretti specifici: i residenti delle zone nel distretto di Yangpu, sede di molte università di Shanghai, sono in un “periodo di silenzio” di tre giorni, confinati nelle loro case per garantire zero contatti con estranei. I rigidi lockdown servono a Shanghai per mantenere la scadenza della “società zero-Covid”, fissata al 20 maggio. In questa data la città spera di aver spazzato via tutte le infezioni.

G7: la Cina deve esercitare pressioni reali su Putin per fermare la guerra in Ucraina

I paesi G7 lanciano un nuovo avvertimento a Pechino, chiedendo un pressing risoluto su Mosca e un immediato cessate il fuoco in Ucraina. In una lunga dichiarazione rilasciata dopo il loro incontro in Germania, i ministri degli esteri del G7 hanno inviato un messaggio insolitamente duro alla Cina, chiedendo inoltre pace e stabilità a Taiwan, negli ultimi giorni centro dei timori diplomatici dato l’intensificarsi della pressione militare cinese sull’isola. Il gruppo ha anche chiesto alla Cina di “agire responsabilmente” nel cyberspazio, astenendosi “dal condurre o sostenere il furto di proprietà intellettuale abilitato per scopi commerciali” e dal portare avanti campagne di disinformazione che possano legittimare l’aggressione russa in Ucraina.

Accanto alle preoccupazioni per il conflitto in Ucraina e per l’escalation nello stretto, i paesi del G7 hanno infine esortato le autorità cinesi a “consentire un accesso immediato, significativo e illimitato allo Xinjiang e al Tibet” per tutti gli osservatori indipendenti, compreso l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Michelle Bachelet ha infatti in programma una visita nello Xinjiang alla fine di questo mese, ma Pechino ha finora sempre mantenuto un approccio poco collaborativo con le investigazioni internazionali riguardo al trattamento degli uiguri e delle altre minoranze etniche in Cina.

La Cina lancia il primo piano quinquennale sulla “bioeconomia”

Rafforzare la ricerca sulle tecnologie all’avanguardia, costruire più infrastrutture biotecnologiche e supportare le startup nel campo biotech. Questi sono gli obiettivi del nuovo piano quinquennale sulla “bioeconomia”, pubblicato martedì scorso dalla National Development and Reform Commission (NDRC) cinese. Il nuovo piano, primo nel suo genere, mira inoltre ad aumentare il numero di grandi aziende nel settore biotecnologico, per far crescere il valore della bioeconomia cinese a 22 trilioni di yuan.

La bioeconomia è un mercato già attraente per gli investitori cinesi: secondo Wang Xiang –  un funzionario della NDRC intervistato da Caixin- un terzo delle società quotate allo STAR Market della Borsa di Shanghai sarebbero impegnate in attività legate alla biologia. L’investimento in ricerca e sviluppo delle imprese farmaceutiche del paese è inoltre aumentato di circa l’8% all’anno dal 2016 al 2020. L’importanza strategica della biotecnologia è diventata particolarmente evidente durante la pandemia di Covid-19 negli ultimi due anni: sebbene i principali produttori di vaccini, apparecchiature farmaceutiche e mediche abbiano visto aumentare i loro ricavi, la crisi sanitaria ha anche messo in luce la fragilità dell’autosufficienza cinese nelle tecnologie biologiche avanzate.

Biden firma un disegno di legge per la partecipazione di Taiwan all’OMS

Venerdì scorso il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato un disegno di legge per aiutare Taiwan a ottenere nuovamente lo status di osservatore all’Assemblea mondiale della sanità (OMS). Il disegno di legge, presentato dal senatore Bob Menendez, era stato approvato all’unanimità al Senato il 6 agosto 2021, ricevendo poi il via libera alla Camera dei rappresentanti il 27 aprile. “Di fronte all’ostilità di Pechino, i nostri sforzi dimostrano in modo chiaro l’impegno degli Stati Uniti per una presenza adeguata di Taiwan sulla scena mondiale”, ha affermato Menendez.  Taiwan ha infatti perso il suo posto all’OMS nel 1972, quando è stata espulsa dalle Nazioni Unite in seguito al riconoscimento ufficiale della Repubblica popolare cinese.

Sebbene Taiwan abbia preso parte all’OMS come osservatore dal 2009 al 2016 – durante l’età aurea delle relazioni tra Pechino ed il Kuomintang –  dal 2017 la Cina ha fatto pressioni per espellere Taipei dai summit,  in rappresaglia contro la presidente Tsai Ing-wen. La 75a riunione dell’OMS si terrà a Ginevra dal 22 al 28 maggio. La delegazione taiwanese, guidata dal viceministro della salute Lee Li-feng, cercherà di incontrare ai margini del summit i rappresentanti dei paesi membri per raccogliere sostegno per la partecipazione del paese all’OMS. Taiwan resta infatti un importante contribuente alla salute globale: dal 1996, il paese ha investito oltre 6 miliardi di dollari in aiuti medici e umanitari in oltre 80 paesi.

A cura di Sharon De Cet; ha collaborato Alessandra Colarizi