In Cina e Asia – Tpp, Pechino al contrattacco

In by Gabriele Battaglia

Pechino prepara la strategia per contrastare il Tpp, su cui è stato raggiunto un accordo nel weekend tra Usa e alcuni paesi affacciati sul bacino dell’Oceano Pacifico. Stimoli mirati all’economia, questa la strategia di Pechino per sostenere l’economia in rallentamento. L’influenza di Pechino sul Consiglio Onu per i diritti umani. L’Fmi promuove la crescita indiana. Un’altro incidente stradale in Lamborghini per qualche rampollo di famiglie della nuova borghesia cinese. Nuovo rimpasto per il governo Abe. In Corea del Sud arriva la digital tax.  CINA – Tpp, Pechino prepara la contromossa
Dopo aver dichiarato apprezzamento per il varo (non ancora effettivo) del Tpp, Pechino prepara una sua strategia alla luce del nuovo contesto economico in Asia-Pacifico. Da un lato spinge sui trattati bilaterali di libero scambio con diversi Paesi; c’è poi allo studio un accordo trilaterale con Giappone e Corea; infine, cerca di accelerare il cosiddetto Partenariato economico globale regionale (RCEP), i cui negoziati sarebbero previsti entro la fine dell’anno. Sarebbero coinvolti i 10 membri dell’ASEAN più Australia, India, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e, secondo Xinhua, si punta a risultati concreti per l’East Asia Summit di novembre.
Intanto, il sindacato Usa AFL-CIO esprime in uno studio tutta la sua contrarietà al TPP.

CINA – Stimoli mirati

Di fronte al rallentamento dell’economia, la leadership cinese sembra voler ricorrere a stimoli mirati. La mente corre al 2008 quando, di fronte alla crisi finanziaria globale, Pechino lanciò uno stimolo da 586 miliardi di dollari che tenne a galla l’economia ma creò una bolla di credito insolvibile con cui l’attuale leadership si trova adesso a fare i conti. Si parla sempre e soprattutto di finanziamenti per le infrastrutture, ma c’è qualcosa di diverso. La soluzione che l’accoppiata Xi-Li sembra avere trovato oggi – secondo Bloomberg – è quella di finanziare lo stimolo con bond emessi direttamente dal governo centrale, per sottrarre il sistema del credito ai “veicoli finanziari” messi in piedi dai governi locali, una palude che sfugge al controllo e che eroga prestiti in base a criteri opachi e senza tener conto dell’efficienza.

CINA – La longa manus di Pechino a Ginevra

Non solo controllo delle Ong e repressione del dissenso in Cina. Secondo un’inchiesta Reuters, Pechino raggiungerebbe con la sua longa manus anche il Consiglio dei Diritti Umani, agenzia Onu con sede a Ginevra, con varie forme di intimidazione e controllo. Si narra il caso di un monaco tibetano transfuga che viene fotografato da un diplomatico cinese in un caffè, piuttosto che la pratica di riempire le conferenze stampa “scomode” con funzionari pro-Pechino cha agiscono da provocatori. La Cina risponde di essere vittima di “double standard” a Ginevra, mentre sempre meno Paesi desiderano sostenere risoluzioni fastidiose per Pechino.

INDIA – Prima della classe nella crescita del Pil, secondo Fmi

Secondo un rapporto pubblicato dal Fondo monetario internazionale, il prossimo anno l’India crescerà intorno al 7,5 per cento, la performance migliore tra le economie emergenti (la Cina si fermerà al 6,3 per cento). L’incremento è dovuto all’abbassamento del prezzo del petrolio e delle materie prime nel settore agricolo, assieme all’implementazione di diverse misure economiche che il governo Modi ha già annunciato ma che ancora devono passare nella fase attuativa: si va dalla semplificazione burocratica alla creazione di condizioni ideali per attrarre investimenti esteri, sui quali Delhi conta molto.
In quest’ottica, la visita di ieri della cancelliera Merkel a Bangalore – dove Bosch ha una sede – assume un significato ancora più profondo, lasciando intendere l’interesse di aumentare i rapporti tra Germania e India in particolare nel settore automobilistico e hi-tech.

CINA – Lamborghini crash

È successo ancora. Una Lamborghini bianca si è stampata contro una fila di macchine nei pressi dello stadio olimpico di Pechino. Era senza targa e il conducente è fuggito.
Sembrerebbe l’ennesimo caso di prevaricazione da parte di qualche “fuerdai”, i rampolli di seconda generazione dei cinesi arricchiti, la componente sociale più odiata e al tempo stesso invidiata di tutta la Cina. In passato, il cattivo comportamento di qualche fuerdai ha avuto anche risvolti politici, con la decapitazione di Ling Jinhua – già braccio destro dell’ex presidente Hu Jintao – cominciata quando suo figlio Ling Gu si ammazzò schiantandosi contro un ponte con la sua Ferrari e donnine discinte a bordo. Ma qualcuno vede nei fuerdai anche una speranza per la Cina, visto che rappresenterebbero il business privato, contrapposto a quello di Stato.

GIAPPONE – Un wrestler nel rimpasto di Abe

Su di lui è arrivata anche la "benedizione" di Antonio Inoki, wrestler professionista degli anni ’80. Hiroshi Hase, parlamentare del partito liberaldemocratico, sarà il nuovo ministro dell’educazione, della cultura, della scienza e dello sport del governo giapponese. Ex wrestler professionista e insegnante di giapponese in un liceo prende il posto del dimissionario Hakubun Shimomura su cui è pesato lo scandalo della costruzione del nuovo stadio nazionale — progettato da Zaha Hadid per le Olimpiadi di Tokyo del 2020 — su cui manca la copertura finanziaria delle casse statali. Ora bisognerà vedere se Hase, all’esordio al governo, riuscirà a realizzare politiche concrete in quello che Abe, al quarto rimpasto dal 2012, vorrebbe come amministrazione "per obiettivi". Nell’agenda del nuovo ministro dell’educazione la "riorganizzazione" delle facoltà umanistiche nelle università pubbliche e i preparativi per Tokyo 2020.

COREA DEL SUD – Arriva la digital tax

Anche la Corea del Sud si muove nella direzione di tassare i colossi del web. Il ministero delle Finanze ha annunciato l’introduzione di una cosiddetta Google Tax, ossia di una tassazione sui profitti fatti dalle multinazionali con transazioni su dispositivi mobili in Corea del Sud, uno dei Paesi più connessi al mondo. L’idea riprende linee guida che sembrano diffondersi ovunque, anche su impulso dell’Ocse, ossia tassare le aziende lì dove generano profitti, in modo da evitare i paradisi fiscali.

[Foto credit: marketplace.org]