In Cina e Asia — Stop alla propaganda anti-Kim sul confine

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Le notizie asiatiche di oggi

Photo credit: nbcnews.com

Coree, stop alla propaganda sul confine

La Corea del Sud ha deciso di interrompere la propaganda sul confine con la Corea del Nord, quando mancano pochi giorni al meeting tra le due Coree previsto per il prossimo 27 aprile. Domenica a mezzanotte le trasmissioni di musica pop sudcoreana e di critica al regime dinastico dei Kim amplificate da un sistema di altoparlanti installati sul confine sono cessate. A rivelarlo il Ministero della Difesa di Seul. Non è chiaro se taceranno anche gli amplificatori nordcoreani che rispondono alla contropropaganda di Seul con frasi inneggianti al regime guidato da Kim Jong-un. Per alcuni osservatori le trasmissioni di propaganda sul confine sono un indizio forte sullo stato delle relazioni tra i due lati del 38esimo parallelo: oggi sembrano annunciare distensione. Il vertice di venerdì prossimo si terrà a Panmunjom, villaggio sul confine tra le due Coree. I rappresentanti dei due paesi dovranno discutere della conversione in trattato di pace di un armistizio che dura dal 1952, dalla fine della guerra di Corea. Il summit getterà anche le basi per un possibile summit tra Pyongyang e Washington, previsto per maggio ma senza ancora dettagli su data e località.

Rapporto Usa diritti umani: Cina forza di instabilità

In un rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano sui diritti umani, la Cina viene identificata con Iran, Russia e Corea del Nord una “forza di instabilità” per il mondo a causa delle sue politiche restrittive sulla libertà di parola e assemblea e a causa della repressione sulle minoranze etniche e religiose. Il rapporto accusa inoltre Pechino di aver condotto detenzioni ed esecuzioni arbitrarie, senza regolare processo e attraverso confessioni forzate da parte dei detenuti. Il rapporto cita inoltre il recente giro di vite su avvocati e attivisti per i diritti civili e il rafforzamento della repressioni nelle regioni occidentali dello Xinjiang e del Tibet. La risposta cinese non ha tardato ad arrivare. Il giornale filogovernativo in lingua inglese Global Times ha infatti pubblicato un editoriale che ribalta le accuse, bollando il rapporto come un’interferenza negli affari interni, e sottolinea le violazioni dei diritti umani portate avanti dagli Stati Uniti, tra cui la diffusione delle armi da fuoco e i divieti sull’immigrazione di messicani e musulmani. “Può Washington denunciare le condizioni dei diritti umani degli altri? Evidentemente no”, conclude l’editoriale. Che insiste: “Speriamo che Washington abbandoni la propria mentalità da Guerra fredda”.

Guerra di hacker Cina — Giappone

Pochi giorni dopo un incontro diplomatico di alto livello tra rappresentanti dei governi cinese e giapponese a Tokyo, ecco che riesplode la tensione. Alcune aziende giapponesi del settore difesa avrebbero subito attacchi informatici da parte di hacker cinesi, rivela la FireEye, un’azienda di cybersicurezza californiana. Responsabile degli attacchi un gruppo chiamato APT 10, un gruppo di spionaggio informatico sotto la lente di FireEye dal 2009. Due attacchi si sarebbero svolti tra settembre e ottobre 2017, in un periodo di tensione sugli esperimenti nucleari e balistici della Corea del Nord. Negli stessi giorni Trump aveva annunciato di essere pronto a distruggere il paese asiatico. Obiettivo degli hacker sarebbe stato infatti quello di ottenere informazioni sui programmi del governo di Tokyo — e di Washington — rispetto a Pyongyang. Sotto attacco anche aziende de settore farmaceutico, settore in cui la Cina punta a promuovere uno sviluppo a ritmo sostenuto.