In Cina e Asia – Stati uniti e Ue corteggiano Taiwan

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

I titoli di oggi:

  • Stati uniti e Ue corteggiano Taiwan
  • Xi e Macron si preparano al dopo-Merkel
  • La Cina incontra i talebani per la prima volta dalla presa di Kabul
  • Golpe in Sudan: l’ambasciata cinese entra in modalità di emergenza
  • Il viaggio del quarzo americano dal North Carolina al Xinjiang
  • Tesla apre centro di ricerca a Shanghai
  • Il Covid è costato alla Cina 638 miliardi di dollari
  • Biden al vertice Asean

Stati unti e Ue corteggiano Taiwan

Gli Stati uniti hanno esortato “tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a sostenere la partecipazione solida e significativa di Taiwan in tutto il sistema dell’ONU e nella comunità internazionale”. Definendo l’isola “una storia di successo democratico”, ieri il segretario di Stato Antony Blinken ha portato ad esempio la gestione epidemica e l’importanza logistica dell’aeroporto di Taipei per rimarcare la necessità di includere nuovamente Taiwan nell‘Oms e nell’Organizzazione dell’aviazione civile internazionale. L’appello segue a stretto giro le celebrazioni dei 50 anni dall’ingresso della Cina comunista nell’Onu. Gli States non sono gli unici a caldeggiare la partecipazione informale dell’isola ai tavoli internazionali, da cui è stata esclusa anni fa su richiesta di Pechino. In queste stesse ore il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu si trova in Europa per perorare la causa di Taipei tra i paesi amici. Ieri, durante un incontro organizzato in Slovacchia, Wu ha accusato Pechino di voler provocare un’escalation per sviare l’attenzione dal rapido peggioramento della situazione economica interna. Il tour del ministro continuerà a Praga, nella Repubblica Ceca, ma pare che la tappa italiana sia saltata ufficialmente a causa dei troppi impegni. C’è chi vocifera per il mancato rilascio del visto. A Roma Wu avrebbe dovuto partecipare a un evento organizzato dall’anti-cinese Inter-Parliamentary Alliance on China (IPAC). In questo caso, potrebbe avere giocato a suo sfavore la sovrapposizione della visita del collega cinese Wang Yi, che farà le veci di Xi al G20 di Roma. Intanto, secondo il SCMP, il parlamento europeo sta organizzando una trasferta a Taipei la prossima settimana. Sarà il falco francese Raphael Glucksmann a guidare la delegazione. In cima all’agenda c’è la firma di un accordo bilaterali di investimento – concorrente del CAI cinese – che non tutti approvano [fonte Reuters, SCMP, Focus Taiwan]

Xi e Macron si preparano al dopo-Merkel

In vista del pensionamento di Angela Merkel, la Cina si affretta a cementare i rapporti con chi probabilmente erediterà la guida della politica cinese comunitaria: Emmanuel Macron. Nella serata di ieri Xi ha tenuto una telefonata con il presidente francese: “I recenti eventi internazionali hanno dimostrato ancora una volta che la Francia ha ragione a sostenere l’autonomia strategica dell’Ue”, ha dichiarato il leader cinese alludendo al raffreddamento dell’Ue nei confronti degli Stati uniti dopo l’annuncio dell’Aukus, la nuova alleanza anglofona che Washington ha avviato con Australia e Regno Unito lasciando all’oscuro Bruxelles. Xi ha poi elencato le aree in cui spera di ottenere l’appoggio di Parigi: energia nucleare civile, l’aviazione e l’aerospazio, l’intelligenza artificiale, i biofarmaci, la tutela della biodiversità e dell’ambiente, nonché lo sviluppo globale, soprattutto in Africa. In tutta risposta Macron ha esortato la Cina ad assumere impegni “concreti” contro il cambiamento climatico e a trattare le aziende europee sulla base della reciprocità. Finora il presidente francese è parso mantenere una linea abbastanza conciliante nei confronti della Cina, affiancando Merkel nei negoziati per l’accordo di investimento bilaterale, poi bloccato in parlamento. Xi ha ribadito che spera venga approvato presto. [fonte SCMP, Reuters]

La Cina incontra i talebani per la prima volta dalla presa di Kabul

I talebani “onoreranno risolutamente la loro promessa e non permetteranno mai a nessuna forza di utilizzare il territorio afghano per danneggiare la Cina”. Lo ha ribadito lunedì Mullah Abdul Ghani Baradar, il vice primo ministro ad interim dell’Emirato Islamico afghano, incontrando il ministro degli Esteri Wang Yi. Il meeting, che si è tenuto a Doha, in Qatar, è il primo dalla conquista talebana di Kabul e conferma il protagonismo cinese nella gestione della crisi. Da parte sua Wang ha reciprocato chiedendo nuovamente la rimozione delle sanzioni internazionali contro il regime talebano. Nonostante le rassicurazioni, sembra tuttavia che gli studenti coranici abbiano qualche difficoltà nel mantenimento della stabilità interna. A questo proposito The Diplomat ospita un’analisi sul possibile coinvolgimento dei miliziani uiguri negli ultimi attentati recentemente rivendicati dall’ISK. Secondo Nodirbek Soliev, senior analyst della S. Rajaratnam School of International Studies, sembra che l’ISK veda nelle ultime dichiarazioni dei talebani l’opportunità di posizionarsi come un nuovo protettore degli uiguri, in passato più inclini ad abbracciare la causa del Partito islamico del Turkestan (TIP), l’organizzazione che rivendica l’indipendenza del Xinjiang. “L’attacco di Kunduz è arrivato in un momento critico per le relazioni tra i talebani e il TIP”, scrive Soliev, secondo il quale è la “manifestazione della crescente delusione del gruppo per l’evoluzione dell’impegno diplomatico ed economico di Pechino con i talebani. Per l’ ISK, uno stato talebano pone sfide più serie alle sue ambizioni e alla sua sopravvivenza in Afghanistan.”  [fonte Reuters, SCMP, GT, Diplomat]

Golpe in Sudan: l’ambasciata cinese entra in modalità di emergenza

L’ambasciata cinese a Khartoum ha azionato il suo “meccanismo di emergenza di sicurezza” in risposta al golpe militare di lunedì, il quarto in Africa nell’ultimo anno. Con l’attivazione di una serie di protocolli, tutte le “istituzioni finanziate dalla Cina” sono state chiamate a sospendere le operazioni, mentre il personale è invitato a cercare riparo in risposta ai crescenti disordini. A preoccupare è soprattutto l’interruzione della rete telefonica e di internet, che rende più difficile assicurare servizi di assistenza alla comunità cinese locale. Ieri il bilancio delle proteste seguite alla destituzione del governo di transizione era di sette morti e 140 feriti. Nella giornata di lunedì, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbing aveva invitato “le parti interessate in Sudan a risolvere le differenze attraverso il dialogo e a mantenere la pace e la stabilità nazionali”. Una reazione piuttosto pacata, se raffrontata alla condanna seguita al colpo di stato in Guinea. Un motivo forse imputabile alla minore rilevanza economica del Sudan nella strategia cinese in Africa. Soprattutto considerando che con l’indipendenza del Sud, tre quarti delle risorse petrolifere della regione si trovano ora sotto il controllo di Giuba. La Guinea, con le sue miniere di bauxite, rappresenta invece una risorsa fondamentale per allentare la dipendenza dalle importazioni australiane, dopo il peggioramento dei rapporti con Canberra. [fonte GT, The China Africa Project]

Dal North Carolina al Xinjiang: il viaggio del quarzo americano 

Negli ultimi anni dell’amministrazione Trump Washington ha fatto di tutto per ostacolare le forniture di componenti strategici alla Cina, spesso invocando il mancato rispetto dei diritti umani oltre la Muraglia. Secondo il SCMP, tuttavia, nella strategia americana c’è una falla enorme: il quarzo, minerale necessario alla produzione del polisilicio, il semiconduttore fondamentale nella produzione di pannelli solari, viene estratto nella sua forma più pura per l’80-90% in North Carolina. La proprietà intellettuale del processo Czochralski, utilizzato nella raffinazione del quarzo, nel 2016 è stata venduta dalla società statunitense SunEdison al colosso solare cinese GCL-Poly Energy Holdings, la cui filiale Xinjiang Xinjiang GCL New Energy Material Technology Co è sotto sanzioni dallo scorso giugno. Le aziende americane che estraggono il minerale si difendono affermando di non rifornire direttamente le società inserite nella blacklist. Allentare la dipendenza dalla regione autonoma uigura non sarà semplice.
Il WaPo racconta come il tema del cambiamento climatico abbia ostacolato la formulazione di una China Policy coerente, soprattutto considerato l’impegno dell’attuale amministrazione nell’indirizzare l’economia nazionale verso un minor impatto ambientale. Il vice di John Kerry, Jonathan Pershing, ha avvertito i legislatori che il governo degli Stati Uniti avrà bisogno di 5-10 anni per spostare la catena di approvvigionamento globale dei pannelli solari fuori dallo Xinjiang. [fonte SCMP, WAPO]

Tesla apre centro di ricerca a Shanghai

Tesla ha scelto Shanghai per costruire il suo primo istituto di ricerca e raccolta dati all’estero. Lo ha annunciato la società in un comunicato, confermando l’impegno nella metropoli cinese, dove ha già sede la mega fabbrica deputata alla produzione della berlina Model 3. Ai sensi della legge sulla cybersicurezza del 2017, l’azienda di Elon Musk non potrà tuttavia trasferire informazioni all’estero, che saranno quindi archiviate a livello locale. Nonostante gli scandali degli ultimi mesi, nel primo trimestre del 2021, l’azienda ha registrato una crescita nel mercato cinese del 57% su base annua, riportando utili netti per un valore di 1,62 miliardi di dollari. Secondo i dati della China Passenger Car Association, nel solo mese di settembre, le vendite sono aumentate del 27% rispetto ad agosto, in aumento del 394% rispetto a un anno prima.

Il Covid è costato alla Cina 638 miliardi di dollari

Circa 1,7 trilioni di dollari. E’ la cifra che il Japan Center for Economic Research stima sia stata cancellata a causa del Covid dal Pil combinato delle 15 maggiori economie asiatiche nel 2020. JCER, che ha calcolato la somma confrontando le previsioni del Pil del Fmi con i tassi di crescita registrati ufficialmente, la Cina ha registrato la perdita economica maggiore: ben 638 miliardi di dollari. Pur subendo un duro colpo a causa delle dimensioni della sua economia – che rappresenta la metà del Pil asiatico – e del suo ruolo nelle catene di approvvigionamento globali, la Cina ha contenuto presto il virus, ma è cresciuta solo del 2,3% nel 2020. India e Giappone si sono classificate seconda e terzo tra i paesi più colpiti. [fonte NIKKEI]

Biden al vertice Asean

Biden è diventato il primo presidente americano a presenziare a un vertice Asean in almeno quattro anni. Presenza virtuale, ma pur sempre rilevante considerato il contesto di generale riposizionamento statunitense nella regione dopo il disimpegno trumpiano. Biden ha promesso che  “you can expect to see me showing up and reaching out to you” e ha sostanziato la promessa con 100 milioni di dollari da utilizzare per “espandere la partnership strategica”. La Cina, rappresentata dal premier Li Keqiang, ha invece parlato di nuovi vaccini e della necessità di incrementare le sinergie commerciali attraverso i vari accordi di libero scambio, auspicando inoltre la rapida approvazione dell’atteso codice di condotta tra i paesi bagnati dal Mar cinese meridionale.

Il forum Asean, che si è aperto ieri, ha visto inoltre la rumorosa assenza del Myanmar dopo il rifiuto da parte della giunta golpista di inviare un rappresentante civile come richiesto. Deboli le rassicurazioni. “Il Myanmar continuerà a cooperare in modo costruttivo con l’Asean, anche nell’attuazione del consenso in cinque punti“, ha affermato il ministero degli Esteri alludendo all’intesa raggiunta con gli altri paesi membri ad aprile, rimasta lettera morta. Intanto ieri Aung San Suu Kyi è apparsa in tribunale per la prima autodifesa diretta e senza la mediazione dei legali – come informano fonti attendibili e anonime – per dimostrare la sua innocenza ai giudici militari che l’accusano di 11 reati. [fonte CFR, Al-Jazeera, Guardian, Xinhua]

A cura di Alessandra Colarizi