In Cina e Asia – Putin a Pechino tra accordi e intese

In Uncategorized by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:

– Putin in Cina, tra accordi commerciali e intese di politica estera
– Pechino interrompe la comunicazione con Taiwan
– Dettagli sull’arresto del capo di Wukan e pressioni sugli avvocati
– Pechino affonda 
– In Myanmar nuove tensioni tra buddhisti e musulmaniPutin in Cina, tra accordi commerciali e intese di politica estera

58 accordi commerciali per un valore di 50 miliardi di dollari. È quanto si è portato a casa Vladimir Putin dopo due giorni trascorsi a Pechino in cui ha incontrato il presidente e il premier cinese a poche ore dal vertice della Shanghai Cooperation Organization (Sco), tenutosi la scorsa settimana in Uzbekistan. Spicca l’intesa per la vendita del 40 per cento del nuovo complesso petrolchimico di Rosneft VNHK, situato nel Far East russo e un accordo di massima che stabilisce tra il 1 agosto 2016 e il 31 luglio 2017 Rosneft dovrà rifornire ChemChina di 2.4 milioni di tonnellate di greggio. Rosneft e Pechino Enterprises Group Company Limited hanno inoltre concordato i termini chiave per la possibile vendita di una quota del 20 per cento nella produzione di petrolio della sussidiaria Verkhnechonskneftegaz ad una unità del Beijing Gas Group.

Affari a parte, Pechino e Mosca hanno poi riaffermato la loro convergenza di interessi per quanto riguarda i vari dossier internazionali esprimendo una dura condanna al dispiegamento di sistemi antimissile in Europa e Asia, chiaro riferimento alle manovre della Nato nell’Europa orientale e all’attesa istallazione del sistema Thaad in Corea del Sud.

Pechino interrompe la comunicazione con Taiwan

Sale la tensione tra Pechino e Taipei. Nella giornata di Sabato la Cina ha annunciato di aver interrotto la comunicazione con Taiwan, a causa del mancato riconoscimento da parte della neoeletta presidente Tsai Ing-wen del principio di «una sola Cina», raggiunto nel 1992 quando era al governo il partito nazionalista.

L’annuncio è arrivato a poche ore dall’inizio della prima visita di Stato di Tsai a Panama e in Paraguay, nonché dalla deportazione di 25 taiwanesi dalla Cambogia in Cina con l’accusa di frode. Quando negli scorsi mesi casi simili si erano verificati in Kenya e Malaysia, Taipei li aveva definiti «rapimenti». L’ultimo utilizzo dei meccanismi di comunicazione tra le due parti risale a venerdì quando il Mainland Affairs Council aveva contattato il Taiwan Affairs Office per esprimere le proprie preoccupazioni sulle deportazioni.

Dettagli sull’arresto del capo di Wukan e pressioni sugli avvocati

L’arresto del capo di Wukan Lin Zulan sarebbe collegato allo scandalo delle piste per atletica (realizzate con materiali industriali di scarto) che negli ultimi mesi hanno visto le autorità procedere con approfondite indagini nelle varie scuole del paese in seguito al malore di alcuni studenti. Lin è accusato di essersi intascato tra gli 80mila e i 420mila yuan per la realizzazione di un progetto simile.

In settimana la tv di stato Cctv aveva rilasciato una sua controversa autocritica in cui Lin ammetteva di aver accettato tangenti, senza tuttavia fornire dettagli. Negli ultimi giorni, i tentativi della famiglia di ingaggiare un legale si sono rivelati inutili a causa dell’ostruzione delle autorità. Lin era stato eletto nel 2012 dopo che il governo provinciale aveva deciso di disinnescare la protesta contro la requisizioni delle terre chiamando alle urne i cittadini in quella che era stata salutata come una «rivoluzione democratica». A distanza di anni tuttavia il problema del land grabbing era lungi dall’essere risolto e la nuova leadership di villaggio si stava preparando a nuove proteste.

Pechino affonda

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Remote Sensing e basato su un sistema di rilevamento satellitare InSAR, la capitale cinese – soprattutto il quartiere centrale di Chaoyang – affonda di 11 centimetri l’anno, un trend che gli autori della ricerca ritengono rischia di compromettere in maniera sostanziale le infrastrutture ferroviarie della capitale.

Il problema di fondo sta nello sfruttamento delle acque sotterranee contenute nelle migliaia di pozzi che circondano la città. Lo scorso anno è stato inaugurato il South-North Water Diversion project con lo scopo di pompare acqua dal sud del paese verso Pechino, ma non è ancora chiaro se questo basterà ad arrestare la subsidenza, una piaga che affligge diverse megalopoli asiatiche tra cui Jakarta e Bangkok.

In Myanmar nuove tensioni tra buddhisti e musulmani

Sale la tensione tra buddhisti e musulmani con nuovi scontri settari andati in scena in un villaggio della provincia di Bago, Myanmar centrale. La settimana scorsa 200 buddhisti nazionalisti hanno distrutto una moschea per protestare contro la costruzione di una nuova scuola islamica, costringendo un centinaio di poliziotti a pattugliare l’area per mantenere l’ordine nel weekend.

Il tutto è avvenuto mentre Aung San Suu Kyi si trovava in Thailandia per affrontare, tra le altre cose, la questione dei rifugiati Rohingya, la minoranza musulmana che il governo di Naypyidaw si ostina a non riconoscere come birmana. Dal 2012, la violenza settaria ha lasciato almeno 300 morti e 140.000 sfollati, di cui la maggior parte proprio Rohingya.