In Cina e Asia – Prima telefonata tra Xi e Biden

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Dopo il premier giapponese Yoshihide Suga, dopo il presidente sudcoreano Moon Jae-in, dopo il primo ministro australiano Scott Morrison e il premier indiano Modi, insomma dopo tutti i leader dei principali alleati indo-pacifici, ieri sera (ora americana) Joe Biden finalmente ha raggiunto telefonicamente anche Xi Jinping. Complice la ricorrenza del Capodanno cinese, occasione per scambiarsi gli auguri. Cosa si sono detti i due? Dipende da quale fonte si consulta. Secondo la Casa Bianca, il nuovo presidente americano ha manifestato “preoccupazione per le pratiche coercitive e sleali di Pechino, la repressione a Hong Kong, le segnalazioni di violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e azioni sempre più assertive nella regione, anche nei confronti di Taiwan”. L’inquilino dello Studio Ovale ha poi elencato le priorità dell’agenda statunitense: “proteggere la sicurezza, la prosperità, la salute e lo stile di vita del popolo americano e di preservare un Indo-Pacifico libero e aperto”. Xi ha risposto, come di consueto, che i dossier di Hong Kong, il Xinjiang e Taiwan riguardano la “sovranità e l’integrità territoriale” della Cina e che le relazioni bilaterali necessitano “rispetto reciproco e cooperazione win-win”. Nessun compromesso, dunque, quando a essere in gioco sono i rispettivi interessi nazionali. Ma entrambi i leader hanno individuato una possibile convergenza di vedute nella lotta al coronavirus e ai cambiamenti climatici. Nel suo primo discorso sulla politica estera, la scorsa settimana Biden, definendo la Cina “il rivale più serio” degli Stati Uniti, ha aggiunto che la cooperazione è possibile quando nell’interesse dei cittadini americani. Pura retorica? [fonte SCMP, Xinhua]

Il Pentagono rivede la sua strategia cinese

Poco prima di parlare con Xi, Biden era stato in visita al Pentagono per lanciare una revisione della strategia difensiva contro la Cina. Per l’occasione è stata creata una “task force Cina” – composta da personale civile e militare – capitanata da Ely Ratner, il China Hand che affiancherà il nuovo segretario alla Difesa Lloyd Austin, molto esperto di Medio Oriente ma un po’ carente sul versante indo-pacifico. Il raggio d’azione del nuovo team comprende la tecnologia, l’intelligence e relazioni tra le forze militari dei due paesi. “Dobbiamo affrontare i pericoli e le opportunità delle tecnologie emergenti, migliorare le nostre capacità nel cyberspazio, assicurarci di poter mantenere la superiorità in una nuova era di concorrenza, dal mare profondo allo spazio cosmico”,  ha sentenziato Biden aggiungendo che “siamo in grado di proiettare meglio il nostro potere quando amplifichiamo la nostra forza attraverso le nostre alleanze”. Passando dalle parole ai fatti, in quelle stesse ore si è tenuto il primo incontro tra Sung Kim, direttore pro tempore  dell’ufficio per gli affari dell’Asia orientale e del Pacifico del Dipartimento di Stato, e Hsiao Bi-khim, rappresentante di Taiwan negli Stati uniti. L’isola democratica si è guadagnata un posto di primo piano nell’agenda estera americana durante l’amministrazione Trump. Biden ha confermato di considerarla una pedina importante nello scacchiere regionale. Ma gli alleati non saranno chiamati a collaborare soltanto per contenere la strategia muscolare di Pechino nella regione. Preannunciando “nuove restrizioni mirate” sull’export di alcune tecnologie sensibili, l’amministrazione Biden si appresta a condurre “intense consultazioni e revisioni” con i paesi amici prima di rimuovere le tariffe introdotte da Trump. [fonte SCMP, Reuters]

Covid: L’Oms individua 90 casi sospetti a ottobre

Proprio ieri raccontavamo di come le indagini dell’Oms a Wuhan si siano concluse con una vittoria simbolica di Pechino. Il team di esperti infatti non ha escluso – come suggerito dalla Cina – che il virus si sia propagato attraverso l’importazione di prodotti surgelati. Tesi che se confermata alleggerirebbe le responsabilità del governo cinese, enfatizzandone invece il merito di aver individuato per primo il contagio nonostante fosse già in circolazione all’estero. In realtà, secondo il WSJ, la revisione di 233 campioni conservati presso gli ospedali provinciali e le banche del sangue evidenzia oltre 90 casi con sintomi simili a Covid-19 due mesi prima che il virus venisse ufficialmente individuato nel capoluogo dello Hebei. Gli esperti dell’Oms hanno espresso la necessità di condurre ulteriori studi sierologici. La possibilità che il virus fosse già in circolo era stata precedentemente suggerita da un’inchiesta del SCMP, che retrodatava l’inizio dell’epidemia almeno al 17 novembre. Interrogato sulla gestione cinese dell’epidemia, Biden ha detto che prima di prendere misure punitive è necessario “avere presenti tutti i fatti”. [fonte WSJ, Reuters]

Vicepresidente di Tencent indagato per ver condiviso dati degli utenti

Un alto dirigente di Tencent è stato trattenuto dalle autorità cinesi con l’accusa di aver condiviso dati personali degli utenti WeChat con il viceministro della Sicurezza pubblica Sun Lijun, a sua volta indagato per non precisate “violazioni della disciplina”, eufemismo utilizzato dal partito per indicare i casi di corruzione. Secondo quanto riporta in esclusiva il WSJ, si tratta di Zhang Feng, definito nei documenti aziendali come vicepresidente del colosso tecnologico cinese. L’indagine, cominciata lo scorso anno, ha coinciso con l’uscita dalla scena pubblica di Tony Ma, il fondatore di Tencent nonché uno degli uomini più ricchi di Cina. Negli ultimi mesi i big tech cinesi sono finiti nei radar dell autorità proprio a causa dello scarso rispetto della privacy e della gestione disinvolta delle informazioni raccolte online. Contemporaneamente, prosegue la campagna anticorruzione tra le fila del ministero della Sicurezza pubblica. Proprio ieri è stato annunciata l’espulsione dal partito dell’ex capo della polizia di Shanghai. Poco prima dell’annuncio, il massimo organo disciplinare del Pcc aveva denunciato la longevità politica di alcune “grandi tigri” (leggi: alti funzionari corrotti) vicini a Zhou Yongakang, l’ex capo della Commissioni per gli Affari politici e Legali condannato all’ergastolo in uno degli scandali più eclatanti ad aver travolto l’establishment cinese negli ultimi anni. [fonte WSJ, SCMP]

La sonda cinese Tianwen-1 ha raggiunto l’orbita marziale

La Cina ha raggiunto un importante traguardo nell’esplorazione di Marte. Ieri la sonda spaziale Tianwen-1 ha raggiunto il campo gravitazionale del pianeta rosso, volando in orbita per quasi 500 milioni di chilometri dopo il decollo dal Centro di lancio spaziale di Wenchang avvenuto il 23 luglio 2020. Come confermato dall’Agenzia spaziale cinese, l’inserimento nell’orbita marziana è avvenuto nelle prime ore del pomeriggio di ieri, grazie a un’energica frenata eseguita accendendo il principale motore dalla potenza di 3.000 newton per 15 minuti. Tianwen-1 dovrebbe atterrare entro metà maggio 2021 sul pianeta dopo aver compiuto diverse correzioni di rotta orbitale; individuato il punto di atterraggio, la sonda sgancerà un rover in missione di rilevamento per studiare l’atmosfera, la struttura interna e la superficie del pianeta. Con Tianwen-1, la Cina è il sesto paese ad aver inviato un’astronave in orbita attorno a Marte, dopo l’Unione Sovietica, gli Stati Uniti, l’Agenzia spaziale europea, l’India e gli Emirati Arabi Uniti; è però il terzo paese a compiere un’impresa del genere al suo primo tentativo dopo l’India e gli Emirati Arabi Uniti. Quello di Tianwen-1 è il secondo lancio di sonda cinese verso Marte. Il primo risale al 2011, anche se fu fallimentare perché la sonda Yinghuo-1 andò perduta: non riuscì a immettersi in orbita e rientrò nel Pacifico nel gennaio 2012. [fonte Global Times]

Biden applica sanzioni ai golpisti del Myanmar

Le sanzioni degli Stati Uniti contro la giunta militare birmana, che è al potere dopo il colpo di Stato dello scorso 1° febbraio, erano attese da giorni e sono arrivate nella giornata di ieri. Il presidente Joe Biden ha infatti approvato un ordine esecutivo che apre la strada a nuove sanzioni contro gli ufficiali militari che hanno guidato il golpe nel paese, colpendo immediatamente i loro interessi commerciali e quelli dei loro familiari. Senza specificare chi sarà colpito dalle restrizioni, Biden imporrà anche il congelamento di un miliardo di dollari dei fondi del governo birmano presenti negli Stati Uniti. Il neo inquilino della Casa bianca, nei prossimi giorni, vuole applicare restrizioni e rigidi controlli sulle esportazioni verso il Myanmar, ma assicura il contributo economico “a sostegno del popolo birmano”.È probabile che gli Stati Uniti prenderanno di mira il comandante Min Aung Hlaing, che ha guidato il colpo di stato. Min Aung Hlaing e altri generali però sono già soggetti alle sanzioni statunitensi imposte nel 2019 per gli abusi contro i musulmani Rohingya e altre minoranze.Il presidente Usa ha rinnovato l’appello affinché i golpisti rilascino i leader politici e civili detenuti da inizio febbraio, in particolare Aung San Suu Kyi. Tuttavia, il leader Usa ha sottolineato che gli Stati Uniti sarebbero pronti a introdurre misure aggiuntive, collaborando con altri paesi intenzionati a colpire i golpisti. Ieri i manifestanti sono scesi per le strade delle principali città del Myanmar per il quinto giorno consecutivo, mostrando l’intenzione di voler continuare con le proteste,  nonostante la violenta repressione dell’esercito birmano nei confronti di decine di migliaia di persone. In risposta alle manifestazioni, la giunta militare ha imposto il coprifuoco (dalle ore 20 alle 4 del mattino) e restrizioni agli assembramenti di più di cinque persone in almeno due delle principali città del paese: Yangon e Mandalay. [fonte Reuters]

Ha collaborato Serena Console