In Cina e Asia – Pechino a carbone zero

In by Gabriele Battaglia

L’ultima delle quattro centrali elettriche a carbone di Pechino sarà chiusa il prossimo anno, segnando la decarbonizzazione della capitale cinese. Tre nuove zone di libero scambio nasceranno in Cina nei prossimi mesi. In Cina è boom delle danze collettive, che presto saranno standardizzate. Il governo giapponese prova a spingere lo sviluppo regionale. Sessantacinque persone a processo in Myanmar dopo le proteste studentesche delle scorse settimane. CINA – Pechino decarbonizzata

L’ultima delle quattro grandi centrali elettriche a carbone di Pechino sarà chiusa l’anno prossimo, dopo che la penultima è stata dismessa la settimana scorsa e altre due nel 2014. Il piano prevede che siano sostituite da impianti a gas naturale che dovrebbero per altro fornire circa il doppio di energia.
La chiusura delle centrali riduce il consumo di carbone di 9,2 milioni di tonnellate l’anno e si inserisce in un piano nazionale che mira a ridurre drasticamente l’inquinamento. Intanto, un sondaggio rivela che un terzo degli automobilisti cinesi meditano di eliminare la propria macchina se il traffico continuerà a peggiorare e i prezzi della benzina ad aumentare. Vuoi vedere che Pechino diventerà un bel posto dove vivere?

CINA – Tre nuove Free Trade Zone

Dopo quella di Shanghai, tre nuove aree di libero scambio sperimentali saranno aperte nel Guangdong, nel Fujian e a Tianjin. La scelta risale al dicembre scorso, ma adesso ci sono i piani attuativi. Le Ftz sono zone delimitate dove si sperimentano il libero scambio e facilitazioni commerciali e dove, tra l’altro, la navigazione in internet dovrebbe essere permessa senza filtri.
Per accedervi, imprese cinesi e straniere non devono rientrare in una “shortlist negativa” che indica i settori sensibili (per esempio, non possono accedervi le imprese dei media). Lo schema riproduce le “zone economiche speciali” lanciate da Deng Xiaoping all’inizio degli anni Ottanta, che fecero poi da modello all’intera Cina.
Al momento non è chiaro quale sia il successo della Ftz di Shanghai, ma il nuovo piano prevede il suo notevole ampliamento da 28 Kmq a circa 120. La scelta delle tre nuove Ftz non è casuale: il Guangdong è la regione economicamente più sviluppata del Paese, Tianjn è il porto su cui gravitano Pechino e l’Hebei, mentre il Fujian facilita gli scambi con Taiwan.

CINA – danze di massa standardizzate


Foto credit: chinadaily.com.cn

Sui marciapiedi, ma anche sotto i ponti e nelle spianate dei centri commerciali. Le città cinesi si riempiono ogni giorno, verso sera, di persone (generalmente donne, anziane e di estrazione popolare) che fanno danze collettive di strada. Il fenomeno del ballo di massa, in parte tradizionale, ha avuto un boom negli ultimi anni perché consente di socializzare facendo movimento, divertendosi e a buon mercato.
Ora il governo cinese ha deciso di “standardizzare” le coreografie attorno a 12 canzoni popolari (tra cui il tormentone del 2014 “Xiao Pingguo”), ma più che di rettifica ideologica (come ai tempi delle cinque opere rivoluzionarie della moglie di Mao) si tratterebbe di venire incontro alle richieste del nuovo ceto medio, figura di riferimento della leadership, che non vuole schiamazzi in strada.

GIAPPONE – Abe prova a scardinare il tokyocentrismo 

Favorire lo sviluppo delle economie regionali: è questo uno degli obiettivi dell’amministrazione Abe che negli scorsi giorni ha approvato una proposta di legge in tal senso. Le aziende che decideranno di investire fuori dalla capitale (tranne a Nagoya e Osaka, gli altri due maggiori centri industriali e finanziari del Paese) avranno delle agevolazioni fiscali.
Un tentativo che va nella stessa direzione delle zone economiche speciali individuate lo scorso anno, aree che dovrebbero favorire la crescita economica di zone tradizionalmente lasciate fuori dai tradizionali flussi di capitale del Sol levante.

MYANMAR – Sessantacinque a processo per le proteste studentesche


Foto credit: bbc.com

Sessantacinque persone sono comparse in tribunale in Myanmar per rispondere delle violenze seguite a una protesta studentesca sviluppatasi due settimane fa.
Gli imputati sono principalmente studenti e attivisti. Dovranno rispondere di accuse di offese a pubblico ufficiale e “rifiuto a disperdersi”, scrive la Bbc. I video che hanno ripreso la violenza delle forze dell’ordine hanno scatenato dibattito fuori dal paese e sono stati condannati da più parti.
Thein Sein, presidente del governo semi-civile attualmente in carica in Myanmar, ha difeso le azioni dei militari, spiegando ancora all’emittente inglese che in molti paesi occidentali la situazione sarebbe stata potuta finire in uno scontro a fuoco. Gli studenti protestavano contro una proposta di legge del governo che potrebbe favorire la centralizzazione del controllo sul sistema educativo.

[Foto credit: zmescience.com]