In Cina e Asia – Obama firma nuove (durissime) sanzioni contro Pyongyang

In by Simone

I titoli della rassegna di oggi:

– Obama firma nuove sanzioni contro la Corea del Nord
– Peschereccio cinese affondato in Argentina: Pechino chiede chiarezza
– L’indipendenza di Hong Kong? «Impossibile»
– Riaprono i «dance bar» di Mumbai
– Il giornalista giapponese prigioniero in Siria dal giugno 2015 è vivoObama firma nuove sanzioni contro la Corea del Nord

Il presidente Usa Barack Obama ha firmato un ordine esecutivo che rafforza e amplia le sanzioni americane sulla Corea del Nord. Congelati i patrimoni nordcoreani negli Usa e stop alle esportazioni di beni e capitali Usa nel «Regno eremita»: sono questi i principali punti del provvedimento che integra le sanzioni approvate di recente dal Consiglio di sicurezza dell’Onu ad altre supplementari approvate a febbraio dal Congresso Usa.

È la prima volta dopo anni che gli Usa approvano uno stop totale al commercio con un paese – era già successo in passato con Iran e Myanmar. La decisione di Washington arriva a distanza di settimane da un test nucleare e altri test balistici nordcoreani e in un periodo di tensione tra Washington e Pyongyang: appena ieri Otto Wambler, turista americano 21enne, è stato condannato in Corea del Nord a 15 anni di lavori forzati dopo il tentato furto di un manifesto di propaganda in un albergo della capitale nordcoreana. Gli Stati Uniti ne hanno chiesto l’immediato rilascio.

Peschereccio cinese affondato in Argentina: Pechino chiede chiarezza

Il peschereccio cinese affondato lunedì in un tratto di mare off limits al largo dell’Argentina stava pescando illegalmente ed era stato avvisato con colpi d’avvertimento dalle autorità di Buenos Aires prima di speronare un’imbarcazione della guardia costiera ed essere affondato. Questa almeno è la ricostruzione delle autorità argentine sul fatto che accende le tensioni tra Pechino e Buenos Aires.

Le autorità cinesi invece non ci stanno e chiedono che la controparte avvii un’inchiesta ufficiale sull’accaduto. La vicenda è comunque la conseguenza del raggio d’azione sempre più vasto dei pescherecci cinesi, impegnati sempre più lontano dalla madrepatria. Nelle acque territoriali cinesi, infatti, le risorse sono sempre meno abbondanti a causa della sovrapesca e dell’inquinamento.

L’indipendenza di Hong Kong? «Impossibile»

Fanno discutere le affermazioni di un funzionario cinese, Qiao Xiaoyang, capo della commissione legislativa parlamentare, che ha definito l’indipendenza di Hong Kong «impossibile». L’uscita di Qiao è una risposta ad un articolo pubblicato sulla rivista The Undergrad, un giornale universitario dell’ex colonia britannica, che ha chiesto alle Nazioni Unite di riconoscere Hong Kong come paese indipendente nel 2047, quando scadrà il termine del sistema «un paese due sistemi» sancito dalla costituzione di Hong Kong e che tiene la città ancorata alla Cina continentale.

Pechino intende continuare con lo status quo attuale. Ma il crescente movimento localista hongkonghese non ci sta e accusa il governo di Pechino di ingerenze negli affari locali e ad accusare il governo della città di essere un «fantoccio» della leadership comunista della Cina continentale.

Riaprono i «dance bar» di Mumbai

Dopo dieci anni riaprono a Mumbai i «dance bar», locali per soli uomini in cui si esibiscono ballerine che danzano su musiche tratte dai film di Bollywood. E si riaccendono le polemiche su questi locali che sarebbero al capo terminale del traffico di esseri umani nel subcontinente.

Lo stato del Maharashtra aveva deciso di chiudere questi locali, considerati una copertura per bordelli illegali, nel 2005. All’epoca si stima che nei «dance bars» lavorassero circa 75mila donne. Una recente sentenza della Corte suprema ne ha però ordinato la riapertura allarmando il governo dello stato, contrario, e gruppi di attivisti per i diritti umani.

Secondo un rapporto Onu, infatti, l’Asia meridionale, con l’India al suo centro e in particolare nell’hub finanziario di Mumbai, è la seconda regione al mondo in cui il traffico di esseri umani è cresciuto di più negli ultimi anni.

Il giornalista giapponese prigioniero in Siria da giugno 2015 è vivo

È stato diffuso online un video che ritrarrebbe il giornalista giapponese Jumpei Yasuda, scomparso a  giugno 2015 in Siria. Il governo di Tokyo ha confermato che l’uomo del video sarebbe proprio Yasuda, ma non ha potuto aggiungere altri dettagli.

L’uomo è mostrato con barba e capelli lunghi e con indosso un maglione nero e una sciarpa a scacchi bianchi e neri. Nel video si rivolge ai propri familiari e al proprio paese. Secondo il quotidiano Asahi Shimbun, che ha raggiunto altri reporter freelance impegnati in Medio Oriente, Yasuda sarebbe prigioniero a Idlib, nordovest della Siria, sotto il controllo di uomini del fronte al-Nusra, legato ad al-Qaida nella regione. Il messaggio di Yasuda arriva a poco più di un anno di distanza dalla tragica fine di un altro giornalista freelance giapponese, Kenji Goto, impegnato in Siria e giustiziato da uomini del gruppo dello Stato islamico.