In Cina e Asia – Nessun accordo tra Kim e Trump

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Nessuna dichiarazione di pace né promessa di smantellare il sito nucleare di Yongbyon. L’attesissimo secondo meeting tra Kim e Trump si è concluso anzitempo e senza un accordo tra lo sgomento dei cronisti. La preannunciata firma congiunta davanti ai flash è stata cancellata senza preavviso. Le ultime riprese ritraggono Kim lasciare il Metropole Hotel a bordo della solita Mercedes nera. In conferenza stampa, Trump e il segretario di Stato Mike Pompeo hanno spiegato che l’incontro è stato “molto produttivo” ma che le divergenze tra le due parti non hanno reso possibile la firma di un accordo. In sostanza, Kim avrebbe chiesto una rimozione completa delle sanzioni internazionali in cambio della rinuncia al nucleare “in alcune aree ma non in tutte quelle richieste” da Washington.  “Non abbiamo rinunciato a nulla, e francamente penso che finiremo per essere ottimi amici” ha concluso il presidente statunitense, aggiungendo che probabilmente il leader non era a conoscenza del trattamento riservato a Otto Warmbier, il ragazzo americano morto dopo un anno di detenzione nelle prigioni nordcoreane. “Continueremo a lavorare per ciò che il mondo vuole”, ha concluso Pompeo. Solo poche ore prima in uno scambio rilassato con i media Kim aveva riaffermato la propria disponibilità ad abbandonare l’atomica con toni scherzosi: “Sono qui proprio per questo”.

Ecco come Cina e Usa rispetteranno l’accordo. Ma l’accordo non c’è

Cina e Stati Uniti hanno raggiunto un’intesa sull’implentazione di un futuro accordo commerciale, ancora in fase di definizione. La minaccia di un aumento delle tariffe continuerà a rappresentare un importante elemento della strategia persuasiva americana. Lo ha riferito ieri il trade chief Robert Lighthizer testimoniando davanti all’House Ways and Means Committee. Il meccanismo consisterebbe in riunioni mensili a livello di direttore d’ufficio, riunioni trimestrali a livello viceministeriale e colloqui semestrali a livello ministeriale, questi ultimi convocati da Lighthizer e dal vice premier cinese Liu He. In Cina, i termini dell’accordo dovranno essere implementati a tutti i livelli della governance, inclusi “centrale”, “sub-centrale” e “locale”. Nel caso in cui le lamentele americane non dovessero venire risolte con consultazioni ministeriale, Washington si avvale del diritto di imporre misure “proporzionali ma unilateriali”. A questo punto manca solo l’accordo. Mentre i contenuti saranno probabilmente definiti da Trump e Xi Jinping durante il loro prossimo incontro (di certo ci sarebbe l’acquisto di 1 trilione di made in Usa in sei anni e un meccanismo di controllo dello yuan) , Lighthizer ha già messo in chiaro che sarà approvato con un ordine esecutivo del presidente e non verrà messo al voto del Congresso. In un’intervista al Scmp, l’ambasciatore cinese negli States ha amesso che occorreranno tra i cinque e i dieci anni per mettere in pratica le riforme strutturali richieste da Washington, dalla rimozione dei sussidi statali alla tutela della proprietà intellettuale.

Xiaomi triplicherà i suoi negozi in Europa nel 2019

I produttori di telefoni cinesi stanno progressivamente riconsiderando il mercato europeo a discapito di quello americano, come inevitabile conseguenza delle incertezze legate alla guerra commerciale. Xiaomi, quinto produttore di telefoni al mondo, ha in mente di aprire oltre 100 nuovi negozi sparsi nei principali paesi dell’Europa occidentale, portando il numero complessivo a 150, il triplo rispetto al 2018. Oppo, un’altra azienda cinese divenuta quarto produttore di smartphone al mondo, ha pianificato la vendita dei propri device in tre nuove aree in Europa, incluso il Regno Unito. Aziende come Huawei, Xiaomi, Oppo e ZTE sono state costrette a ripiegare sui consumatori europei a causa dell’ormai ostile mercato americano che vede le principali aziende high-tech cinesi incriminate di reati quali spionaggio industriale e furto di proprietà intellettuale. Le compagnie cinesi offrono prodotti innovativi, di buona qualità e a prezzi assai competitivi e i dati confermano il loro trend di crescita nel mercato europeo: nell’ultimo trimestre del 2018, le vendite di Xiaomi e Huawei sono aumentate rispettivamente del 62% e del 56%, mentre sia Apple che Samsung hanno fatto registrare cali importanti.

Chongqing, ‘grattacielo orizzontale’ pronto nel 2019

Considerato una meraviglia dell’ingegneria moderna, il tanto atteso Raffles City di Chongqing è quasi completo. Ideato dal genio dell’architetto di fama mondiale Moshe Safdie, il complesso misura 1.12 milioni di metri quadri ed è composto da una serie di otto torri portanti, connesse da un gigantesco ponte sospeso nel vuoto, detto anche “grattacielo orizzontale”. Con 250 metri di lunghezza, il ponte sarà uno dei più alti al mondo e, una volta aperto, ospiterà punti panoramici, giardini, ristoranti e una piscina infinity. Il Raffles City di Chongqing includerà inoltre un centro commerciale di 230,000 metri quadri, 1400 appartamenti, un hotel di lusso e oltre 160,000 metri quadri di uffici. La struttura, che verrà aperta al pubblico nel corso del 2019, è stata ispirata alle tradizionali navi a vela cinesi che transitavano lungo i due corsi fluviali che attraversano Chongqing, il Fiume Azzurro e il Jialing.

In Cina, i robot rivoluzioneranno il settore del F&B

Nella Cina del futuro sarà sempre più comune l’ausilio di robot all’interno del settore della ristorazione. Infatti, numerosi ristoranti e caffetterie sparse nelle principali realtà urbane del paese stanno affiancando alla componente umana anche veri e propri robot e bracci robotizzati che in autonomia riescono a preparare bevande e cibi e servire i tavoli. Dopo anni di insuccessi legati ad una serie di problematiche tecniche, molti ristoratori hanno scelto di investire nell’acquisto di ‘personale’ robotico al fine ultimo di ottimizzare il servizio e di ridurre i costi per l’assunzione e il mantenimento di una più costosa forza lavoro. Molte aziende, tra cui la Infinite Food con sede a Zhuhai, sono sicure che l’introduzione di nuovi macchinari nel settore del F&B rivoluzionerà in positivo il modo in cui ci nutriamo. Il consumatore finale sarà in grado infatti di selezionare dal proprio smartphone la composizione del piatto con tanto di scelta della quantità calorica necessaria alla dieta di ognuno. A ciò si somma il fatto che, grazie a studi sulla tradizione culinaria cinese come quello svolto dalla Hongbo Zhicheng Technology, saremo in grado di preservare le ricette di centinaia di piatti della tradizione, che verranno dunque salavate nei server delle aziende e riproposte alle generazioni future. I piatti verranno inoltre ‘standardizzati’, ovvero tra le decine di diverse tipologie di preparazione di un piatto, verranno scelte quelle più popolari e riproposte ai consumatori.

Cresce la tensione nella regione del Kashmir

Nell’escalation della crisi in corso tra Pakistan e India, l’esercito pakistano ha abbattuto due caccia indiani che sorvolavano la regione contesa del Kashmir. In tutta risposta, il governo indiano ha abbattuto un velivolo pakistano e ha intimato un ultimatum ad Islamabad per il rilascio di un pilota indiano al momento prigioniero in Pakistan. Il Kashmir è una regione a nord del subcontinente indiano, tra India e Pakistan, ed entrambe le potenze nucleari ne rivendicano la sovranità, mentre la Cina rivendica solamente le zone al momento sotto il suo controllo. Il primo ministro pakistano, Imran Khan, ha affermato che il minimo errore di calcolo potrebbe causare azioni di estrema gravità che sarebbero fuori dal controllo sia del governo pakistano che di quello indiano, presieduto dal primo ministro Narendra Modi. I giorni che hanno preceduto gli attacchi aerei sono stati segnati da un aumento vertiginoso delle tensioni a seguito di un attacco suicida avvenuto ad inizio febbraio e che ha causato 40 morti tra le forze militari che presiedono la parte del Kashmir sotto il controllo di Nuova Delhi. Secondo il governo indiano, l’attacco sarebbe avvenuto per mano del gruppo militare Jaish-e-Mohammed che avrebbe legami diretti con Islamabad.

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